Fig.2. NASA/JPL/University of Arizona |
Nel punto sulla superficie dove i russi avevano detto (alquanto non creduti) di essere atterrati, si vedono abbastanza bene la vecchia sonda Mars 3 e i suoi retrorazzi, necessari per un atterraggio morbido, e ancora meglio si vede il paracadute, una macchia bianca larga 8 metri (Fig.2). La eccezionale risoluzione (25 cm) della camera su MRO non lascia dubbi. Anzi, confrontando due immagini del 2007 e del 2013 si vede bene che il vento ha spazzato un po’ delle rosse sabbie marziane (quelle di Ray Bradbury, per intenderci) che stavano parzialmente ricoprendo la stoffa bianca made in USSR.
Dopo il primo “allunaggio” morbido, cioè controllato, nel 1966, quando per la prima volta un oggetto fatto dall’uomo si posò dolcemente su di una superficie extraterrestre, i sovietici erano anche stati i primi ad atterrare su Venere, nel 1970, al settimo tentativo. Grazie alla scuola di Serghiei Karaliov e di Roald Sagdeev, che furono gli artefici scientifici, tecnici e politici delle imprese planetarie, i russi in cinque anni avevano conquistato con le loro sonde, rozze ma efficaci, i tre corpi celesti più vicini alla Terra. Negli stessi anni, naturalmente, avevano perso, ma non per molto, la più spettacolare corsa al primo uomo sulla Luna, vinta dagli USA nel 1969.
Mezzo secolo dopo, anche per i resti delle missioni Apollo sulla superficie lunare è venuto il momento di passare alla storia, fotografati in dettaglio fino alle impronte dei moon boots, dalle moderne camere delle sonde in orbita lunare bassa. Alla faccia dei dietrologi che pensavano che Apollo fosse un film girato su un set in Arizona… E ora la stessa cosa si ripete con la prima sonda russa su Marte, mille volte più lontano della Luna. Ma anche se La Stampa, nel dicembre 1971, aveva dato bene la notizia dell’atterraggio di Mars 3, tutti ci eravamo dimenticati del suo primato. Per l’ottima ragione che la sonda funzionò per 14 secondi, e poi smise di trasmettere. Forse era atterrata male, finita contro un sasso, chissà. Certo, allora qualcuno pensò che i marziani l’avessero subito spenta…forse gli stessi che oggi diranno che la macchia bianca non è un paracadute ma un ombrellone per pallidi omini verdi in vacanza. Articolo di Giovanni Bignami "La rivincita dell’epopea sovietica".
Forse individuato il lander sovietico Mars 3? Nel 1971 l’allora Unione Sovietica lanciò verso Marte le missioni Mars 2 e Mars 3. Ognuna di esse consisteva in un ‘orbiter’ e un ‘lander’. Entrambe le missioni delle sonde orbitanti furono un successo, nonostante la superficie di Marte fosse oscurata da una tempesta di sabbia su scala planetaria. Il modulo di atterraggio della Mars 2 si schiantò al suolo ma la Mars 3 ebbe successo nell’effettuare il primo atterraggio morbido sul Pianeta Rosso. Sfortunatamente, dopo soli 14 secondi e mezzo le trasmissioni si interruppero, per ragioni sconosciute.
Il sito previsto per l’atterraggio era situato a latitudine 45 sud e a longitudine 202 est, all’interno del cratere Tolomeo. Nel novembre del 2007, la camera HiRISE della MRO ha ripreso un’immagine ad alta risoluzione di questo sito. L’immagine PSP_006154_1345 è composta da 1,8 miliardi di pixel, per cui sarebbero necessari 2.500 schermi di computer di normale dimensione per vedere l’immagine intera a piena risoluzione! Solo molto di recente nell’immagine sono stati rilevati dei manufatti che sembrano risalire al lander del Mars 3.
Vitali Erogov è il fondatore e l’amministratore della più grande comunità russa sul Web che si interessa del rover Curiosity. Gli iscritti a questa ‘community’ hanno effettuato la ricerca preliminare di Mars 3 tramite un’iniziativa di ‘crowdsourcing’. Ci si aspettava di riprendere il paracadute, lo scudo termico, lo stadio con i retrorazzi e il ‘lander’ vero e proprio. Erogov ha realizzato dei modelli in scala di ogni componente, come apparirebbero alla scala dell’immagine ripresa da HiRISE (25,3 cm/pixel), ed ha attentamente esaminato le più minute peculiarità contenute nell’immagine, arrivando a identificare ciò che sembrano dei possibili candidati nella parte più a sud della scena. Tutti gli ipotetici componenti presentano dimensioni e forma in accordo con ciò che ci si attendeva e sono sistemati sulla superficie nell’ordine che ci si aspetta dalla sequenza di ingresso nell’atmosfera, di discesa e di atterraggio sulla superficie marziana.
