Il fenomeno che si é verificato il 12 Novembre 2019, come spiegato dal Centro previsioni maree del Comune di Venezia, "è stato causato dal passaggio di un rapido fronte
perturbato (Storm Surge) denominato 'depressione Detle' che ha innescato vento di scirocco nel nord Adriatico
associato a bora nella Laguna di Grado e Venezia. La marea ha prolungato
la propria permanenza oltre gli orari astronomici per il non previsto e
temporaneo orientarsi della provenienza dei venti dai quadranti sud-orientali. "La particolarità di questa ondata di
acqua alta sta nel fatto che si sono presentati contemporaneamente tutta
una serie di fattori concomitanti: marea particolarmente intensa, venti
da sud particolarmente forti e la bassa pressione", ha spiegato ad Agi Gianmaria Sannino,
oceanografo e responsabile del Laboratorio di Modellistica Climatica e
Impatti dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo
sviluppo economico sostenibile (Enea). In primo luogo, ha avuto un ruolo di primo piano il forte vento. "Lo storm surge di questi giorni
nell’Adriatico, ossia lo spostamento di grosse masse d’acqua dovute al
vento (in questo caso lo scirocco) è stato particolarmente intenso tra
il 12 e il 13 novembre", ha sottolineato Sannino.
«Questi venti
eccezionali sono stati generati da una perturbazione che si è verificata
nel centro del Mediterraneo, e hanno portato alla creazione di onde
elevate non solo nel Sud Italia, ma anche nel Nord Adriatico, cosa
particolarmente rara per un mare di questo tipo". In secondo luogo, bisogna fare i conti con
l’effetto che si chiama “barometrico inverso”, ossia con il fatto che
se sulla zona di Venezia c’è bassa pressione, il livello del mare
continua a salire. "Tra il 12 e il 13 novembre, la differenza
tra l’effetto della marea normale e questi effetti aggiuntivi, che
fanno interagire l’atmosfera con l’oceano, si aggira tra i 40 e i 50
centimetri", ha chiarito Sannino.
“Quindi spiegano al Centro previsioni Maree che, "Ad alterare la regolarità della marea astronomica in modo a volte
notevole, intervengono fattori meteorologici e tra essi soprattutto il
vento e la pressione. Nel caso del Mare Adriatico, bacino lungo e
stretto, chiuso nel lato superiore e aperto in quello inferiore, un
forte vento soffiante da sud-est (scirocco), lungo l'asse longitudinale,
produce un accumulo d'acqua verso l'estremità chiusa. Il fenomeno viene
favorito dalla lunga zona d'azione disponibile per il vento ("fetch")
ed è uteriormente amplificato a causa dei bassi fondali della parte
settentrionale dell'Adriatico". Il contributo dovuto al vento può superare anche il metro e provocare da solo fenomeni di inondazione. l'ISMAR spiega che "Le scale di variabilità temporale del livello marino possono essere distinte in funzione dei fattori che le determinano. Le variazioni su scale temporali fino all’interannuale sono causate dalla meteorologia, soprattutto vento e pressione atmosferica. Dalla scala interannuale in su sono importanti inoltre le variazioni delle caratteristiche termoaline dell’oceano". Secondo l'ISPRA: Il fenomeno dell’innalzamento del livello medio del mare relativo a
Venezia è costituito principalmente dalla somma di due componenti
fondamentali: la subsidenza e l’eustatismo. La costa occidentale del
Nord Adriatico è caratterizzata dal fenomeno naturale della
compattazione dei suoli (subsidenza). Tale fenomeno è più evidente nel
delta del Po, essendo un'area geologicamente molto giovane. L'intervento
umano ha in alcuni casi notevolmente accelerato questo fenomeno,
specialmente in occasione di sistematiche estrazioni di fluidi dal
sottosuolo: la minore pressione esercitata all’interno degli strati
inferiori del terreno ne favorisce la compattazione, provocando così una
perdita relativa di altezza nei confronti del medio mare. Quindi occorre considerare anche l'eustatismo, ovvero l'innalzamento del
livello medio del mare dovuto ai fenomeni di riscaldamento globale del
pianeta. Lo studio
"Natural Variability and Vertical Land Motion Contributions in the Mediterranean Sea-Level Records over the Last Two Centuries and Projections for 2100" pubblicato nel Luglio del 2019 afferma:
"Combinando
la variabilità naturale a livello del mare (SLNV) e il movimento
terrestre verticale (VLM) con le proiezioni regionali IPCC-AR5 dei dati
climatici (Rappresentative Concentration Pathways (RCP) 2.6 e 8.5), I
ricercatori hanno fornito le proiezioni relative di innalzamento del
livello del mare entro il 2100. I risultati mostrano che gli effetti
combinati di SLNV e VLM non sono trascurabili, contribuendo tra il 15% e
il 65% alla variabilità del livello del mare, QUINDI CAUSE NATURALI, IL
35% é di natura antropica. I livelli del mare previsti per 2100 nello
scenario RCP8.5 sono compresi tra 475 ± 203 (Bakar) e 818 ± 250 mm
(Venezia). Nella laguna di Venezia, la subsidenza media del suolo a 3,3 ±
0,85 mm a − 1 (localmente fino a 8,45 ± 1,69 mm a − 1) sta guidando
l'accelerazione locale dell'innalzamento del livello del mare". L'AGI conclude che questo dato
è in linea
con una ricerca scientifica pubblicata nel 2017 da 15 ricercatori
italiani – tra cui Sannino – che utilizzava però dati meno aggiornati. Anche la Regione Veneto ha pubblicato una serie di dati per dimostrare la gravità della situazione. Nel capitolo 6 del
Rapporto statistico regionale 2018 – dedicato ai cambiamenti climatici –
si legge
infatti che tra il 1872 e il 2016, il livello del mare a Venezia ha
registrato un tasso di crescita medio pari a 2,5 millimetri l’anno:
oltre 25 centimetri in 100 anni.
"Tale tasso di crescita – scrive il Rapporto – risulta significativamente più elevato rispetto a quello medio globale".