sabato 31 ottobre 2015

Rinvenuti i resti di un nuovo grande dromeosauride nella formazione di Hell Creek

Le papille ulnari presenti nell'arto del dromeosauride.
Ricostruzione del dromeosauride Dakotaraptor eseguita da Emily Willoughby.
La maggior parte dei dromeosauridi erano di ridotte e medie dimensioni, capaci di correre, di arrampicarsi sugli alberi e in determinati casi catturavano la preda dall'alto come gli uccelli. Solo alcuni crebbero fino a  raggiungere delle proporzioni gigantesche come lo Utahraptor e l'Achillobator. Nel Nord America, prima di questa scoperta erano stati identificati solo due generi di "rapaci" giganti. In questo studio i ricercatori descrivono un nuovo dromeosauride denominato Dakotaraptor steini, proveniente dalla Formazione di Hell Creek del Sud Dakota. La scoperta rappresenta il primo dromeosauride di grandi dimensioni originario della Formazione geologica di Hell Creek. Il ritrovamento di una fila di papille ulnari rappresenta la prima prova evidente dell'esistenza di piume sull'avambraccio nei dromeosauridi, ciò determina una maggiore comprensione sulle ricostruzioni evolutive e sulla morfologia funzionale delle caratteristiche del volo. La presenza di questo nuovo predatore rende più chiaro come fosse ampio il numero di teropodi presenti sul Continente Laramidia nel Cretacico superiore, questo modifica radicalmente le ricostruzioni paleoecologiche della Formazione di Hell Creek. Bibliografia: The first giant raptor (Theropoda: Dromaeosauridae). from the Hell Creek Formation.  

lunedì 5 ottobre 2015

Lo tsunami più alto mai documentato fu causato dal collasso di una parete del vulcano pico do fogo

La roccia che vedete nell'imagine é stata depositata dallo tsunami verificatosi 73.000 anni fa.
 
Il vulcano pico do fogo fotografato dalla NASA.
Un gruppo di geofisici ha scoperto che circa 73 mila anni fa, collassò in mare la parete orientale del vulcano di Pico do Fogo a Capo Verde generando un'onda alta 170 metri che impattò con violenza su un'isola vicina.

giovedì 17 settembre 2015

Il 21 per cento dei terremoti nel Regno Unito é stato causato dall'uomo

Un gruppo di ricercatori ha pubblicato sulla rivista online Marine and Petroleum Geology, uno studio, P. Wilson et al., (2015) , in cui hanno esaminato la distribuzione, i tempi e le probabili cause di circa 8000 eventi sismici verificatisi all'interno dell'Inghilterra tra il 1970-2012. Di questi, 1769 con una magnitudo locale ≥ 1.5, si stima che almeno il 21% abbiano avuto un'origine antropica, il 40% naturale, il 39% invece, ha avuto un'origine indeterminata, quindi, potrebbe essere stato causato dall'uomo o potrebbe essere naturale. La maggior parte dei terremoti  antropici sono stati causati dall'estrazione del carbone e la diminuzione del loro numero, dal 1980 agli anni 2000, è avvenuta in concomitanza con un calo della produzione di carbone nel Regno Unito. Fino ad oggi, solo due terremoti con ML ≥ 1,5 sono stati causati dalla pratica del Fracking conosciuta in italiano con l'espressione: fratturazione idraulica.

venerdì 4 settembre 2015

giovedì 3 settembre 2015

Cicloni tropicali in evoluzione

 
Foto scattata dal satellite  NOAA EVL. Il NOAA fornisce una spiegazione sulle cause che hanno generato questo fenomeno.
Il Geostationary Operational Environmental Satellite 15 (GOES-15) della NASA ha catturato per la prima volta, alle ore 15 del 2 settembre 2015, la prima immagine che mostra il tifone (Kilo), l'uragano (Jimena), la tempesta tropicale (Ignacio), ed una depressione tropicale (quattordici E) mentre attraversano contemporaneamente l'Oceano pacifico. Questi cicloni tropicali (grandi come l'Italia) generati a causa delle anomalie termiche registrate nell'Oceano, non sono arrivati sulla terraferma. I ricercatori hanno affermato che è la prima volta che si verificano contemporaneamente tre fenomeni di questo genere in un unico bacino oceanico.

