sabato 30 marzo 2013

Il mistero dei Cerchi delle Fate in Namibia

Foto di Mike e Ann Scott/Namib Rand Nature Reserve
Foto di Norbert Juergens
Come é successo ad altri che lo hanno scoperto prima di lui, anche Norbert Juergens è stato catturato dalla magia dei cerchi delle fate.

venerdì 29 marzo 2013

Trovate forme di vita 'aliene' nel Lago Specchio di Venere a Pantelleria

Stromatoliti. Foto di Tati@ estratta da Flickr
Lago Specchio di Venere. Foto di Dottor Topy tratta da Panoramio 
Nello splendido scenario del lago di Specchio di Venere, a Pantelleria, un gruppo internazionale di ricerca a cui partecipa l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sta studiando la formazione di stromatoliti, cioè di strutture sedimentarie di origine organica, che sono prodotte da comunità di microrganismi in ambiente marino o lacustre.

mercoledì 27 marzo 2013

Il ruolo delle nubi nel bilancio energetico terrestre

Immagine rilevata dal Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS) ubicato a bordo del satellite Terra della NASA. Guardate l'animazione
Oltre all'importante compito che svolgono la pioggia e la neve nell'attivazione del Ciclo dell'Acqua sulla Terra, le nuvole ne influenzano anche il Bilancio Energetico regolando il Sistema Climatico.

lunedì 25 marzo 2013

Asteroidi potenzialmente pericolosi

Gli Asteroidi potenzialmente pericolosi (PHA) sono rocce spaziali di dimensioni superiori ai 100 metri che possono avvicinarsi alla Terra ad una distanza di 0,05 UA (7479893,53455 Chilometro [km]. Nessuno dei PHA noti è in rotta di collisione con il nostro pianeta, anche se gli astronomi ne stanno trovando dei nuovi. Note: LD significa "distanza lunare." 1 LD = 384401 km, la distanza tra la Terra e la Luna. 1 LD equivale anche 0,00256 AU (382970,54896896 Chilometro [km]). MAG è la magnitudine visuale dell'asteroide alla data di massimo avvicinamento. Il 25 marzo 2013 ci sono stati 1.389 asteroidi potenzialmente pericolosi. Riferimento: Near Earth Asteroids - SpaceWeather.com

domenica 24 marzo 2013

La Cometa Pan-Starrs ripresa durante una Espulsione di Massa Coronale



Un nuovo video della NASA ha catturato due eccezionali eventi cosmici - con la Terra al centro dell'immagine sulla destra - che mostrano la cometa Pan-Starrs che viene investita (apparentemente) da una massiccia tempesta solare. "La luce che brilla sulla sinistra e i flussi emessi rappresentano la materia espulsa dal Sole (CME),".

sabato 23 marzo 2013

Planck rileva ulteriori dettagli dell'universo, dal Big Bang ad oggi

Fig.1 - La storia dell'Universo. Questa illustrazione riassume la storia dell'evoluzione dell'universo che iniziò 13,82 miliardi di anni fa. Essa mostra i principali eventi che si sono verificati tra la fase iniziale del cosmo - in cui le sue proprietà erano quasi uniformi, punteggiate solo da fluttuazioni minime - fino alla ricca varietà di strutture cosmiche che osserviamo oggi, che vanno dalle stelle ai pianeti, dalle galassie agli ammassi di galassie (cluster).
La missione effettuata da Planck ha permesso di realizzare la mappa più precisa attualmente, della più antica luce che proviene dal nostro universo: "La Radiazione Cosmica di Fondo (CMB)", ripercorrendo il tempo a ristroso fino ad arrivare a 400.000 anni dopo il Big Bang. I modelli di luce in questa mappa riflettono non solo gli eventi accaduti pochi attimi dopo il Big Bang, ma anche il lungo viaggio della luce. Attraverso lo studio di questi modelli, gli scienziati possono scoprire le origini, il destino e gli ingredienti del nostro universo.
Planck è una missione dell'Agenzia Spaziale, realizzata con la partecipazione dalla NASA. Riferimento: NASA - The Story of Universe
La Radiazione Cosmica osservata da Planck
Il telescopio spaziale Planck dell'ESA ha realizzato la mappa più dettagliata della radiazione cosmica di fondo - la radiazione fossile del Big Bang - evidenziando l'esistenza di caratteristiche che mettono in discussione le basi della nostra comprensione attuale dell'universo.