Uno dei consiglieri del gruppo russo è il Dottor Alexander “Sasha” Basilevsky, molto ben conosciuto nella comunità scientifica internazionale. Basilevsky contattò con Alfred McEwen, lo scienziato a capo del team di HiRISE, suggerendo di riprendere nuovamente la scena. La MRO ha ripreso questa immagine il 10 marzo del 2013. Lo scatto è stato organizzato per riprendere a colori parte dei componenti e per dare una seconda occhiata con un diverso angolo di illuminazione, per ottenere maggiori informazioni. Nelle immagini a colori non sono visibili anomalie, il che è comprensibile dopo più di 40 anni di deposizione della polvere sulla superficie. Allo stesso tempo, Basilevsky e Erogov si sono messi in contatto con gli ingegneri e gli scienziati russi che avevano lavorato sulla Mars 3 per avere maggiori informazioni.
Quello che si suppone essere il paracadute è la caratteristica più evidente e inusuale ripresa nelle immagini. È una zona di colore particolarmente chiaro per questa regione, di circa 7,5 metri di diametro. Il paracadute completamente spiegato avrebbe un diametro di 11 metri, pertanto l’oggetto ripreso sembra essere in buon accordo con esso. Nella seconda immagine ripresa da HiRISE buona parte del paracadute sembra essere più chiara, forse a causa di una migliore illuminazione della superficie inclinata su cui giace, ma è anche possibile che il motivo stia nel fatto che nel corso degli anni parte della polvere è stata spazzata via. Di recente la HiRISE ha ripreso il paracadute del Mars Science Laboratory evidenziandone il movimento a causa del vento, movimento che è in grado anche di spazzare via la polvere. Anche il paracadute del lander del Viking 1, arrivato su Marte nel 1976, è ancora visibile nelle immagini riprese dall’orbita come una macchia chiara: è pertanto ragionevole che un paracadute di pochi anni più vecchio sia ancora visibile, forse grazie all’azione del vento che spazza via la polvere.
La zona chiara è effettivamente una peculiarità inusuale per questa zona, in quanto non ce ne sono di analoghe in altre immagini, come ci si potrebbe aspettare se fossero di origine naturale. Nella seconda immagine, ripresa con una illuminazione più a perpendicolo, l’ipotetico componente è certamente il punto più brillante di essa. L’oggetto appare differente dai paracadute dei ‘lander’ americani in quanto esso non è, come questi, allungato a causa della componente laterale di velocità generata dal ‘guscio’ attaccato al paracadute. Il disegno delle sonde sovietiche comportava una discesa puramente verticale che lascia il paracadute adagiato sulla superficie secondo una forma più o meno circolare.
Il modulo di discesa con i retrorazzi era attaccato al ‘lander’ con una catena, e ciò che supponiamo essere il modulo ne ha le dimensioni e mostra pure una estensione lineare che potrebbe essere proprio la catena. A Vitali Erogov è stato poi detto che la lunghezza della catena era di circa 4 metri e mezzo, in buon accordo con la lunghezza della linea visibile nell’immagine (4,8 metri) che potrebbe essere il risultato del disturbo apportato alla superficie marziana dal trascinamento della catena stessa. Vicino al supposto modulo di discesa si trova una caratteristica che ha la stessa forma e dimensione del ‘lander’ vero e proprio, con i quattro ‘petali’ aperti.
Quello che si suppone essere lo scudo termico coincide con un oggetto a forma di scudo, di dimensioni giuste, parzialmente sepolto nel terreno.
Visto nel complesso, questo gruppo di caratteristiche superficiali e la sua disposizione sul terreno è in rimarchevole accordo con quanto ci si può aspettare dal sito di atterraggio di Mars 3, ma non può essere esclusa del tutto una diversa interpretazione. La successiva analisi dei dati e ulteriori riprese fotografiche mirate a comprendere meglio le forme tridimensionali degli oggetti in questione potranno portare alla conferma o meno dell’interpretazione data a queste riprese.
Traduzione: Roberto Gorla - Riferimento: NASA Mars Orbiter Images May Show 1971 Soviet Lander
Nessun commento:
Posta un commento