mercoledì 2 settembre 2015

Il mare del Nord e il mar Baltico si incontrano al largo delle coste danesi? Un falso mito

L'immagine che vedete non è il Mar Baltico che incontra il Mare del Nord, e il confine evidenziato dai colori differenti non è dovuto al diverso gradiente di salinità. Questa foto scattata in Alaska, mostra l'acqua dolce proveniente dalla fusione dei ghiacciai che si riversa in mare aperto. Si tratta di un fenomeno temporaneo causato dai sedimenti immessi nell'oceano in cui prosperano microrganismi che si cibano di sostanze nutritive. Il colore non è dovuto alla salinità. Questa leggenda metropolitana è stata diffusa da Reddit. Acque di diversi livelli di salinità si mescolano abbastanza facilmente se esposte al vento, alle onde e alla corrente. I fenomeni in cui avviene la separazione della salinità, come l'aloclino, si riscontrano in sistemi a basso consumo energetico, come ad esempio nelle grotte. Tuttavia, in entrambi i casi, se mai dovesse esistere una linea di demarcazione, la aloclino determinerebbe una linea di separazione orizzontale (l'acqua salata più densa essendo più pesante va sotto quella dolce) non una linea verticale come quella mostrata in figura. Per quanto riguarda la salinità del Mar Baltico, uno studio ha dimostrato che la densità di un estuario naturale é uguale alla densità dell'acqua di mare diluita con acqua pura.

domenica 16 agosto 2015

Generazione di uno Tsunami

Il NOAA spiega come si genera uno Tsunami. A differenza delle consuete onde dell'oceano in cui l'energia si disperde con profondità progressivamente maggiori, uno tsunami è costituito da una serie di onde che si muovono attraverso l'intera colonna d'acqua La causa primaria degli tsunami più intensi sono le faglie inverse. Queste faglie si formano tra due blocchi di roccia che scontrandosi si accavallano l'una sull'altra, accumulando un'energia che quando viene rilasciata scatena lo tsunami.

Carta geologica del Regno Unito e Irlanda

Carta geologica del Regno Unito e Irlanda

domenica 9 agosto 2015

Evoluzione geologica del Monte Etna

Fig2
Fig1.
Il Monte Etna è un grande strato-vulcano, alto circa 3340 m, situato lungo la costa orientale della Sicilia. Esso ricopre un'area di oltre 1250 km2 ed è delimitato verso nord dai rilievi dei Monti Nebrodi e Peloritani e verso sud dalla piana alluvionale del Fiume Simeto (Piana di Catania). Da un punto di vista geodinamico il Monte Etna si localizza in corrispondenza della zona di collisione continentale tra la placca Euro-Asiatica a nord e quella Africana a sud (Fig. 1 e 2).
Lo sviluppo di un vulcanismo di tipo basico in questa zona di collisione continentale è legato alla presenza di un importante fascio di faglie distensive, conosciuto con il nome di Scarpata Ibleo-Maltese (Fig. 2), che tagliano la crosta della Sicilia orientale permettendo la risalita del magma dal mantello terrestre.

Fig. 1 Profilo geologico schematico della Sicilia Orientale (da Lentini et alii, 1996). Il Monte Etna è localizzato in corrispondenza del fronte di accavallamento della Catena Appenninico-Maghrebide.

Fig. 2  Schema geologico della Sicilia orientale (da Lentini et alii, 1996). 1) Vulcaniti del Monte Etna; 2) Depositi sedimentari Quaternaridella Piana di Catania; 3) Terreni sedimentari della Catena Appenninico-Maghrebide (Placca Euro-Asiatica); 4) Terreni carbonatici dei Monti Iblei (Placca Africana); 5) Fronte di accavallamento della Catena Appenninico-Maghrebide. Continua -> Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

sabato 8 agosto 2015

L'evoluzione dei vertebrati a fumetti

Un'illustrazione a fumetti realizzata da uno studente del Maryland mostra come si è sviluppata nel tempo l'evoluzione dei vertebrati. Riferimento: The Cartoon Guide to Vertebrate Evolution.

venerdì 31 luglio 2015

La crisi di salinità del Messiniano

Distribuzione dei sedimenti evaporitici messiniani. Modificato da Rouchy e Caruso (2006) e Manzi et al. (2012). Cartina pubblicata su Marine Geology "The Messinian Salinity Crisis: Past and future of a great challenge for marine sciences".
Fig. 1.16.
Mappa estratta dal sito Digilands 
Alla fine del Miocene (6-7 milioni di anni fa) si verificò un importante episodio nella storia geologica del nostro mare: a causa del continuo avanzamento dell’Africa contro l’Europa si chiuse lo stretto di Gibilterra, che assicurava il collegamento con l’Oceano Atlantico, e il Mediterraneo diventò in breve tempo un immenso lago salato.