venerdì 22 marzo 2013

L'estinzione del Triassico superiore fu causata da imponenti eruzioni vulcaniche

In questa immagine é visibile la stratigrafia di una scogliera situata lungo del coste le Galles e dell'Inghilterra in cui sono osservabili rocce e fossili datati circa 200 maf. Riferimento: The Earth Institute - Columbia University
Sedimenti sovrapposti che delimitano il confine tra Triassico e Giurassico visibili in una parete di una strada sterrata nella valle di Utcubamba situata nel Nord del Perù. Riferimento: Universitè de Genevé Departement of Mineralogy 
In questa immagine vediamo i flussi di basalto, rappresentati dalla roccia nera in questa cava del New Jersey, solidificati in seguito all'imponente attività vulcanica avvenuta 200 maf che causò la quarta estinzione di massa
I ricercatori hanno determinato, con una precisione mai ottenuta prima d'ora, i tempi di una possibile causa dell'estinzione del Triassico. L'estinzione di massa che spazzò via molte specie alla fine del periodo Triassico, circa 200 milioni di anni fa, offrì l'opportunità ai dinosauri di dominare la Terra per 135 ma.

giovedì 21 marzo 2013

Il Mesembrinus Tropeognathus, lo pteorsauro più grande dell'Emisfero australe


Parque Nacional do Catimbau, Nord -Est Brasile (Stato del Pernambuco). Immagine tratta da Wikipedia

Illustrazione artistica di Peter Minister
Illustrazione artistica di skullbeast - Deviantart 
Il 20 marzo 2013 é stato esposto al Museo Nazionale dell'Università Federale di Rio de Janeiro in Brasile, dove a maggio si terrà un Congresso Internazionale sulle specie estinte, il reperto fossile  di uno pterosauro il "Mesembrinus Tropeognathus". I paleontologi brasiliani hanno affermato che risulta il più grande del suo genere scoperto nell'Emisfero del Sud. Il paleontologo della Federal University di Rio Alexander Kellner, ha detto "ciò che lo rende particolarmente speciale, è il fatto che, questo fossile risulta il più completo mai trovato, con lo scheletro intero e il cranio integro". La creatura ha un'apertura alare di 8,2 metri. Il fossile, attribuito alla specie "Mesembrinus Tropeognathus", è stato trovato nell'altopiano del Brasile Nord-Orientale del Chapada do Araripe. Kellner lo ha descritto come "il più grande mai trovato nel sud del mondo e il terzo a livello mondiale. Ora siamo in grado di dimostrare che questi giganteschi rettili volavano nei cieli del Nord-Est del Brasile molto prima di quanto si ipotizzasse inizialmente, perché i fossili sono stati trovati in rocce risalenti a 110 maf ", poiché si pensava che gli pterosauri vivessero esclusivamente verso la fine del periodo Cretaceo, circa 72-86 maf. Diverse specie di questi rettili alati sono state trovate in luoghi come il Marocco, la Gran Bretagna, Mongolia, Stati Uniti, Cina e Brasile nord-orientale. Riferimento: Phys.org "Remains of huge fossilized flying reptile displayed in Rio".

