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Scavo dello scheletro fossile del Mystacodon selenesis scoperto a Media Luna, nel deserto costiero del Perù (foto G. Bianucci). |
In un’area desertica del Perù, dove ora c'é Media Luna, un piccola communità che si trova a 12 minuti dalla città di
Urubamba, sono stati rinvenuti alcuni reperti fossili di un misticeto risalente a 36 Ma. che possedeva ancora - in dimensioni ridotte - gli arti inferiori e i denti. La scoperta molto importante sotto il profilo evolutivo di questo sottordine di cetacei, é stata effettuata da un gruppo Internazionale di paleontologi e di geologi delle
Università di Pisa, di
Camerino, dei
Musei di Storia naturale di Parigi, Bruxelles e Lima, ed è stata pubblicata sulla rivista
Current Biology, O. Lambert et al., (2017). Il ritrovamento di questo fossile é avvenuto in una zona ormai nota ai geologi, conosciuta come il Bacino di Pisco, in cui sono stati scoperti diversi reperti di antichi rettili marini, squali e uccelli. L'area nel tardo Eocene, era ricoperta dal mare, in seguito, a causa delle spinte tettoniche ha subito un sollevamento rendendo possibili le varie scoperte.
Giovanni Bianucci, paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, che ha partecipato allo scavo e allo studio del fossile spiega in un intervista rilasciata alla National Geographic:
“Era una balena molto diversa da quelle che nuotano nei nostri mari, in quanto conservava caratteri primitivi, come la presenza delle zampe posteriori, seppur estremamente ridotte, e denti robusti. In più era più piccolo delle balene di oggi: meno di quattro metri di lunghezza, contro gli oltre 30 raggiunti dalla balenottera azzurra. Le scoperte precedenti, in particolare quelle relative ai basilosauri, gli ultimi archeoceti, avevano ben documentato i passaggi dalla terra ferma al completo adattamento all’ambiente acquatico. Ma era ancora poco chiaro come fosse avvenuto il passaggio dai basilosauri ai due gruppi ancora viventi, gli odontoceti e i misticeti. È interessante notare come questo misticeto fosse dotato, come i basilosauri, di zampe anteriori, caratteristica che non si ritrova invece più nei misticeti viventi”. Claudio Di Celma, geologo della Scuola di Scienze e Tecnologie dell’Università di Camerino che ha curato lo studio stratigrafico dell’area di ritrovamento del fossile, spiega, in un intervista rilasciata alla National Geographic
: “Lo studio ci ha permesso di datare il reperto in modo preciso. Abbiamo raccolto numerosi campioni di roccia nei diversi strati affioranti, compreso quello che conteneva lo scheletro della balena; i microfossili trovati all’interno dei campioni hanno permesso al collega Etienne Steurbaut di datare a 36 milioni di anni fa i resti del cetaceo”.