L'Europa nel Giurassico superiore raffrontata con gli attuali confini geografici

Questa 'fotografia' del passato realizzata da Ron Blakey - raffrontata con gli attuali confini geografici - mostra come era l'Europa nel Giurassico superiore (Oxofordiano) tra i 155,7 - 161,2 Ma. Guardate le terre emerse, della penisola italiana riconosciamo il Nord da una lingua di terra, la Sicilia era una piattaforma sottomarina che vagava nel mare a Sud vicino all'Africa, e la Sardegna che era un isola più piccola rispetto all'attuale, risultava ad Est della Spagna. Il resto era un arcipelago popolato da dei vertebrati che dominarono la Terra per oltre 160 milioni di anni, i ‪‎Dinosauri‬. Nel Kimmeridgiano‬, (150 Ma) nell'isola che vediamo rappresentata ora dalla Germania, visse un icona della Paleontologia, l'‪‎Archaeopteriyx‬.
L'artista tedesco Simon Stalenhag ha ricostruito con accuratezza come sarebbe dovuto apparire l'arcipelago di Solnhofen 150 Ma. Un gruppo di Pterosauri Rhamphorhynchus volano in cerca di cibo.
 
Ricostruzione artistica dell'Archaeopteryx realizzata da Alain Bénéteau.

domenica 26 luglio 2015

200 milioni di anni di evoluzione della tettonica a placche

Questo video realizzato dal  NOAA Science On a Sphere  mostra l'espansione del fondale marino e l'evoluzione della tettonica a placche che avviene da 200 milioni di anni. L'animazione é stata realizzata grazie a una sintesi estrapolata dai dati geofisici marini (in particolare, dalle anomalie magnetiche) e dai dati geologici rilevati sui continenti.

giovedì 23 luglio 2015

Scoperto un fossile di serpente con quattro arti vissuto nel Cretacico inferiore

Ricostruzione artistica del Tetrapodophis realizzata da Julius Cstonyi.


 


Immagini del fossile prelevata dal National Geographic

Attualmente i serpenti sono un gruppo estremamente eterogeneo e di successo, ma le loro origini evolutive sono oscure.

La Missione Kepler scopre un pianeta simile alla Terra datato 6 miliardi di anni

Immagine elaborata dal: NASA Ames/JPL-Caltech/T. Pyle
Dei 1.030 pianeti confermati da Kepler, una dozzina sono grandi meno di due volte la dimensione della Terra e orbitano nella zona abitabile della loro stella. In questo schema, le dimensioni dei pianeti sono rappresentate dalla dimensione di ciascuna sfera, posti per grandezza dal più piccolo a sinistra fino al più grande a destra, dal tipo di stella sulla quale orbitano, dalle stelle M che sono decisamente più fredde e più piccole del Sole fino alle stelle K che sono un po 'più fredde e più piccolo del Sole, per arrivare infine alle stelle G che invece comprendono il Sole. Le dimensioni dei pianeti vengono ingrandite di 25 volte rispetto alle stelle. La Terra viene mostrata come riferimento. Fonte: NASA/Ames/JPL-Caltech.
 
L'esopianeta di recente scoperta, Kepler-452b, si avvicina più di qualsiasi altro esopianeta  al nostro sistema Terra-Sole trovato finora perché vi corrisponde approssimativamente. L'illustrazione di questo artista mostra tutti i pianeti abitabili dello spazio comparabili con la Terra: da sinistra, Kepler-22b, Kepler-69c, il recente Kepler-452b, Kepler-62f e Kepler-186F. Ultimo in linea è la Terra stessa. Fonte:  NASA/Ames/JPL-Caltech. 
La Missione Kepler della NASA ha confermato la scoperta del primo esopianeta, rilevato tramite gli effetti gravitazionali e dalle variazione della luminosità della loro stella, avente una dimensione simile a quella della Terra, dove le temperature permettono all'acqua di permanere allo stato liquido.

