tag:blogger.com,1999:blog-10037385202850197392024-02-19T09:24:25.992+01:00GeoScienzeLai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.comBlogger589125tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-50660524577031423622020-04-29T15:32:00.003+02:002020-04-29T15:39:44.628+02:00L’incerta correlazione tra inquinamento atmosferico e l’epidemia da COVID-19<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbzcO7gtMC-j9CM2lrK_pRrZWtZjmXZy8PIowPl_Mrp_zBzRYmyepXX8Rrdt69xZrFDpq2-JMk6Fi0czeAXq7UiKxo0cb5i0LW29cpn97MT7A_4WeKAabohuFMZkf73GwQEKZCTDv86xk/s1600/image_large.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="579" data-original-width="768" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbzcO7gtMC-j9CM2lrK_pRrZWtZjmXZy8PIowPl_Mrp_zBzRYmyepXX8Rrdt69xZrFDpq2-JMk6Fi0czeAXq7UiKxo0cb5i0LW29cpn97MT7A_4WeKAabohuFMZkf73GwQEKZCTDv86xk/s400/image_large.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Concentrazioni di PM10 dal 2005 al 2008, Fonte: <a href="https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/figures/map-of-pm10-concentrations-in-wce-and-see-2003-showing-the-36th-highest-daily-values-at-urban-background-sites-superimposed-on-rural-concentrations-maps-constructed-from-measurements-and-model-calculations-eea-etc-acc-technical-paper-2005-2008-1">EEA.</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Può esistere una correlazione tra la diffusione dell’infezione da
SARS-CoV2 e le aree ad elevato livello di inquinamento atmosferico? La
domanda è più che mai attuale e tuttora al vaglio di diverse ricerche
scientifiche. La necessità di portare maggiore chiarezza in tale ambito
ha infatti sollecitato diversi gruppi di studiosi a collaborare per
esaminare il problema e le possibili correlazioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Premesso che
si tratta di una infezione virale sottoposta a meccanismi di
trasmissione sicuramente diversi da quelli generalmente studiati nel
settore dell’inquinamento atmosferico, in Italia l’ipotesi di
un’associazione è stata avanzata in virtù del fatto che aree come la
Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, dove il virus ha presentato la
maggiore diffusione, fanno registrare generalmente le maggiori
concentrazioni degli inquinanti atmosferici misurati e controllati
secondo quanto indicato e prescritto dalla legislazione di settore (DLgs
155/2010).</div>
<div style="text-align: justify;">
Tuttavia, se è vero che la diffusione del virus si è
presentata attraverso focolai circoscritti all’interno di zone della
Pianura Padana sottoposte a valori di inquinamento atmosferico elevati e
piuttosto omogenei, è anche vero che altre aree a forte inquinamento
atmosferico, anche se prossime, sono rimaste inizialmente escluse e
interessate, solo successivamente, con minor forza dalla contaminazione
del virus. Si osserva inoltre, che a seguito delle disposizioni
governative, la ridotta mobilità delle persone e la chiusura di molte
attività produttive hanno portato ad una progressiva e significativa
riduzione dei livelli di inquinamento dell’aria (PM10, PM2,5, NO2,
benzene). Va infine notato che le aree dove il virus ha evidenziato il
suo più elevato impatto, sono le aree sia ad elevata densità di
popolazione sia a più alta produttività del Paese. In questi territori
sono presenti il maggior numero di aziende con vocazione e crescita
internazionale che hanno continui e frequenti rapporti con paesi
stranieri (in particolare Stati Uniti, Cina e Federazione Russa), con
conseguente alta mobilità dei lavoratori. Infatti, molti approfondimenti
epidemiologici in corso evidenziano proprio la componente legata ai
rapporti di lavoro internazionali con il conseguente contagio diretto
tra persone, oltre all’iniziale diffusione del contagio in strutture
sanitarie (ospedaliere e RSA) che ha agito quale forte moltiplicatore
dell’infezione, quando non si aveva notizia dell’avvenuto ingresso del
virus sul territorio italiano.</div>
<div style="text-align: justify;">
In sintesi, la complessità del
fenomeno, insieme alla parziale conoscenza di alcuni fattori che possono
giocare o aver giocato un ruolo nella trasmissione e diffusione
dell’infezione SARS-CoV2, rendono al momento molto incerta una
valutazione di associazione diretta tra elevati livelli di inquinamento
atmosferico e la diffusione dell’epidemia COVID-19, o del suo ruolo di
amplificazione dell’infezione. Uno studio potrà essere svolto con il
corretto approccio scientifico, solo quando l’epidemia e l’emergenza
saranno terminate e potranno essere disponibili tutte le conoscenze
sulle variabili/fattori utili ad analizzare il fenomeno, effettuando
anche un’analisi comparativa su scala più ampia quale quella europea e
internazionale. In tale contesto, un elemento di sicuro approfondimento
potrà essere rappresentato dal ruolo dell’ambiente indoor/outdoor nel
determinare lo stato di salute della popolazione, in particolare quella
residente nelle aree urbane, e come questo possa aver influito sulla
gravità degli esiti dell’infezione da SARS-CoV2. L’analisi dei decessi
su un ampio campione di casi ha mostrato come la mortalità per COVID-19
sia stata elevata in soggetti che già presentavano una o più patologie
(malattie respiratorie, cardiocircolatorie, obesità, diabete, malattie
renali, ecc.), sulle quali la qualità ambientale indoor e outdoor e gli
stili di vita, in ambiente urbano, possono aver avuto un ruolo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo
studio condotto dall’Università di Harvard è di sicuro interesse, ma si
basa su indicazioni parziali e presenta ampie incertezze come gli
autori stessi descrivono (come ad esempio, la modalità di conteggio dei
decessi per COVID-19 e la stima delle concentrazioni di PM2,5 sul
territorio degli USA basata sull’applicazione di una modellistica che
necessita di aggiustamenti perché legata alla distribuzione spaziale
delle postazioni di misura dell’inquinamento atmosferico).</div>
<div style="text-align: justify;">
Una posizione, questa, condivisa da gran parte della comunità scientifica italiana, come espresso nella posizione dello <a href="https://www.scienzainrete.it/articolo/inquinamento-atmosferico-e-covid-19/rete-italiana-ambiente-e-salute/2020-04-13" target="">Steering Committee del progetto CCM RIAS</a>.<br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>La letteratura scientifica in materia</b></div>
<div style="text-align: justify;">
L’esposizione
ad inquinamento atmosferico indoor e outdoor ed in particolare al
materiale particellare PM (PM10, PM2,5), agli ossidi di azoto (NO e
NO2), nonché all’ozono (O3), può determinare un insieme di effetti
sanitari avversi ampiamente descritti nella letteratura scientifica
accreditata. La Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) stima nel
2016, globalmente, circa 7 milioni di morti premature all’anno, con il
91% di queste a carico dei paesi a basso-medio reddito e relative alle
popolazioni delle aree del sud asiatico, dell’area sub sahariana e
dell’America latina. Per la popolazione europea sono state stimate circa
550.000 morti premature.</div>
<div style="text-align: justify;">
Inoltre, la WHO ha dedicato una
particolare attenzione agli effetti sanitari dovuti ai livelli di
inquinamento degli ambienti indoor, determinati principalmente dall’uso
di combustibili di bassa qualità per il riscaldamento degli ambienti e
la preparazione dei cibi, ma anche all’uso di sostanze chimiche per
l’igiene personale e la pulizia degli ambienti, sostanze per la
profumazione indoor, pitture, vernici, ecc. Questa componente riveste un
ruolo rilevante se si considera che la popolazione trascorre la maggior
parte del tempo in ambienti indoor (abitazione, scuola, lavoro).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Gli effetti sulla salute</b></div>
<div style="text-align: justify;">
A
livello globale, i principali effetti sanitari correlati
all’inquinamento dell’aria indoor e outdoor sono relativi all’aumento
delle Malattie non trasmissibili-Non Communicable Deseases (NCD), che
includono principalmente le malattie croniche del sistema
cardiocircolatorio quali le malattie ischemiche del cuore (infarto
miocardico, ictus cerebrale), quelle dell’apparato respiratorio, come
l’asma, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) che porta ad una
maggiore predisposizione alle infezioni respiratorie, e il cancro del
polmone per esposizioni sul lungo periodo. Più recentemente
all’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico e al PM2,5 in
particolare si associano patologie quali il diabete, un ritardo nello
sviluppo neurologico dei bambini così come effetti neurologici
degenerativi nella popolazione adulta/anziana. Gli effetti a breve
termine sono supportati da molti studi e riguardano una ridotta capacità
polmonare, aggravamento e complicanze dell’asma, e, per l’esposizione
durante la gestazione, un basso peso alla nascita del bambino.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>I più esposti</b></div>
<div style="text-align: justify;">
L’ampia
letteratura scientifica si è anche dedicata ad indagare quale sia la
popolazione più suscettibile agli effetti dell’esposizione
all’inquinamento atmosferico indoor e outdoor. Le caratteristiche di
suscettibilità includono principalmente una predisposizione genetica,
fattori socioeconomici, età, durata e intensità dell’esposizione, la
presenza di malattie preesistenti, come asma, BPCO e fibrosi cistica.
