Modello della terra in cui i vari gusci corrispondono a discontinuità fisiche che facilitano uno scorrimento relativo come quello tra nucleo esterno fuso e nucleo interno che per la rotazione differenziale genera il campo magnetico terrestre.
La litosfera si comporta in modo elastico. Il mantello ha un comportamento viscoelastico, per cui è in grado di fluire se sottoposto ad uno sforzo di lunga durata. I movimenti convettivi supposti nel mantello avvengono cioè allo stato solido. Due grandi aree nel mantello inferiore evidenziano velocità sismiche relativamente minori, sotto il Pacifico centrale e sotto l’Africa. Nelle zone di subduzione, nelle quali una placca sprofonda al di sotto di quella immediatamente adiacente, si formano i prismi di accrezione, che sono per lo più associazioni di sovrascorrimenti e pieghe che impilano e deformano rocce della placca sovrastante (a tetto) e sottostante (a letto) il piano di subduzione. I prismi di accezione si ispessiscono nel verso della subduzione. assumendo una forma a cuneo, e per questo vengono anche chiamati accretionary wedges. Maggiore è la profondità del piano di scollamento basale, maggiori sono i volumi coinvolti nel prisma di accrezione. Per accrezione s’intende il trasferimento di rocce dalla placca a letto a quella a tetto in cui è posizionato il prisma stesso. Per erosione tettonica s’intende invece il caso in cui il piano di scollamento si sposti nella placca a tetto, portando temporaneamente in subduzione frammenti della placca a tetto e in questo caso non vi è accezione; questo tipo di meccanismo è stato proposto per alcuni settori della subduzione andina. Anche nelle zone di allontanamento tra le placche (o zone di rifting) l’astenosfera pare essere il piano di scollamento principale basale. Tratto da: Tettonica delle placche di Carlo Doglioni - Dipartimento di Scienze della Terra, Università La Sapienza.
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