Animazione del Sistema Solare in 3D

Tramite Solar System Scope.
 Guida al Sistema Solare: From Pluto to the Sun.

martedì 21 luglio 2015

Le ondate di calore estive in Europa saranno più frequenti e durature

Anomalie della Temperatura Media espressa in °C  rilevata in Europa tra il 28 giugno e il 4 Luglio 2015 realizzata in base ai dati preliminari delle stazioni meteo. Un'ondata di caldo in tutto il continente ha generato anomalie di temperatura medie fino a 7 °C in alcune parti dell'Europa occidentale. Immagine elaborata dal NOAA. 
Schema del Blocco ad Omega mostrato su 3B Meteo.
 Dal 28 giugno al 4 Luglio 2015 è stata registrata una pressione media superiore ai 300 hPa, generata da un'ondata di caldo verificatasi in tutta Europa. La corrente a getto con andatura ondulatoria si è generata a causa del Blocco ad Omega. Mappa ricavata in base ai dati di una rianalisi del NCEP/NCAR. Fig 3.

Un'estrema ondata di caldo registrata dal NOAA tra la fine di Giugno e l'inizio di Luglio, ha riscritto il libro dei record in tutta Europa, superando le temperature massime giornaliere, mensili e di tutti i tempi. 

venerdì 26 giugno 2015

Ricostruito nei dettagli l'enigmatico invertebrato marino del Cambriano Hallucigenia

Fossile dell'Hallucigenia sparsa proveniente dall'argillite di Burgess esposto presso il Smithsonian Institute (foto principale, lunghezza 15 mm). Nel riquadro un campione esposto al Royal Ontario Museum. Riferimento bibliografico: Caron et al., (2013) Royal Society.
L'immagine mostra l'odierna ricostruzione in cui finalmente è possibile distinguere chiaramente la posizione della testa e degli occhi.
I fossili di un antica specie di invertebrato del Cambriano chiamato 'Hallucigenia', erano talmente bizzarri che gli scienziati originariamente lo hanno ricostruito a testa in giù invertendo la parte posteriore con quella anteriore. Ora lo scienziato Martin Smith dell'Università di Cambridge insieme al collega Jean-Bernard Caron dell'Università di Toronto, rivelano su Nature, Martin R. Smith et al., (2015), un quadro più completo di questo singolare verme marino che visse 508 milioni di anni fa (maf), dove ora c'è l'argillite di Burgess sulle Montagne Rocciose del Canada nel Parco Nazionale di Yoho. Lo studio ha permesso agli scienziati di collocarlo con una determinata precisione nell'albero evolutivo degli invertebrati appartenenti al gruppo dei ecdisozoi.

giovedì 25 giugno 2015

Un ritorno del Grande Minimo Solare potrebbe influenzare gli inverni europei ed orientali degli Stati Uniti ma non fermare il riscaldamento globale

L'immagine raffigura le variazioni di temperatura durante l'inverno (da dicembre a febbraio), i giorni di gelo tra (a) CTRL-8.5 (2050-2099) e il periodo storico (1971-2000), (b) le proiezioni future dello studio con i due scenari: EXPT-A e CTRL-8.5 (2050-2099) e (c) EXPT-B e CTRL-8.5 (2050-2099). Qui, i giorni di gelo corrispondono a una temperatura di superficie minima giornaliera <0 °C. La punteggiatura bianca indica un intervallo di confidenza del 95%.

Il grafico mostra i tre scenari futuri delle oscillazioni solari, che comprendono la Radiazione Ultravioletta (UV) e la Radiazione Solare Totale (TSI).  
 
L'immagine evidenzia, tramite le differenti colorazioni, la differenza di temperatura in prossimità della superficie espressa in °C tra (a) EXPT-A e (b) EXPT-B e CTRL-8.5 per il periodo compreso tra il 2050-2099. I contorni bianchi continui indicano l'intervallo di confidenza, quindi una precisione approssimata al 95%.
Una nuova ricerca condotta dal Met Office, pubblicata su Nature Communications, Ineson s. et al. (2015), sostiene che una eventuale riduzione dell'Attività Solare - che non si osservava da secoli - potrebbe aumentare le probabilità di avere inverni leggermente più freschi in Europa e nella zona orientale degli Stati Uniti, tuttavia, questo non provocherebbe un arresto del Riscaldamento Globale.