Molti studi evidenziano che i bambini, e più in generale la popolazione
di età inferiore ai 14 anni, è la più suscettibile agli effetti sanitari
acuti delle infezioni alle basse vie respiratorie.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Le sostanze inquinanti e le sorgenti di emissione</b></div>
<div style="text-align: justify;">
L’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) nel 2013 ha definito
l’inquinamento atmosferico, il PM in particolare, cancerogeno di classe 1
per l’uomo. Il PM, sia quello emesso direttamente nell’aria, che quello
prodotto durante i processi di conversione gas-particelle, è una
miscela complessa di inquinanti organici e inorganici, costituito dal
materiale carbonioso derivante dai diversi processi di combustione che
lo generano (negli ambienti ad intensa urbanizzazione il PM deriva
essenzialmente dai veicoli a motore e dagli impianti per la produzione
di energia), ma anche da un insieme di altre sostanze particolarmente
tossiche per l’uomo (microinquinanti inorganici e organici come:
metalli, idrocarburi policiclici aromatici, diossine). La composizione
quali/quantitativa del PM varia quindi molto in funzione della tipologia
di sorgenti di emissione che lo producono.</div>
<div style="text-align: justify;">
Gli effetti sulla
salute che ne derivano dipendono perciò non solo dai livelli di
concentrazione a cui le popolazioni sono esposte ma anche da molti altri
fattori, che includono le sorgenti, le trasformazioni fisiche e
chimiche di precursori, il clima, e la specifica situazione locale
(orografica e topografica) delle aree urbane e non che influenzano la
“qualità” e la composizione del PM.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Le città stanno peggio</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Vivere
in aree urbane dove l’inquinamento atmosferico è elevato incide sullo
stato di salute generale della popolazione, come dimostrano gli studi di
numerosi gruppi di ricercatori scientifici nazionali e internazionali.</div>
<div style="text-align: justify;">
L’Agenzia
Ambientale Europea (EEA) ogni anno produce un report sul Burden of
Desease dell’inquinamento atmosferico in Europa in base ai livelli di
concentrazione dei singoli inquinanti misurati (PM2,5, NO2 e O3) dalle
diverse centraline di monitoraggio dell’aria presenti nei diversi paesi
(concentrazioni variabili anche in funzione delle condizioni
meteorologiche e del numero e della qualità di funzionalità delle
centraline). Nel report 2019 l’EEA ha stimato per l’Italia circa 60.000
morti premature per esposizione a PM2,5. </div>
<div style="text-align: justify;">
<i>A cura di Maria Eleonora Soggiu e Gaetano Settimo del Dip. Ambiente e salute dell’ISS</i></div>
<div style="text-align: justify;">
ISS, 29 aprile 2020.</div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-44296396857113509382020-02-06T14:46:00.003+01:002020-02-06T14:46:39.339+01:00La diffusione geografica delle frane mortali<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCDKZc19SStmiOdHMSzBGhiazhte_1cJzCxbcMlfFc3gDaPC2fMbRroFuwFajIteqPSDTVDhhQUwrI2oT9r8nr81ks2l2cZkmf-YodZyXOrqTjugQOuyykEIGZfSZc8UDDwMN40Sv9irw/s1600/20_02-geographical-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="478" data-original-width="580" height="328" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCDKZc19SStmiOdHMSzBGhiazhte_1cJzCxbcMlfFc3gDaPC2fMbRroFuwFajIteqPSDTVDhhQUwrI2oT9r8nr81ks2l2cZkmf-YodZyXOrqTjugQOuyykEIGZfSZc8UDDwMN40Sv9irw/s400/20_02-geographical-1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="tlid-translation translation" lang="it"><span class="" title="">Il numero cumulativo di frane per area geografica dal 2004 al 2018 incluso.</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span class="tlid-translation translation" lang="it"> Dave Petley ha esaminato la diffusione geografica delle frane in tutto il mondo. I dati che ha raccolto (per oltre 17 anni) sono focalizzati sulle frane che hanno causato decessi; per questo tipo di analisi esclude di solito le frane associate ai terremoti. Quindi, ha elaborato un grafico che mostra il numero cumulativo di frane fatali per area geografica, che copre il periodo da gennaio 2004 a dicembre 2018 compreso. Secondo Petley ci sono molti aspetti interessanti in questi dati. In primo luogo si può osservare che è l'Asia del Sud che ha subito il maggior numero di frane fatali. Ciò è ormai é un dato consolidato, ma solo un decennio fa la gente sosteneva che non era così. In secondo luogo, si verificano perdite davvero significative anche nel Sud Est e nel Sud Ovest dell'Asia, e in misura minore in Sud America. I dati mostrano anche la forte stagionalità in alcune aree, con andamenti graduali piuttosto lineari. Ma c'è anche qualcosa di insolito. I dati del Sud America mostrano una strana tendenza in quanto nel periodo 2009-2012 si è registrato un tasso di frane notevolmente più elevato rispetto ai periodi precedenti e successivi. Tuttavia Petley non é sicuro delle cause. Ciò richiede ulteriori indagini. Fonte: <a href="https://blogs.agu.org/landslideblog/2020/02/05/geographical-spread/">The geographical spread of fatal landslides. </a></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-16355974464739975602019-11-20T13:44:00.003+01:002019-11-26T17:34:13.953+01:00Il Canaletto fotografò con estrema precisione il livello del mare a Venezia<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEii6kUEw52S_8xcCcAJZfz-RITCi3s-JnA2bWRkwbrGBM3Lx8uFOlwBf5lZwE7LZfbuKZ5nZqNx3YcGoiZciUorHpyaqWCXTEJa_YmqrAaV6qNtzJsq6EdpgV3EqJXlaoYonAVuIxxX8ao/s1600/A-view-of-Palace-Flangini-painted-by-Bellotto-in-1741-left-and-a-detail-of-the-main.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="441" data-original-width="624" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEii6kUEw52S_8xcCcAJZfz-RITCi3s-JnA2bWRkwbrGBM3Lx8uFOlwBf5lZwE7LZfbuKZ5nZqNx3YcGoiZciUorHpyaqWCXTEJa_YmqrAaV6qNtzJsq6EdpgV3EqJXlaoYonAVuIxxX8ao/s400/A-view-of-Palace-Flangini-painted-by-Bellotto-in-1741-left-and-a-detail-of-the-main.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="text_exposed_show">Fonte: Camuffo & Sturaro (2003)</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiU-iI8frGsZ45Ogli4BOfedtESvK562GAUzZ2xrjVjVcsoNFyo_OBG_ChMWrkoKJYz6fTEJT7tulD_FSsDyuL4dkeakYSFBmV76c_kYlKn5OgrPtwyYJg8PWM7csEmmvQaoZM-t32bIeM/s1600/Reading-Venice-submersion-from-paintings-left-B-Bellotto-S-Giovanni-e-Paolo-1741.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="396" data-original-width="652" height="242" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiU-iI8frGsZ45Ogli4BOfedtESvK562GAUzZ2xrjVjVcsoNFyo_OBG_ChMWrkoKJYz6fTEJT7tulD_FSsDyuL4dkeakYSFBmV76c_kYlKn5OgrPtwyYJg8PWM7csEmmvQaoZM-t32bIeM/s400/Reading-Venice-submersion-from-paintings-left-B-Bellotto-S-Giovanni-e-Paolo-1741.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="text_exposed_show">Fonte: Camuffo & Sturaro (2003)</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeHNbdUSZ-c8VePCvtrCU4ldCRDrXgiH1DBmpqvmpwWh6sPXmC7S5F69sIWUlCWJgDEx0RQ87-iQrQD-TGRCffDRp8bSwZMd85HPr7OoGkqHgZfo7SBJnh9E5MXVXXnkoMerkNRae2Pjw/s1600/A-view-of-Palace-Giustinian-Lolin-painted-by-Bellotto-in-1735-left-and-a-detail-of-the.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="389" data-original-width="632" height="245" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeHNbdUSZ-c8VePCvtrCU4ldCRDrXgiH1DBmpqvmpwWh6sPXmC7S5F69sIWUlCWJgDEx0RQ87-iQrQD-TGRCffDRp8bSwZMd85HPr7OoGkqHgZfo7SBJnh9E5MXVXXnkoMerkNRae2Pjw/s400/A-view-of-Palace-Giustinian-Lolin-painted-by-Bellotto-in-1735-left-and-a-detail-of-the.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="text_exposed_show">Fonte: Camuffo & Sturaro (2003)</span></td></tr>