Le cause che hanno determinato la formazione dei ghiacciai del Polo Nord tre milioni di anni fa

Quali fattori hanno causato la formazione del ghiaccio marino nell'Emisfero Nord e dei ghiacciai tre milioni di anni fa ? La chiusura del passaggio del Centro America ha intensificato la Corrente del Golfo nella zona superiore del nastro trasportatore, la circolazione oceanica globale e la corrente oceanica. La Corrente del Golfo ha trasportato determinate quantità di sale verso l'Atlantico del Nord, rendendo le acque non abbastanza dense da scendere in profondità e guidare le correnti inferiori del nastro trasportatore. Secondo una teoria, la Corrente del Golfo ha trasportato anche l'umidità nella regione del Nord Atlantico agevolando la formazione di ghiaccio. Ma la corrente del Golfo trasporta anche calore, che potrebbe contrastare un'eventuale glaciazione. Neal Driscoll e Gerald Haug hanno proposto una soluzione a questa apparente contraddizione. Riferimento: Short-circuiting the Ocean Conveyor - Woods Hole Oceanographic Institution).

mercoledì 20 marzo 2013

Mappa interattiva che mostra la temperatura e il livello degli oceani

Global mean sea level variations from TOPEX, Jason-1, and Jason-2 with respect to 1993-2002 mean, plotted every 10 days (color-coded dots). The solid black line is a 60-day Hanning filter of the altimetric time series. The red line is a linear fit (estimated simultaneously with seasonal terms) of the smoothed variations from 1993-2012 showing a global mean sea level rise estimate of 3.1 mm/yr (after application of 0.3 mm/yr GIA). Credit: JPL/Caltech
 
NASA Climate Change: Explore the oceans from space with our Sea Level Viewer
 
Il Jet Propulsion Laboratory in collaborazione con il Caltech hanno realizzato un sito interattivo 'Sea Level Viewer' in cui é possibile osservare, ascoltando la relativa spiegazione, il livello globale, la temperatura degli oceani, fenomeni meteorologici come El Niño, La Niña, gli Tsunami e gli Uragani rilevati dai satelliti orbitanti.

martedì 19 marzo 2013

Come si calcola il numero di Macchie Solari

Nel grafico é rappresentato il numero di macchie solari, calcolato in base alle rilevazioni effettuate da osservatori di tutto il mondo, rilevate dal 1745 ad oggi.
Gli scienziati seguono i Cicli Solari contando le macchie che si generano nelle zone dove si riscontra la formazione di spire magnetiche osservabili attraverso la superficie visibile della Stella. Il conteggio delle macchie solari non è così semplice come sembra. Se osservassimo il Sole attraverso un paio di binocoli, adeguatamente filtranti di bassa potenza, saremmo in grado di vedere due o tre grandi macchie. Un osservatore che scruta attraverso un potente telescopio potrebbe vederne 10 o 20. Un potente osservatorio spaziale potrebbe vederne un numero maggiore, per esempio, da 50 a 100. Qual' è il numero corretto delle macchie solari? Ci sono due metodi ufficiali comunemente utilizzati, con cui si calcola il numero di macchie solari. Il primo é il consueto "Boulder Sunspot Number", che viene usato dal NOAA Space Environment Center e utilizza una formula messa a punto da Rudolph Lupo nel 1848: R = k (10g + s), dove R è il numero di macchie solari, g è il numero di gruppi di macchie sul disco solare, s è il numero totale di punti singoli in tutti i gruppi, e k è un fattore di scala variabile (in genere <1) che serve per osservare le condizioni e il tipo di telescopio (binocoli, telescopi spaziali, ecc.) Gli scienziati combinano i dati di un numero elevato forniti da vari osservatori, ognuno con il proprio fattore k, per arrivare ad un valore giornaliero. Il Numero di Boulder (riferito quotidianamente dal SpaceWeather.com) é di Solito circa il 25% superiore a quello relativo al secondo indice Ufficiale"International Sunspot Number," pubblicato quotidianamente dal SIDC - Solar Influences Data Analysis Center situato in Belgio. I numeri vengono calcolati tramite la stessa formula di base, sia con il numero Boulder che col l'International Sunspot Number, che incorporano i dati comunicati da diversi Osservatori.E' sempre valida la Regola Generale: se uno dei numeri di macchie solari ufficiale si divide per 15, si otterrà il numero approssimativo delle singole macchie visibili sul disco solare se guardate il Sole proiettando la propria immagine su un piatto di carta con un piccolo telescopio
ALTRI RIFERIMENTI: Sunspot Plotter -- Explore the sunspot cycle with this interactive tool

Solar Influences Data Center -- source of the official International Sunspot Number.

