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Distribuzione dei sedimenti evaporitici messiniani. Modificato da Rouchy e Caruso (2006) e Manzi et al. (2012). Cartina pubblicata su Marine Geology "The Messinian Salinity Crisis: Past and future of a great challenge for marine sciences". |
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Fig. 1.16. |
Alla fine del Miocene (6-7 milioni di anni fa) si verificò un importante episodio nella storia geologica del nostro mare: a causa del continuo avanzamento dell’Africa contro l’Europa si chiuse lo stretto di Gibilterra, che assicurava il collegamento con l’Oceano Atlantico, e il Mediterraneo diventò in breve tempo un immenso lago salato.
Nel Mediterraneo, fino ad allora, le acque erano ben ossigenate, con una salinità intorno al 35 ‰ e una temperatura decisamente più alta dell’attuale, consentendo così l’esistenza di numerosi organismi tipici degli ambienti tropicali di oggi, come madrepore ermatipiche e nautili. La chiusura del collegamento con l’Atlantico determinò la cosiddetta "Crisi di salinità" del Messiniano durante la quale vi fu un profondo deficit idrologico, con la conseguente deposizione di enormi quantitativi di "sali" come se si trattasse di una immensa salina
(Fig. 1.16). Mentre l’acqua evapora i sali si concentrano e, a partire dai meno solubili, precipitano: nell’ordine i carbonati (es.: calcite), i solfati di calcio (es.: gesso e anidrite), il salgemma (cloruro di sodio) e per finire i restanti cloruri e solfati. La crisi durò appena un milione di anni e, probabilmente a seguito di variazioni eustatiche del livello marino, comprese vari inondamenti con acque Atlantiche e successivi prosciugamenti del bacino. Si formarono così depositi di "evaporiti" con enormi spessori che ancora oggi si trovano sotto i sedimenti marini più recenti. Testimonianze emerse dei depositi messiniani sono rappresentate ad esempio dagli affioramenti dalla famosa "vena del gesso" che decorre lungo gli Appennini centro settentrionali.
Cartina e testo appartengono all'
Università Politecnica delle Marche - UNIVPM.
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