venerdì 3 gennaio 2014

Le luci sismiche si verificano in presenza delle zone di rift

Questa foto é stata scattata nei pressi di Celano,  30 Km a sud dell'Aquila, quando si verificò l'evento sismico il 6 Aprile del 2009. Tratta dallo studio The Earthquake Lights (EQL) of the 6 April 2009 Aquila earthquake, in Central Italy.

 Luci sismiche che brillano vicino al Lago Tagish nel territorio dello Yukon in Alaska, 1972/73.
(Foto: Jim Conacher) tratta da USA Today. 

Due articoli, il primo pubblicato su Nature "Earthquake lights linked to rift zones",  l'altro pubblicato su Seismological Research Letters  "Prevalence of Earthquake Lights Associated with Rift Environment"  suggeriscono che le luci sismiche o telluriche si verificano con maggiore frequenza nelle zone di rift.
La recente ricerca è l'ultima che affronta questo fenomeno descritto da testimoni oculari per secoli, ma che deve ancora essere spiegato con maggiore precisione dagli scienziati. Lo studio "Prevalence of Earthquake Lights Associated with Rift Environments",  pubblicato nel numero di gennaio/febbraio 2014 sulla rivista scientifica specializzata in sismologia, Seismological Research Letters, è una raccolta di diverse ricerche che spiegano il meccanismo attraverso il quale si formano le luci sismiche. Gli autori suggeriscono che, durante un terremoto, l'attrito che si verifica tra le rocce, genera cariche elettriche che si muovono verso l'alto lungo la faglia. Quando le cariche raggiungono la superficie terrestre e interagiscono con l'atmosfera ionizzandosi con le molecole dell'aria, generano il bagliore."Le luci sismiche sono un fenomeno reale - non sono degli UFO," dice l'autore Robert Thériault, un geologo che lavora presso il Ministero delle Risorse Naturali del Québec in Canada. "Possono essere scientificamente spiegate."
Uno dei problemi che si riscontrano nello studio sulle luci sismiche è che spesso siamo al limite con la scienza. Alcuni testimoni descrivono inverosimilmente delle fiamme e del fumo che fuoriesce dalla terra, altri affermano di aver visto nuvole incandescenti che potrebbero essere un'aurora, o strisce di fuoco celesti che potrebbero essersi formate dall'impatto di meteore. Ma alcune relazioni non possono essere facilmente spiegate, dice John Ebel, un geofisico che lavora presso il Boston College del Massachusetts. Nel 1727, per esempio, un uomo del New England, una sera di ottobre sentì la terra che iniziò a tremare e vide un bagliore di luce che avvolse il suo cane che guaì. "Siamo tutti interessati a saperne di più sulle luci sismiche", dice Ebel, che non era coinvolto nel nuovo studio. "La squadra di Thériault ha deciso di compilare tutti i rapporti affidabili che hanno trovato dal 1600 ad oggi. Si sono concentrati su 27 terremoti provenienti dalle Americhe e 38 provenienti dall'Europa e li hanno filtrati perché molte storie risultavano alquanto bizzarre. Dei 65 terremoti studiati, 56 si sono verificati lungo una zona di rift attiva o antica. E 63 dei 65 terremoti hanno avuto luogo in zone in cui le faglie che si erano spaccate risultavano quasi verticali. Thériault e i suoi colleghi dicono che questa geometria potrebbe spiegare come appaiono le luci sismiche. Il membro del gruppo Friedemann Freund, un fisico dei minerali che lavora al NASA Ames Research Center di Moffett Field in California, sospetta che il fenomeno si generi nelle rocce 'difettose', come quelle in cui, negli atomi di ossigeno all'interno della struttura chimica di un minerale, manca l'elettrone. Quando un terremoto colpisce la roccia, rompe i legami chimici coinvolti in queste rocce difettose, generando della cariche elettriche positive. Questo flusso di cariche  attraversa verticalmente la faglia fino a raggiungere la superficie, innescando degli intensi campi elettrici locali che possono generare luce. Gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che i campi elettrici possono essere generati in alcuni tipi di roccia. Ma l'idea di Freund è solo uno dei tanti possibili meccanismi che possono spiegare le luci sismiche. Più in generale, la diffusione di questi bagliori, potrebbe in futuro, rappresentare un possibile allarme che predice un terremoto, dice Thériault. Il fenomeno allertò diverse persone quando avvenne vicino a L'Aquila nell'aprile del 2009, un uomo vide dei lampi bianchi che riflettevano la luce nei mobili della cucina nelle prime ore del mattino, quindi, uscì dalla casa con la famiglia per metterla in sicurezza. Due ore più tardi, si verificò il devastante terremoto. Lo studio è stato pubblicato sul Bollettino di Geofisica Teorica ed Applicata da C. FIDANI dell'Istittuto Nazionale di Fisica Nucleare di Perugia "Statistical and spectral properties of the L’Aquila EQL in 2009".

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