</tbody></table>
L'innalzamento del livello del mare relativo (RSL) è una questione
cruciale per la salvaguardia di Venezia e dei suoi edifici storici. Il
fenomeno degli ultimi tre secoli è stato studiato usando un dato proxy
del livello medio del mare: l'altezza del fronte delle alghe sui
palazzi. Questo indicatore è stato accuratamente disegnato dal Canaletto
e dai suoi allievi nei loro dipinti "foto<span class="text_exposed_show">grafici"
realizzati con una camera ottica oscura. Infine, sono state confrontate
le posizioni dei fronti nel XVIII secolo e nel presente. L'aumento di
RSL è dovuto, come sappiamo, a una combinazione di fattori naturali e
antropogenici, sia locali che globali, che <a href="https://geoscienze.blogspot.com/2019/11/allagamenti-venezia-cause-antropiche.html">influenzano</a> il cedimento del
terreno. Piccolo dettaglio non tascurabile, nel 1700 siamo quasi al termine della Piccola Era Glaciale. </span><span class="text_exposed_show"><span class="tlid-translation translation" lang="it"><span class="" title="">Il NASA Earth Observatory ha rilevato tre intervalli particolarmente freddi: uno a partire dal 1650 circa, un altro verso il 1770 e l'ultimo nel 1850, tutti separati da intervalli di leggero riscaldamento, </span></span></span><span class="text_exposed_show"><span class="tlid-translation translation" lang="it"><span class="" title=""><span style="line-height: 1.3em;"> il periodo più freddo si verificò intorno alla fine del Seicento</span>. </span></span> Bibliografia: <a href="https://www.researchgate.net/publication/227044172_Sixty-cm_Submersion_of_Venice_Discovered_Thanks_to_Canaletto's_Paintings">Sixty-cm Submersion of Venice Discovered Thanks to Canaletto's Paintings</a></span>Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-16055330089659896452019-11-15T10:02:00.002+01:002019-12-02T09:20:18.772+01:00Allagamenti a Venezia, cause antropiche, naturali e possibili scenari<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtRtHW5Xg-VjdHiQwQfTLdv9SS_FQfPvipyPLoISC6_ys0B8fy-w53TPqpHd-JLWf9arYZDkrC3WPPORrX8qt7alSAmPEEjoyfCie9NdlM1mGdvHtUWs1WPjnz3Kz1qvg4EkLDNk6qB68/s1600/distribuzione+mensile+alte+110+con+didascalia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="637" data-original-width="975" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtRtHW5Xg-VjdHiQwQfTLdv9SS_FQfPvipyPLoISC6_ys0B8fy-w53TPqpHd-JLWf9arYZDkrC3WPPORrX8qt7alSAmPEEjoyfCie9NdlM1mGdvHtUWs1WPjnz3Kz1qvg4EkLDNk6qB68/s400/distribuzione+mensile+alte+110+con+didascalia.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Distribuzione mensile delle maree più alte (+110mm) registrate dal 1872 al 2018. <a href="https://www.comune.venezia.it/it/content/stagionalit-marea?fbclid=IwAR1EJLrXYKqxIGGsDwY6eIyfxTg3xUTDgii3bAiiREQiPL2L77sflRkc4DQ">Stagionalità della marea - Comune di Venezia </a></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXayu4J5hiIpnfZY9jv8DVYB5JN5qjbqaOAbArKEQsujFtG489b-u5nwoADtBJkJl7VsU1A8cAfQnA0QVTPubQN3dWXrjWVO43B5ECYba2vVM6LinCKGcVkUQz-8imaKfUaN-xIWgxh7o/s1600/______fig__5___lmm_ps_1872_2018.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="493" data-original-width="956" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXayu4J5hiIpnfZY9jv8DVYB5JN5qjbqaOAbArKEQsujFtG489b-u5nwoADtBJkJl7VsU1A8cAfQnA0QVTPubQN3dWXrjWVO43B5ECYba2vVM6LinCKGcVkUQz-8imaKfUaN-xIWgxh7o/s400/______fig__5___lmm_ps_1872_2018.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Variazioni del livello medio mare annuale a Venezia dal 1870 al 2015 - Punta Salute. <a href="https://www.venezia.isprambiente.it/la-marea#Variazione%20mediomare">Variazioni del livello medio mare annuale a Venezia - Punta Salute</a></i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption">
Il fenomeno che si é verificato il </span></span><span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span class="text_exposed_show">12 Novembre 2019</span></span></span>, come spiegato dal <a href="https://www.comune.venezia.it/it/content/stagionalit-marea?fbclid=IwAR1EJLrXYKqxIGGsDwY6eIyfxTg3xUTDgii3bAiiREQiPL2L77sflRkc4DQ">Centro previsioni maree del Comune di Venezia</a>, <i>"è stato causato dal passaggio di un rapido fronte
perturbato (<a href="http://www.nimbus.it/eventi/2019/191115MareaEccezionaleVenezia.htm?fbclid=IwAR16TUo7h-ufVAUjCELXCD6adBRQCWXsg03O0udQZP-9XBf0xiYrXMnRKdM">Storm Surge</a>) denominato <a href="http://www.nimbus.it/eventi/2019/191115MareaEccezionaleVenezia.htm?fbclid=IwAR16TUo7h-ufVAUjCELXCD6adBRQCWXsg03O0udQZP-9XBf0xiYrXMnRKdM"> 'depressione Detle'</a> che ha innescato vento di scirocco nel nord Adriatico
associato a bora nella Laguna di Grado e Venezia.</i></span></span><span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><i><span style="color: maroon;"><span style="font-size: 9pt; font-style: italic;"> </span></span> La marea ha prolungato
la propria permanenza oltre gli orari astronomici per il non previsto e
t</i><span class="text_exposed_show"><i>emporaneo orientarsi della provenienza dei venti dai quadranti sud-orientali.</i></span></span></span> <i>"La particolarità di questa ondata di
acqua alta sta nel fatto che si sono presentati contemporaneamente tutta
una serie di fattori concomitanti: marea particolarmente intensa, venti
da sud particolarmente forti e la bassa pressione", ha spiegato ad Agi <a href="https://impatti.sostenibilita.enea.it/people/gianmaria-sannino">Gianmaria Sannino</a>,
oceanografo e responsabile del Laboratorio di Modellistica Climatica e
Impatti dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo
sviluppo economico sostenibile (Enea). In primo luogo, ha avuto un ruolo di primo piano il forte vento. "Lo storm surge di questi giorni
nell’Adriatico, ossia lo spostamento di grosse masse d’acqua dovute al
vento (in questo caso lo scirocco) è stato particolarmente intenso tra
il 12 e il 13 novembre"</i>, ha sottolineato Sannino. <i>«Questi venti
eccezionali sono stati generati da una perturbazione che si è verificata
nel centro del Mediterraneo, e hanno portato alla creazione di onde
elevate non solo nel Sud Italia, ma anche nel Nord Adriatico, cosa
particolarmente rara per un mare di questo tipo". In secondo luogo, bisogna fare i conti con
l’effetto che si chiama “barometrico inverso”, ossia con il fatto che
se sulla zona di Venezia c’è bassa pressione, il livello del mare
continua a salire.</i><i> "Tra il 12 e il 13 novembre, la differenza
tra l’effetto della marea normale e questi effetti aggiuntivi, che
fanno interagire l’atmosfera con l’oceano, si aggira tra i 40 e i 50
centimetri",</i> ha chiarito Sannino.<span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span class="text_exposed_show"><i>“Quindi spiegano al <a href="https://www.comune.venezia.it/it/content/il-contributo-meteorologico">Centro previsioni Maree </a>che, </i></span></span></span><span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span class="text_exposed_show"><i>"Ad alterare la regolarità della marea astronomica in modo a volte