Rudolf Wolf -- inventor of the modern sunspot number

Severe Space Weather--Social and Economic Impacts

Spotless Sun--the Blankest Year of the Space Age  Riferimento: SPACEWATHER.COM - The Sun Spot Number

Bolle di metano congelate in un Lago dell'Alaska

 Fotografia di Mark Thiessen. Riferimento: National Geographic
In un lago dell'Alaska le bolle di metano (un gas serra trenta volte più potente della CO2) che si formano nel fondo fangoso, salgono in superficie intrappolandosi nel ghiaccio a causa della bassa temperatura. In primavera, quando si scioglie il ghiaccio il metano viene rilasciato nell'aria per cui si generano dei nuovi bacini.

sabato 16 marzo 2013

Gli uccelli preistorici avevano quattro ali

Photographs of confuciusornithid (STM 13-32) and its leg feathers. Credit: Science/AAAS


[Image: Leg feathers fossil photo and drawing/Science/Zheng et al.]
Un nuovo studio pubblicato su Science e descritto su Nature suggerisce che, al fine di raggiungere il volo, gli uccelli nel corso della loro evoluzione dovettero abbandonare le due ali degli arti posteriori.
Recentemente, l'analisi effettuata su diversi reperti fossili, ha dimostrato che alcuni dinosauri possedevano piume di grandi dimensioni su entrambi gli arti anteriori e gli arti posteriori. Ciònonostante, fino ad ora, questa caratteristica non era stata mai riscontrata negli uccelli, e neanche nei loro parenti estinti di recente. Zheng Xiaoting e i colleghi, dopo aver studiato i fossili che si trovano esposti nel Museo di Scienze Naturali del China Shandong Tianyu, hanno individuato 11 specie di uccelli primitivi con evidenti tracce di penne nelle zampe posteriori simili a quelle dell'uccello basale Archaeopteryx. Un campione, attribuito al genere Sapeornis, aveva almeno una piuma degli arti posteriori più lunga di 50 millimetri, e anche se le altre erano più corte, superavano i 30 millimetri di lunghezza. Xu afferma che: "E' sorprendente riscontrare negli arti inferiori di un numero elevato di questi uccelli primitivi, delle piume di grandi dimensioni". I primi dinosauri alati sono stati scoperti solo 10 anni fa. Questi risultati "sono importanti sia per l'origine che per l'evoluzione del volo". Inoltre suggeriscono che, le quattro ali del piano corporeo precedettero le due degli arti anteriori, e che gli uccelli persero progressivamente le piume nei loro arti posteriori durante una prolungata evoluzione. Secondo i ricercatori, questo passaggio da quattro a due ali, probabilmente, è accaduto mentre gli uccelli stavano conquistando un maggiore equilibrio negli arti posteriori, poichè venivano utilizzati soprattutto per la locomozione terrestre. Dinosauri simili a uccelli, come il Microraptor e il Sinornithosaurus, sono noti per aver avuto delle lunghe e robuste penne negli arti posteriori (Xu, X et. Al), ma fino ad ora, i ricercatori non erano sicuri se i primi uccelli avessero già abbandonato questo tipo di piumaggio quando comparvero nel Cretaceo ed iniziarono a volare più di 100 milioni di anni fa. Riferimento. Science "Hind Wings in Basal Birds and the Evolution of Leg Feathers"
Vol. 339 no. 6125 pp. 1309-1312 - DOI: 10.1126/science.1228753

