Secondo un gruppo di ricercatori cinesi, americani e svedesi, dal 1990 al 2010, l'acidificazione dell'Oceano si é estesa per circa 300 miglia nautiche dall'estremità nord-occidentale dell'Alaska fino all'estremità inferiore del Polo Nord, raggiungendo i 250 metri di profondità.
Questa é la conclusione dello studio, Qi et al., (2017). Il pericolo è quello di un effetto domino, perché i molluschi rappresentano un organismo chiave dell'ecosistema marino. Il processo di acidificazione è dovuto alla riduzione del pH oceanico determinato da un maggiore assorbimento del diossido di carbonio (CO2) antropogenico proveniente dalla troposfera. “L’Artico è il primo oceano dove osserviamo un aumento dell’acidificazione delle acque così rapido e su vasta scala, due volte più veloce rispetto all’acidificazione osservata negli Oceani del Pacifico e dell'Atlantico”, spiegano i ricercatori Wei-Jun Cai e Mary A.S. Lighthipe dell’Università del Delaware. Questa rapida acidificazione dell’Artico occidentale “determinerà effetti negativi sulla vita marina”, aggiunge Richard Feely, scienziato della NOAA e co-autore della ricerca. “In particolare su vongole, cozze e piccole lumache di mare che potrebbero avere difficoltà nel mantenere i loro gusci“. Questi sono infatti costituiti da carbonato di calcio, che si scioglie con un pH più acido dell’acqua. Il loro declino avrebbe un impatto su tutto l’ecosistema marino, avvertono gli scienziati. Fonte: F.Q.
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