notevole, intervengono fattori meteorologici e tra essi soprattutto il
vento e la pressione. Nel caso del Mare Adriatico, bacino lungo e
stretto, chiuso nel lato superiore e aperto in quello inferiore, un
forte vento soffiante da sud-est (scirocco), lungo l'asse longitudinale,
produce un accumulo d'acqua verso l'estremità chiusa. Il fenomeno viene
favorito dalla lunga zona d'azione disponibile per il vento ("fetch")
ed è uteriormente amplificato a causa dei bassi fondali della parte
settentrionale dell'Adriatico". Il contributo dovuto al vento può superare anche il metro e provocare da solo fenomeni di inondazione. l'ISMAR <a href="http://www.ts.ismar.cnr.it/node/36">spiega</a> che "Le scale di variabilità temporale del livello marino possono essere distinte in funzione dei fattori che le determinano. Le variazioni su scale temporali fino all’interannuale sono causate dalla meteorologia, soprattutto vento e pressione atmosferica. Dalla scala interannuale in su sono importanti inoltre le variazioni delle caratteristiche termoaline dell’oceano". </i></span></span></span><span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span class="text_exposed_show"><i>Secondo l'<a href="https://www.venezia.isprambiente.it/la-marea#Variazione%20mediomare">ISPRA: </a></i></span></span></span>Il fenomeno dell’innalzamento del livello medio del mare relativo a
Venezia è costituito principalmente dalla somma di due componenti
fondamentali: la subsidenza e l’eustatismo. La costa occidentale del
Nord Adriatico è caratterizzata dal fenomeno naturale della
compattazione dei suoli (subsidenza). Tale fenomeno è più evidente nel
delta del Po, essendo un'area geologicamente molto giovane. L'intervento
umano ha in alcuni casi notevolmente accelerato questo fenomeno,
specialmente in occasione di sistematiche estrazioni di fluidi dal
sottosuolo: la minore pressione esercitata all’interno degli strati
inferiori del terreno ne favorisce la compattazione, provocando così una
perdita relativa di altezza nei confronti del medio mare. Quindi occorre considerare anche l'eustatismo, ovvero l'innalzamento del
livello medio del mare dovuto ai fenomeni di riscaldamento globale del
pianeta. Lo studio <a href="https://www.mdpi.com/2073-4441/11/7/1480?fbclid=IwAR3w2XKmQm85cWu3qX67omkYXUi6DYw-t4pVy_6E0X865qBSxCKarGFOcFQ">"Natural Variability and Vertical Land Motion Contributions in the Mediterranean Sea-Level Records over the Last Two Centuries and Projections for 2100"</a> pubblicato nel Luglio del 2019 afferma: <i><span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span class="text_exposed_show">"Combinando
la variabilità naturale a livello del mare (SLNV) e il movimento
terrestre verticale (VLM) con le proiezioni regionali IPCC-AR5 dei dati
climatici (Rappresentative Concentration Pathways (RCP) 2.6 e 8.5), I
ricercatori hanno fornito le proiezioni relative di innalzamento del
livello del mare entro il 2100. I risultati mostrano che gli effetti
combinati di SLNV e VLM non sono trascurabili, contribuendo tra il 15% e
il 65% alla variabilità del livello del mare, QUINDI CAUSE NATURALI, IL
35% é di natura antropica. I livelli del mare previsti per 2100 nello
scenario RCP8.5 sono compresi tra 475 ± 203 (Bakar) e 818 ± 250 mm
(Venezia). Nella laguna di Venezia, la subsidenza media del suolo a 3,3 ±
0,85 mm a − 1 (localmente fino a 8,45 ± 1,69 mm a − 1) sta guidando
l'accelerazione locale dell'innalzamento del livello del mare". L'AGI </span></span></span></i>conclude che questo dato <a href="https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0277379116307430">è in linea</a>
con una ricerca scientifica pubblicata nel 2017 da 15 ricercatori
italiani – tra cui Sannino – che utilizzava però dati meno aggiornati. Anche la Regione Veneto ha pubblicato una serie di dati per dimostrare la gravità della situazione. Nel capitolo 6 del <i>Rapporto statistico regionale 2018</i> – dedicato ai cambiamenti climatici – <a href="http://statistica.regione.veneto.it/Pubblicazioni/RapportoStatistico2018/pdf/capitolo-6.pdf#page=16">si legge</a>
infatti che tra il 1872 e il 2016, il livello del mare a Venezia ha
registrato un tasso di crescita medio pari a 2,5 millimetri l’anno:
oltre 25 centimetri in 100 anni. <i>"Tale tasso di crescita – <a href="http://statistica.regione.veneto.it/Pubblicazioni/RapportoStatistico2018/pdf/capitolo-6.pdf#page=16">scrive</a> il Rapporto – risulta significativamente più elevato rispetto a quello medio globale".</i></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-38010769614628967862019-09-14T15:01:00.002+02:002019-09-30T14:46:01.374+02:00Adria maggiore, l'antico Continente che giace sotto l'attuale Europa<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO1fy9cS8p8tPsb39yPtzrpaKcUj-I8Qglx2fDPPRy2mAasSwdOVOzUZ_66vit_ufXVzrjKkOHEoE5SmVndi5Ok7BBASE5xaN0kv2rbtb73POuppK6vVaHsqdAE4nGuX95zcBsR7vr0yA/s1600/Press_Release_Greater_Adria_EN_corr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="485" data-original-width="699" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO1fy9cS8p8tPsb39yPtzrpaKcUj-I8Qglx2fDPPRy2mAasSwdOVOzUZ_66vit_ufXVzrjKkOHEoE5SmVndi5Ok7BBASE5xaN0kv2rbtb73POuppK6vVaHsqdAE4nGuX95zcBsR7vr0yA/s400/Press_Release_Greater_Adria_EN_corr.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ecco come appariva il Continente Adria Maggiore circa 150 milioni di anni fa. Riferimento scientifico: <a href="https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1342937X19302230"> Van Hinsbergen et al., (2019)</a></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBDVSS_aISsyfp8r_mB4zpHhYZ7xsy3iQeUUAay6i12a-1Ju1LWlHHMi8TgXtZdMny93IIjww1UuXZvlotqSetLjSyMBbPGNOvqYEmrq9h-3Iq1GEhq3lDe4-EZ3ftjJMvTCVrtQxjXPg/s1600/cornogrande_1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="660" data-original-width="1000" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBDVSS_aISsyfp8r_mB4zpHhYZ7xsy3iQeUUAay6i12a-1Ju1LWlHHMi8TgXtZdMny93IIjww1UuXZvlotqSetLjSyMBbPGNOvqYEmrq9h-3Iq1GEhq3lDe4-EZ3ftjJMvTCVrtQxjXPg/s400/cornogrande_1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>Corno Grande del Gran Sasso come lo osserviamo attualmente. Uno dei pochi affioramenti di Adria Maggiore. Foto tratta da @Majambiente. </i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span class="tlid-translation translation" lang="it">Un gruppo di ricercatori ha ricostruito la storia geologica, lunga quasi un quarto di miliardo di anni, di una massa terrestre scomparsa che ora giace coperta, non sotto un oceano da qualche parte sulla Terra, ma al di sotto dell'Europa meridionale. L'analisi degli studiosi é rappresentata da <i>"un'enorme mole di lavoro"</i>, afferma <i>Laurent Jolivet</i>, un geologo dell'Università della Sorbona di Parigi che non è stato coinvolto nel nuovo studio. Sebbene la storia tettonica della massa terrestre fosse nota da alcuni decenni, dice,<i> "la quantità di dettagli mostrati nella ricostruzione sistematica non ha precedenti".