mercoledì 13 marzo 2013

Tectonics Plates Map Internationalized by US Geological Survey

1-Asthenosphere; 2-Lithosphere; 3- Hot spot; 4- Oceanic crust; 5-Subducting plate; 6-Continental crust; 7-Continental rift zone (young plate boundary); 8-Convergent boundary plate; 9-Divergent boundary plate; 10-Transform plate boundary; 11-Shield volcano; 12-Oceanic spreading ridge; 13-Convergent plate boundary; 14-Strato volcano; 15-Island arc; 16-Plate 17-Asthenosphere; 18-Trench
French: Carte de la tectonique des plaques.
1-Asthenosphère; 2-Lithosphère; 3-Point chaud; 4-Croûte océanique; 5-Plaque de subduction; 6-Croûte continentale; 7-Rift continental (divergence); 8-Fontière de plaques convergentes; 9-Fontière de plaques divergentes; 10-Faille transformante; 11-Volcan bouclier; 12-Dorsale océanique; 13-Fosse océanique; 14-Strato-volcan; 15-Arc insulaire; 16-Lithosphère; 17-Asthenosphere; 18-Fosse océanique
Italian: Mappa della tettonica a placche
  1- Astenosfera; 2- Litosfera; 3- Punto caldo; 4- Crosta oceanica; 5- Placca in subduzione; 6- Crosta continentale; 7- Zona di rift continentale (Nuovo margine di placca); 8- Placca a margine convergente; 9- Placca a margine divergente; 10- Placca a margine trasforme; 11- Vulcano a scudo; 12- Dorsale oceanica; 13- Margine di placca convergente; 14- Strato vulcano; 15- Arco isola; 16- Placca 17- Astenosfera; 18- Fossa
Catalan: Gràfic de la tectònica de plaques
1-Astenosfera; 2-Litosfera; 3-Punt calent; 4-Escorça oceànica; 5-Placa de subducció; 6-Escorça continental; 7-Rift continental; 8-Marges de les plaques convergents; 9-Marges de les plaques divergents; 10-Falla transformant; 11-Volcà d'escut; 12-Dorsal oceànica; 13-Fossa marina; 14-Estratovolcà; 15-Arc insular; 16-Litosfera; 17-Astenosfera; 18-Fossa
References
Illustration by Jose F. Vigil. USGS, modified by Eurico Zimbres from This Dynamic Planet. A wall map produced jointly by the U.S. Geological Survey, the Smithsonian Institution, and the U.S. Naval Research Laboratory. [http://pubs.usgs.gov/gip/earthq1/plate.html] {{PD-USGov-Interior-USGS}}

CNR, tra i ghiacci del Polo Sud tracce di Luna e Sole

Le spedizioni organizzate tra novembre 2012 e febbraio 2013 da ricercatori dell'Università di Pisa nell'ambito del Programma nazionale delle ricerche in Antartide (Pnra) hanno portato al ritrovamento di meteoriti rarissime e di grande valore scientifico.

Il paese dell'Idaho che scompare nel Canyon

Imagine di Michael Light scattata dal suo aereo.
La cittadina di Jerome nell'Idaho con una popolazione di 10.000 abitanti, inizia progressivamente a disintegrarsi poiché parte delle case risultano costruite sul bordo del Canyon che avanza allargando il fiume Snake. Riferimento: Living on the Age of the Snake.

