L'immagine mostra il confronto tra due crani del genere Homo, quello di Jebel Irhoud a destra e quello di un caucasoide odierno a sinistra. |
Questa ricostruzione ipotetica di un Australomelanesoide o più semplicemente Australoide, realizzata da Kennis & Kennis, mostra come poteva essere l'Homo sapiens scoperto in Marocco da Jebel Irhoud (Direttore di Antropologia evolutiva presso l'Istituto Max Planck di Lipsia). Secondo le ipotesi più accreditate, gli Australomelanesoidi deriverebbero dalle forme arcaiche di Homo sapiens sapiens di Giava (Wadjak) adattatesi ai nuovi ambienti durante la fase finale della glaciazione Würm. In effetti, rispetto agli altri gruppi melanodermi dell'Asia e dell'Africa, presentano caratteri più arcaici: cranio dolicocefalo di piccola capacità (1100-1300 cm3) con pareti spesse, volta alta e non di rado appiattita; faccia larga con accentuato prognatismo alveolare, orbite basse con forte rilievo sopraorbitario; bocca larga, con labbra spesse; naso con radice infossata, pinne assai dilatate e dorso prominente a volte convesso; corporatura longilinea con ossatura grossa e frequente macroschelia; statura da medio-bassa a medio-alta. (Enciclopedia De Agostini). |
I resti scheletrici del Marocco risalenti a 315.000 anni fa postdatano le origini delle nostre specie di 100.000 anni e suggeriscono che l'Homo sapiens non si evolse esclusivamente nell'Africa orientale. I ricercatori hanno affermato in due nuovi studi pubblicati su Nature: Hublin, J. et al. (2017) e Richter, D. et al. (2017), di aver trovato il più antico Homo sapiens in un luogo inconsueto - per quanto rigurda gli studi dell'Antropologia evolutiva. In un sito archeologico vicino alla costa Atlantica, le scoperte di un cranio e delle ossa di due mandibole identificate come parti anatomiche dei primi membri della nostra specie, sono state datate circa 315.000 Kya. Ciò indica che Homo sapiens è apparso più di 100.000 anni prima di quanto ipotizzato in precedenza: la maggior parte dei ricercatori ha collocato le origini della nostra specie nell'Africa orientale circa 200.000 anni fa. I reperti descritti il 7 giugno su Nature, non suggeriscono un origine Nord africana dell'Homo sapiens, ma mostrano che la nostra specie si sia evoluta in tutto il Continente anziché in un'area specifica, quella subsahariana. Ovviamente, due studi, anche se sono stati pubblicati sulla rivista scientifica più autorevole del mondo non rappresentano una certezza assoluta. Per riscrivere i testi di Antropologia evolutiva ci vorranno altre conferme nel corso degli anni.
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