</i> Gli unici resti visibili del Continente - noto come Adria Maggiore - sono calcari e altre rocce presenti nelle catene montuose dell'Europa meridionale. Gli scienziati ritengono che queste rocce si siano formate da sedimenti marini e solo successivamente siano state levigate dalla superficie della massa terrestre e sollevate attraverso la collisione delle placche tettoniche. Eppure le dimensioni, la forma e la storia della massa terrestre originale - molte delle quali si trovano sotto i mari tropicali poco profondi per milioni di anni - sono state sempre difficili da ricostruire. </span><span class="tlid-translation translation" lang="it"><span class="tlid-translation translation" lang="it">Per cominciare, la Grande Adria ebbe una storia violenta e complicata, osserva <i>Douwe van Hinsbergen</i>, geologo dell'Università di Utrecht, nei Paesi Bassi. Gli scienziato pensano che divenne un'unità separata quando si staccò dal supercontinente meridionale del Gondwana (che comprendeva oggi Africa, Sud America, Australia, Antartide, subcontinente indiano e penisola arabica) circa 240 milioni di anni fa e iniziò a spostarsi verso nord. Circa 140 milioni di anni fa, era una massa terrestre delle dimensioni della Groenlandia, in gran parte sommersa da un mare tropicale, dove confluivano i sedimenti che lentamente si trasformarono in roccia. Quindi, quando si scontrò con quella che oggi è l'Europa tra 100 milioni e 120 milioni di anni fa, si frantumò e venne spinta sotto quel continente. Solo una frazione delle rocce della Grande Adria, rimossa dalla collisione, è rimasta osservabile sulla superficie terrestre. Un'altra complicazione è dovuta al fatto che le rocce della Grande Adria sono disperse in oltre 30 paesi, in una fascia che va dalla Spagna all'Iran. Quindi, come le rocce stesse, i dati sono stati dispersi e quindi difficili da raccogliere, afferma van Hinsbergen. E infine, osserva, fino all'ultimo decennio circa, i geologi non hanno avuto il sofisticato software necessario per eseguire tali ricostruzioni. <i>"La regione del Mediterraneo è semplicemente un disastro geologico"</i>, afferma. <i>"Tutto è curvo, spaccato e impilato".</i> Nel nuovo studio, Van Hinsbergen e i suoi colleghi hanno trascorso più di 10 anni a raccogliere informazioni sull'età dei campioni di roccia che si ritiene provengano dalla Grande Adria, nonché sulla direzione di eventuali campi magnetici intrappolati in essi. Ciò ha permesso ai ricercatori di identificare non solo quando, ma dove, si siano formate le rocce. Piuttosto che limitarsi a spostarsi a nord senza cambiare orientamento, la Grande Adria ruotava in senso antiorario mentre spingeva e piallava le altre placche tettoniche. Sebbene la collisione tettonica avvenisse a una velocità non superiore ai 3-4 centimetri all'anno, l'inesorabile processo frantumò la crosta spessa 100 chilometri e la spinse in profondità all'interno del mantello terrestre, afferma Van Hinsbergen. Lo studio non è l'unica prova della Grande Adria come continente perduto. Altri ricercatori che usano le onde sismiche per generare immagini computerizzate simili alla tomografia hanno creato una sorta di <i>"atlante degli inferi"</i>, un 'cimitero' di placche di crosta terrestre che sono affondate nel mantello. Questa ricerca mostra che alcune parti della Grande Adria ora giacciono fino a 1500 chilometri sotto la superficie del nostro Pianeta. <b>Riferimento articolo:</b> <a href="https://www.sciencemag.org/news/2019/09/geologists-uncover-history-lost-continent-buried-beneath-europe">Geologists uncover history of lost continent buried beneath Europe. </a></span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-91572943375554148382018-05-02T14:08:00.002+02:002018-05-02T20:55:12.413+02:00L'attività vulcanica e elevati livelli di mercurio alla base dell'estinzione di massa dell'evento Kellwasser<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLHQRcHune1KfJoZTtLY-O_lcMRtisVxOP3fdjh3z1Vg4CttZ2qYzNUAaCcqBUUKfAkv_WCDi7qAj5kto9TJX9IMM_pIvlTCnMOtc4B3zWFBLJedVugk7b5NwfCwa9biIKLbABjK5Vp5o/s1600/mercuryrisin.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLHQRcHune1KfJoZTtLY-O_lcMRtisVxOP3fdjh3z1Vg4CttZ2qYzNUAaCcqBUUKfAkv_WCDi7qAj5kto9TJX9IMM_pIvlTCnMOtc4B3zWFBLJedVugk7b5NwfCwa9biIKLbABjK5Vp5o/s400/mercuryrisin.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr align="justify"><td class="tr-caption"><span class="" id="result_box" lang="it"><span class="">Schema
dell'evento Kellwasser (F-F) e della conseguente crisi suddivisa in due fasi (basato su Gereke e Schindler, 2012), e relativi eventi
vulcanici dopo Winter (2015, la sua figura 2).</span> B: Ubicazioni
dei siti F-F studiati per abbondanza di Hg, rispetto alla prossimità
inferenziale a grandi province ignee di grandi dimensioni (LIP, dopo
Kravchinsky, 2012; Ernst, 2014; paleogeografia tardo-devoniana dopo
Golonka et al., 1994). Immagine elaborata da Racki et al., (2018).</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span data-offset-key="e6db-0-0"><span data-text="true">L'ultima estinzione di massa che si verificò nel Devoniano, circa 370 milioni di anni fa, denominata <a href="https://link.springer.com/article/10.1007/BF01828767">evento Kellwasser</a>, che sterminò l'80 per cento delle specie, é stata causata da un imponente e duratura attività vulcanica associata ad elevate immissione di mercurio nella troposfera. Il gruppo ha analizzato le rocce provenienti dal Marocco, dalla Germania e dalla Russia settentrionale, tutte risalenti allo stesso breve intervallo geologico risalente a 372 milioni di anni fa, poco prima del limite Frasniano-Famenario. Oltre a diffondersi in due continenti, le rocce variavano dallo scisto nero, allo scisto grigio e al calcare, con uno spessore che da pochi centimetri poteva raggiungere alcuni metri. Eppure, tutti condividevano una caratteristica in comune particolarmente sorprendente: un picco di mercurio più elavato di centinaia di volte rispetto al normale. In altre estinzioni di massa, ingenti valori di mercurio, sono stati strettamente connessi con episodi vulcanici di grande intensità. In effetti, sottolinea Racki, il mercurio è diventato per le catastrofi terrestri ciò che l'iridio è per le estinzioni causate da impatti asteroidali o meteoritici. E conclude che: <i>"Il mercurio come impronta geochimica del vulcanismo appare decisivo nella nuova fase sugli studi sull'estinzioni di massa". </i><b>Riferimento scientifico: <a href="http://www.geosociety.org/GSA/News/pr/2018/18-15.aspx">Mercury Rising: New evidence that volcanism triggered the late Devonian extinction - The Geological Society of America. </a></b><i><br /></i></span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-52886744320475844742018-04-15T15:00:00.000+02:002018-04-15T19:34:03.529+02:00Nuove prove dell'alluvione Zancleana nel Bacino del Mediterraneo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/B5uW7Qg6rXM/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/B5uW7Qg6rXM?feature=player_embedded" width="320"></iframe> </div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-jL2VPkbRJ9u1u43lJtmwYmW_UeZ2W8n-yPakqHAK1ECXqv3Po7UX_hzDRmxgiR9fdYyzM3TyrYgNcz8oh0koJbjPEs6FHcmBMxxDPqCIJmkZ0onnWX6h5Zl7KjeptgxdcdeOpJXAwGk/s1600/41598_2018_19446_Fig1_HTML.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="744" data-original-width="900" height="330" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-jL2VPkbRJ9u1u43lJtmwYmW_UeZ2W8n-yPakqHAK1ECXqv3Po7UX_hzDRmxgiR9fdYyzM3TyrYgNcz8oh0koJbjPEs6FHcmBMxxDPqCIJmkZ0onnWX6h5Zl7KjeptgxdcdeOpJXAwGk/s400/41598_2018_19446_Fig1_HTML.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="short_text" id="result_box" lang="it"><span class="">Stratigrafia sismica del Bacino Occidentale Ionico, estratto da </span></span><br /><span class="short_text" id="result_box" lang="it"><span class=""><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Here we use geological and geophysical data to identify an extensive, buried and chaotic sedimentary body deposited in the western Ionian Basin after the massive Messinian salts and before the Plio-Quaternary open-marine sedimentary sequence."> <a href="https://www.nature.com/articles/s41598-018-19446-3">Micallef A. et al., (2018)</a>.</span></span></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="The Messinian salinity crisis (MSC) - the most abrupt, global-scale environmental change since the end of the Cretaceous – is widely associated with partial desiccation of the Mediterranean Sea.">Aaron Micallef dell’Università di Malta e Angelo Camerlenghi
dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale -
OGS hanno scoperto una quantità considerevole di sedimenti che sono sta<span class="text_exposed_show">ti
erosi e trasportati da un alluvione catastrofica avvenuta 5,33 milioni
di anni fa. Prima di questo studio, si ipotizzava che l'alluvione
zancleana avesse nuovamente riempito il Bacino del Mediterraneo
determinando la fine della Crisi di Salinità del Mar Mediterraneo. Ora,
esistono prove che ovviamente dovranno essere confermate da ulteriori
indagini. </span>La
crisi di salinità messiniana (MSC), che rappresenta il cambiamento
ambientale più improvviso su scala globale dalla fine del Cretaceo, è stata ampiamente
associata alla quasi totale evaporazione del Mar Mediterraneo. </span><span title="A major open question is the way normal marine conditions were abruptly restored at the end of the MSC.">Rimane una
questione aperta e importante, il modo in cui le normali condizioni
marine sono state bruscamente ripristinate alla fine della MSC. </span><span title="Here we use geological and geophysical data to identify an extensive, buried and chaotic sedimentary body deposited in the western Ionian Basin after the massive Messinian salts and before the Plio-Quaternary open-marine sedimentary sequence.">In questo studio <a href="https://www.nature.com/articles/s41598-018-19446-3">Micallef A. et al., (2018)</a>, pubblicato
su Scientific Reports, sono stati utilizzati i dati geologici e geofisici per identificare un corpo
sedimentario estensivo, sepolto e caotico, depositatosi nel bacino ionico
occidentale dopo i massicci sali messiniani e prima della sequenza
sedimentaria marina aperta del Plio-Quaternario. </span><span title="We show that this body is consistent with the passage of a megaflood from the western to the eastern Mediterranean Sea via a south-eastern Sicilian gateway.">I ricercatori dimostrano
che questo corpo è coerente con il passaggio di un'alluvione catastrofica avvenuta nel
Bacino del Mediterraneo attraverso un passaggio
siciliano sud-orientale. </span><span title="Our findings provide evidence for a large amplitude drawdown in the Ionian Basin during the MSC, support the scenario of a Mediterranean-wide catastrophic flood at the end of the MSC, and suggest that the identified sedimentary body is the largest known megaflood deposit on Earth.">I risultati dello studio forniscono le prove
che il corpo sedimentario identificato rappresenta il giacimento più ampio della più estesa e intensa alluvione verificatasi sulla Terra. </span><span title="The Messinian salinity crisis (MSC) was an outstanding palaeo-oceanographic event that affected the Mediterranean region from 5.97 to 5.33 Ma1.">La
crisi di salinità del messiniano (MSC) è stato un evento paleo-oceanografico
eccezionale che ha interessato la regione mediterranea da 5,97 a 5,33
Ma. </span><span title="A temporary restriction of the Atlantic-Mediterranean seaway induced an imbalance between evaporation and water inputs2, transforming the Mediterranean Sea into a giant hypersaline lake and resulting in the deposition of kilometre-thick sequences of salts.">Una
temporanea restrizione dello Stretto di Gibilterra e <a href="http://geoscienze.blogspot.it/2015/11/il-mediterraneo-evaporo-causa.html">l'espansione della Calotta polare Antartica</a> hanno indotto
uno squilibrio tra l'evaporazione e la quantità di acqua marina, trasformando il Mar
Mediterraneo in un gigantesco lago ipersalino e determinando la
deposizione di sequenze di sali spessa chilometri</span><span title="A widespread interpretation involves the partial desiccation of the Mediterranean Sea during the Messinian3, with proposed sea level drawdowns of 1300–2400 m4,5.">. </span><span title="Following the sampling of MSC sedimentary sequences during the Deep Sea Drilling Project (DSDP) in the 1970s, the Zanclean megaflood hypothesis has been regarded as a plausible scenario for the termination of the MSC.">Considerando
il campionamento delle sequenze sedimentarie della MSC durante il Deep Sea
Drilling Project (DSDP) negli anni '70, l'ipotesi dell'alluvione Zancleana, è stata considerata uno scenario plausibile per la cessazione
della MSC. </span><span title="However, the presence of brackish lacustrine deposits atop Messinian salts has been used to question this hypothesis, suggesting instead an overspill of Paratethyan water (former Black Sea) followed by Atlantic inflow once the Mediterranean Basin was refilled6.">Tuttavia,
la presenza di depositi lacustri salmastri in cima ai sali messiniani è
stata utilizzata per mettere in discussione questa ipotesi, suggerendo
invece una fuoriuscita di acqua di Paratethyan (ex Mar Nero) seguita da un afflusso atlantico una volta riempito il bacino del Mediterraneo. </span><span title="According to the catastrophic flood theory, topographic sills in the Mediterranean Basin underwent extensive erosion that should be identifiable in the sedimentary record further downstream7,8.">Secondo
la catastrofica teoria delle inondazioni, i rilievi topografici del
bacino del Mediterraneo hanno subito un'erosione estesa che dovrebbe
essere identificabile nei sedimenti più a valle. </span><span title="However, evidence for deposition of the eroded material has so far been elusive.">Tuttavia, le prove per la deposizione del materiale eroso sono state finora elusive.</span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-20124082064121297592017-12-19T14:35:00.002+01:002017-12-19T14:42:22.916+01:00Un nuovo satellite dell'ESA per monitorare la qualità dell'aria con una maggiore precisione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLQYjsnjZoQ49B7G2teEhC3QJBfErJpc8JiSGp1RICs2hAAN3Aa_d9G9G5L0L34IL-e9WX6VajvsY2yQq-zMTlpoq6y_trpdAnUT1cfPA3Ny-7VO91UmM1wdmg_q1OZ-aCSdfIbyrGlH8/s1600/sentinel-5p-sees-nitrogen-dioxide-over-europe-800x600.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLQYjsnjZoQ49B7G2teEhC3QJBfErJpc8JiSGp1RICs2hAAN3Aa_d9G9G5L0L34IL-e9WX6VajvsY2yQq-zMTlpoq6y_trpdAnUT1cfPA3Ny-7VO91UmM1wdmg_q1OZ-aCSdfIbyrGlH8/s400/sentinel-5p-sees-nitrogen-dioxide-over-europe-800x600.png" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="" id="result_box" lang="it"> <span class="">Un nuovo
satellite dell'ESA utilizzato per l'osservazione della Terra denominato Sentinel-5P è dotato