La vegetazione alle alte latitudini assume caratteristiche tropicali

Dei 26 milioni del territorio settentrionale costituito da zone con un ampia vegetazione, una percentuale compresa tra il 34 e il 41 per cento ha mostrato una maggiore crescita di piante (verde e blu) e una riduzione dal 3 al 5 per cento (arancione e rosso), mentre una percentuale che va dal 51 al 62 per cento (giallo) non ha mostrato variazioni nel corso degli ultimi 30 anni. I dati satellitari evidenziati in questa visualizzazione sono stati rilevati dagli strumenti AVHRR e MODIS, e hanno contribuito a determinare un indice di vegetazione che permette ai ricercatori di tenere la traccia della crescita delle piante su vaste aree. Riferimento: NASA Goddard Space Flight Scientific Center Studio Visualization. Immagine ad alta risoluzione.
Secondo un studio finanziato dalla NASA, realizzato sulla base delle osservazioni effettuate nell'arco di 30 anni di record di temperatura rilevati sulla superficie terrestre, la crescita della vegetazione alle alte latitudini terrestri assomiglia sempre più alla lussureggiante vegetazione che ammiriamo nelle basse latitudini. Una squadra internazionale di ricercatori universitari in collaborazione con la NASA ha esaminato la relazione tra i cambiamenti nella temperatura della superficie e la crescita di vegetazione dai 45 gradi di latitudine nord fino al Mar Glaciale Artico. I recenti risultati mostrano che la crescita della vegetazione nelle latitudini settentrionali é simile alla vegetazione riscontrata tra i 4 e 6 gradi di latitudine più a sud, rispetto al 1982. Ranga Myneni del Dipartimento di scienze della Terra e ambientali dell'Università di Boston ha affermato che: "Le temperature alle alte latitudini settentrionali sono sempre più elevate, il ghiaccio marino artico e la durata del manto nevoso sono in diminuzione, la stagione della crescita è maggiore rispetto agli anni passati per cui le piante sono sempre più verdi". "Nella regione dell'Artico e nelle zone boreali, le caratteristiche delle stagioni stanno cambiando, questo sta causando dei grandi disagi  all'ambiente e ai relativi ecosistemi."Lo studio è stato pubblicato il 10 marzo 2013 su Nature Climate Change. Riferimento: NASA - Amplified Greenhouse Effect North's Growing Season.

La causa del terremoto e del maremoto di Tōhoku del 2011

Immagine ad alta risoluzione e riassunto sulla tettonica relativa a questo evento sismico realizzata dall' U.S. Geological Survey
Prospettiva schematica della zona di subduzione e di origine del terremoto verificatosi in Giappone l'11 marzo, dove, a causa del sollevamento di una parte della litosfera oceanica si generò uno tsunami devastante. Riferimento: Earth Observatory of Singapore. 


Immagine ad alta risoluzione. Mappa elaborata dal NOAA che mostra l'altezza delle onde del maremoto, le isolinee tratteggiate indicano il tempo di arrivo dell'onda.
Aggiungi didascalia
La causa del terremoto di Tohoku è stata determinata da diversi fattori concatenati costituiti da un mosaico complesso, come delle piattaforme che si attaccano e che scorrono tra loro.

martedì 12 marzo 2013

INFN, viviamo sopra un oceano di Uranio e Torio


Sotto la crosta terrestre, nello strato del mantello, uranio e torio radioattivi funzionano come una stufa che riscalda il pianeta ed è, almeno in parte, responsabile dei movimenti della crosta, quindi delle attività dei vulcani, dei terremoti, della formazione di nuovo fondale marino. Ce lo confermano direttamente i neutrini provenienti dalle profondità del nostro pianeta – i “geoneutrini” - rilevati dall’esperimento Borexino ai Laboratori del Gran Sasso dell'Istituto di Fisica Nucleare. Lo studio viene presentato a Venezia nel corso del convegno internazionale sulla scienza dei neutrini. Secondo i nuovi dati, nel mantello sono presenti in quantità rilevante gli elementi radioattivi appartenenti sia alla famiglia dell’Uranio-238 sia a quella del Torio-232. La presenza delle due più importanti famiglie radioattive nel mantello, ci permette di valutare quale sia la continua produzione di energia termica nella Terra. Inoltre, il rapporto dei contenuti di Uranio e Torio nel mantello sembra andare d’accordo con quanto si trova analizzando le meteoriti che arrivano sulla Terra dallo Spazio. Questa corrispondenza è un’importante conferma delle teorie sull’origine del Sistema Solare. Infine. è ora evidente che i decadimenti radioattivi sono responsabili di circa la metà dell’energia termica della Terra. Pubblicato Martedì, 12 Marzo 2013 11:01, a cura dell'Ufficio Comunicazione INFN.

lunedì 11 marzo 2013

Profilo di un giovane Sinornithosaurus millenii

Digital Art di Dinomaniac - Deviantart 
Riferimento: Xu, Xing, Wang, Xiao-Lin, Wu, Xiao-Chun. (1999). Nature "A dromaeosaurid dinosaur with a filamentous integument from the Yixian Formation of China" "Nature" 401:262-266 16 September 1999.