di uno strumento avanzato di monitoraggio dell'atmosfera che può
eseguire la scansione della Terra con una risoluzione maggiore rispetto a
qualsiasi altro strumento in orbita.</span> <span class="">Il nuovo
spettrometro collocato a bordo della navicella rivela gli inquinanti
presenti nell'atmosfera del nostro pianeta con una definizione senza precedenti.</span> <span class="">Sentinel 5P è in grado di
tracciare gas quali biossido di azoto, ozono, formaldeide, anidride
solforosa, metano e anidride carbonica, importanti per la qualità
dell'aria e del clima. </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span class=""><span class="" id="result_box" lang="it"><span class="">L'immagine mostrata sopra evidenzia l'inquinamento da Biossido di
azoto presente in Europa il 22 novembre 2017. Le concentrazioni più elevate sono
sopra la Pianura Padana e nella Germania occidentale,
probabilmente associate alla combustione di combustibili fossili
proveninenti dall'industria e dal traffico stradale.</span> <span class="">Riferimento: <a href="https://eos.org/articles/advanced-satellite-tracks-air-pollution-in-extraordinary-detail">Advanced Satellite Tracks Air Pollution in Extraordinary Detail. </a><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://www.nasa.gov/sites/default/files/thumbnails/image/15-233-global.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="180" src="https://www.nasa.gov/sites/default/files/thumbnails/image/15-233-global.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="" id="result_box" lang="it"><span class="">Questa mappa
globale mostra la concentrazione del biossido di azoto nella troposfera
rilevata dallo strumento di monitoraggio dell'ozono ubicato a bordo del
satellite Aura, nel 2014. Riferimento: <a href="https://www.nasa.gov/press-release/new-nasa-satellite-maps-show-human-fingerprint-on-global-air-quality">New NASA Satellite Maps Show Human Fingerprint on Global Air Quality</a>. </span></span></td></tr>
</tbody></table>
</span></span></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span class=""><span class="" id="result_box" lang="it"><span class=""><a href="https://media.giphy.com/media/l0HU1Djm5YqXCrX5S/giphy.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="480" height="180" src="https://media.giphy.com/media/l0HU1Djm5YqXCrX5S/giphy.gif" width="320" /></a></span></span></span></span></div>
<span class="" id="result_box" lang="it"><span class=""><span class="" id="result_box" lang="it"><span class=""><span id="goog_1793769526"></span><span id="goog_1793769527"></span></span> <span class=""></span></span></span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-81825725061447961172017-12-19T09:23:00.000+01:002017-12-19T09:31:57.258+01:00Aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi estremi di origine antropica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3NW1nJkKkV_P1JmYBBJ_RkNoAkrjr3cZpYr4JmBB_b7gbtiGMZr-e8XiH-HlB8s3oxAeQH-OXgB2VXZs-Lzicn1qmuXd6fHfenXfTtUETxxvlj0UKo_7ZLwIVAZUQioUw7EewtqRZy0U/s1600/2AAC391D-C574-6AF6-A6BE2F874226D5DF.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="528" data-original-width="408" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3NW1nJkKkV_P1JmYBBJ_RkNoAkrjr3cZpYr4JmBB_b7gbtiGMZr-e8XiH-HlB8s3oxAeQH-OXgB2VXZs-Lzicn1qmuXd6fHfenXfTtUETxxvlj0UKo_7ZLwIVAZUQioUw7EewtqRZy0U/s400/2AAC391D-C574-6AF6-A6BE2F874226D5DF.jpg" width="308" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>L'American Meteorological Society (AMS)</b> ha pubblicato una relazione dal titolo <a href="https://www.ametsoc.org/ams/index.cfm/publications/bulletin-of-the-american-meteorological-society-bams/explaining-extreme-events-from-a-climate-perspective/">'Explaining Extreme Events from a Climate Perspective'</a>, in cui dimostra come <span class="" id="result_box" lang="it"><span title="This sixth edition of explaining extreme events of the previous year (2016) from a climate perspective is the first of these reports to find that some extreme events were not possible in a preindustrial climate.">alcuni eventi estremi non si sarebbero verificati in un clima preindustriale. </span><span title="The events were the 2016 record global heat, the heat across Asia, as well as a marine heat wave off the coast of Alaska.">Gli
eventi a cui si riferisce il rapporto sono stati il caldo record del 2016, il caldo in tutta l'Asia e l'ondata di calore registrata al largo della costa dell'Alaska. </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Other extreme weather event types in this year’s edition include ocean heat waves, forest fires, snow storms, and frost, as well as heavy precipitation, drought, and extreme heat and cold events over land.">Altri
tipi di eventi meteorologici estremi dell'edizione di quest'anno
includono le ondate di calore oceaniche, gli incendi boschivi, le tempeste di neve,
le gelate, le intense precipitazioni, la siccità e gli eventi estremi di
caldo e di freddo osservati sulla terraferma. </span><span title="There were a number of marine heat waves examined in this year’s report, and all but one found a role for climate change in increasing the severity of the events.">Nel
rapporto di quest'anno sono state esaminate diverse ondate di calore sulla terraferma e negli Oceani, tranne una, in cui hanno trovato un nesso tra il cambiamento
climatico e l'aumento della gravità degli eventi. </span><span title="While humancaused climate change caused China’s cold winter to be less likely, it did not influence U.S. storm Jonas which hit the mid-Atlantic in winter 2016.
">Mentre i cambiamenti climatici causati dall'essere umano hanno mitigato la temperatura invernale in Cina, non hanno influenzato
la tempesta degli Stati Uniti Jonas che ha colpito il Medio Atlantico
nell'inverno del 2016. </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="While humancaused climate change caused China’s cold winter to be less likely, it did not influence U.S. storm Jonas which hit the mid-Atlantic in winter 2016.
"><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="In this report, twenty-one of the twenty-seven papers in this edition identified climate change as a significant driver of an event, while six did not.">In
questo rapporto, ventuno dei ventisette articoli di questa edizione
hanno identificato il cambiamento climatico come un fattore determinante
di un evento, mentre altri no. </span><span title="Of the 131 papers now examined in this report over the last six years, approximately 65% have identified a role for climate change, while about 35% have not found an appreciable effect.
">Dei 131 documenti ora esaminati in questo studio negli ultimi sei
anni, circa il 65% ha identificato un ruolo per il cambiamento
climatico, mentre circa il 35% non ha riscontrato un effetto
apprezzabile. </span></span></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="While humancaused climate change caused China’s cold winter to be less likely, it did not influence U.S. storm Jonas which hit the mid-Atlantic in winter 2016.
"><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Of the 131 papers now examined in this report over the last six years, approximately 65% have identified a role for climate change, while about 35% have not found an appreciable effect.