I canali di Marte sono più profondi di quanto stimato in precedenza

Credit: NASA/MOLA Team/Smithsonian Institution
Uno dei più grandi canali scavati 'di recente' su Marte, dopo essere stato scolpito da massicce inondazioni, coperto attualmente da antiche colate laviche, ha una profondità doppia rispetto alle precedenti stime.

domenica 10 marzo 2013

Il Vortice di Catalina

NASA Earth Observatory image by Jesse Allen, using data from the Level 1 and Atmospheres Active Distribution System (LAADS). Caption by Michael Carlowicz. Instrument: Aqua - MODIS
Il 17 febbraio 2013, il Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer ubicato sul satellite Aqua della NASA ha catturato questa immagine a colori naturali di un vortice atmosferico al largo della costa della California del sud.

sabato 9 marzo 2013

Il dinosauro che imparava a volare

Un'archaeopteryx che si appresta a cacciare del pesce sul bordo di un lago. Paleo illustazione di Daniel Eskridge prelevata da Flickr
Immagine ad Alta Risoluzione - The Last Dinosaurs, di Daniel Eskridge 

venerdì 8 marzo 2013

Una sequenza di Uragani visti dalla Stazione Spaziale Internazionale

Questa immagine dell'uragano Felix è stata scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) da parte di un membro dell'equipaggio Expedition 15 con una fotocamera digitale dotata di un obiettivo di 28-70 mm il 3 settembre 2007 alle ore 11, ora locale. Quel giorno, L'ISS si trovava nel punto Nadir a 16,0 gradi di latitudine nord e 84,0 gradi di longitudine ovest, risultando quasi sulla costa orientale dell'Honduras. I venti raggiungevano i 265,7 km/h con raffiche anche superiori, collocandolo nella categoria 5 sulla scala Saffir-Simpson. (NASA)
Questo 'sguardo' dell'occhio del ciclone, fornito dall'astronauta Edward M. Fincke, mostra l'uragano Ivan che si avvicinò un mercoledì del 15 settembre 2004 nella Costa del Golfo. La velocità del vento misurato nella parete dell'occhio raggiunse i 217 km/h, mentre la tempesta si avvicinava alla costa dell'Alabama. La foto è stata scattata da un altitudine di circa 370 km. (NASA)
Questa foto panoramica obliqua, registrata da una fotocamera digitale che ha  utilizzato un obiettivo 400mm, mostra l'occhio dell'uragano Emily il 16 luglio 2005. L'immagine è stata catturata dall'equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale mentre la tempesta si avvicinava nella zona meridionale del Golfo del Messico, (verso la Luna raffigurata nell'immagine). In quelle ore Emily era uragano di categoria 4, e con venti che raggiungevano quasi i 249 km/h si spostava da ovest verso nord-est nel nord del Mar dei Caraibi, a circa 217 km a sud-ovest di Kingston, Giamaica. (NASA)
Questa immagine dell'Uragano Ivan, uno dei più forti mai registrati, è stata scattata Sabato 11 settembre 2004 dall'astronauta Edward M. Fincke, da un altitudine di circa 370 km. Durante quelle ore, Ivan era nel mare dei Caraibi occidentali con venti che raggiungevano i 257 km/h. (NASA)

L'uragano Ivan riempie questa immagine sul Golfo del Messico settentrionale, mentre la tempesta si avvicinava sulla costa dell'Alabama nel pomeriggio del Mercoledì 15 Settembre, 2004. (NASA)
Questa foto dell'Uragano Epsilon che attraversava l'Oceano Atlantico è stata scattata il 3 dicembre 2005 da uno dei membri dell'equipaggio della Spedizione 12 a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. L'avamposto orbitale stava volando ad un'altitudine di 305 km. (NASA)

 L'equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale è stato in grado di scattare diverse fotografie di uragani localizzati nell'atmosfera inferiore. Queste sono alcune delle migliori immagini catturate dalla NASA scattate negli anni passati.  Riferimento: boston.com - The Big Pictures