"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFYv6_H7Qm91Gaf2bwzC6vwepdWwKqSqUhRbmGMu02hLk2_Rn0cwOEcDuXNy4Zhv2sfDHWnyXdadWO512yVsSCoybc6tIdc2u0P4Gp1uDqjJIBdqs8Qfsr4kEM-m_CQRm8qqMAWSWD_rw/s1600/Immagine.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="866" data-original-width="892" height="387" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFYv6_H7Qm91Gaf2bwzC6vwepdWwKqSqUhRbmGMu02hLk2_Rn0cwOEcDuXNy4Zhv2sfDHWnyXdadWO512yVsSCoybc6tIdc2u0P4Gp1uDqjJIBdqs8Qfsr4kEM-m_CQRm8qqMAWSWD_rw/s400/Immagine.png" width="400" /></a></span></span></span></span></div>
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="While humancaused climate change caused China’s cold winter to be less likely, it did not influence U.S. storm Jonas which hit the mid-Atlantic in winter 2016.
"><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Of the 131 papers now examined in this report over the last six years, approximately 65% have identified a role for climate change, while about 35% have not found an appreciable effect.
"><br /></span></span></span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-86498171093100207972017-12-16T12:28:00.003+01:002018-01-15T09:30:24.359+01:00La faglia di Piqiang in Cina fotografata dal Satellite Landsat 8<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinWGK0lCIXeqsjj7WtzEMRNk0CEyhJK9GAm29ulhx-yQaHODImIlRmLm_SPxnlmE-b0y0zgq1IJk0ZJeyWmyqKiykUWCLnxHZmHN1pbhSq1LKA6ux4Y9R-59FC6NV-1ooGS4KeVjh-uL0/s1600/25152328_1884560964907199_6629078059894578693_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="720" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinWGK0lCIXeqsjj7WtzEMRNk0CEyhJK9GAm29ulhx-yQaHODImIlRmLm_SPxnlmE-b0y0zgq1IJk0ZJeyWmyqKiykUWCLnxHZmHN1pbhSq1LKA6ux4Y9R-59FC6NV-1ooGS4KeVjh-uL0/s400/25152328_1884560964907199_6629078059894578693_n.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption">La
faglia di tipo trascorrente sinistro a Piqiang in Cina, fotografata dal
Satellite Landsat 8 il 30 Luglio del 2013. I colori riflettono le
rocce che si sono formate in tempi e ambienti differenti. Gli strati
rossi in alto, rispetto alla sequenza, corrispondono ad arenarie del
Devoniano, composte da antichi sedimenti fluviali, mentre gli strati
verdi sono arenarie del Siluriano formatesi in un oceano moderatamente
profondo. Gli strati color crema sono costituiti da calcari del
Cambriano-Ordoviciano che si sono depositati in un oceano poco profondo.</span></span> <b>Riferimenti Bibliografici</b>: <a href="https://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=82853&src=fb">Faults in Xinjiang - NASA Earth Observatory</a>. </span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><a href="http://c8.alamy.com/comp/DTHN61/fold-and-thrust-belts-in-china-as-seen-from-nasas-landsat-8-satellite-DTHN61.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://c8.alamy.com/comp/DTHN61/fold-and-thrust-belts-in-china-as-seen-from-nasas-landsat-8-satellite-DTHN61.jpg" data-original-height="660" data-original-width="800" height="330" width="400" /></a></span></span></div>
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><br /></span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-33197730293405936822017-12-16T08:55:00.001+01:002019-10-14T15:00:02.180+02:00L'Italia durante l'Ultimo Massimo Glaciale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4pMmSJeksO5EfURvv9XaOMjoDStBZ9DWy5uLkmix00N46Z7mSYC9V69YnFOvL_Oc2NWP46v2cejm0a8Ydb4-qe7E_XQHvnNTOVUnG88iPN3rT4-RKB7j4FAn4p8uYk1sj_9H8BlJ37o8/s1600/24774978_1595429077169532_2770437957225250128_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="726" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4pMmSJeksO5EfURvv9XaOMjoDStBZ9DWy5uLkmix00N46Z7mSYC9V69YnFOvL_Oc2NWP46v2cejm0a8Ydb4-qe7E_XQHvnNTOVUnG88iPN3rT4-RKB7j4FAn4p8uYk1sj_9H8BlJ37o8/s400/24774978_1595429077169532_2770437957225250128_n.jpg" width="302" /></a></div>
L'Italia durante l'Ultimo Massimo Glaciale o glaciazione Würm nella
regione alpina, che iniziò circa 115.000 anni fa e terminò 11.700 anni
fa. Secondo il <a href="http://www.centrometeolombardo.com/content.asp?ContentId=1151">Centro Meteo Lombardo</a><span data-offset-key="fbdoi-0-0"><span data-text="true">, le temperature medie dell'Europa centrale, nei mesi più caldi erano di circa 5°C e in periodi invernali particolarmente rigidi si raggiungevano e si superavano i –40°C, mentre la media era di –20°C. Le varie zone climatiche del Wurmiano nell’area Europea erano traslate più a sud con la seguente distribuzione: Le aree che nella Fig.2 erano coperte dai ghiacci sono da considerarsi le regioni dal clima del gelo perenne. L’ Europa centro occidentale aveva un clima freddo della tundra (Temperature estive massime di 9°C e T invernali medie di –20°C ). Il clima temperato freddo (ora in Finlandia) era presente nelle regioni tra l’ Ungheria e la Romania. Il clima temperato fresco delle foreste di latifoglie si posizionava in quelle aree che ora godono del clima Mediterraneo. Il clima Mediterraneo interessava le regioni Nord Africane, la Sicilia, e la parte più meridionale della penisola Iberica.</span></span> Durante questa glaciazione i livelli dei mari si abbassarono di
oltre 120 m. Riferimenti Bibliografici: <a href="https://www.researchgate.net/publication/262523063_Litho-palaeoenvironmental_Maps_of_Italy_During_the_Last_Two_Climatic_Extremes_Map_2-_Holocene_Climatic_Optimum_8_1_ka_cal_BP">Litho-palaeoenvironmental Maps of Italy During the Last Two Climatic Extremes</a>, <a href="https://www.researchgate.net/publication/273127963_Climex_Maps_-_LGM_Map_of_Italy_-_map1_LGM5_finale_72dpi">Climex Maps - LGM Map of Italy</a>, <a href="https://blogs.egu.eu/divisions/cr/2016/03/04/image-of-the-week-last-glacial-maximum-in-europe/">Last Glacial Maximum in Europe, EGU </a><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogs.egu.eu/divisions/cr/files/2016/03/LGM_Europe_Map_v1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="388" data-original-width="800" height="193" src="https://blogs.egu.eu/divisions/cr/files/2016/03/LGM_Europe_Map_v1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Becker, D., Verheul, J., Zickel, M., Willmes, C. (2015): LGM paleoenvironment of Europe – Map. CRC806-Database, DOI: <a href="http://dx.doi.org/10.5880/SFB806.15" rel="nofollow">http://dx.doi.org/10.5880/SFB806.15</a>.</td></tr>
</tbody></table>
<br />Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-50002784612584400082017-11-22T09:51:00.000+01:002017-11-23T21:02:52.582+01:00Il monitoraggio degli aerosol per studiare le correnti atmosferiche<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/h1eRp0EGOmE/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/h1eRp0EGOmE?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAN1cwXgxWc6MGgxrZM7rZg9IMGVv1VsQVO4RqKRlqaRnmuqUhl2BaP1dE8JLlBypbebTsZtTYxJUFV90OoDeJDvcOiuVHhQi4HsGMhcg-UuTABo2kONVwhHqZ3Qt3StOJg_6u2POWQlE/s1600/Hurricanes-and-Aerosols-Simulation-video-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="653" data-original-width="1078" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAN1cwXgxWc6MGgxrZM7rZg9IMGVv1VsQVO4RqKRlqaRnmuqUhl2BaP1dE8JLlBypbebTsZtTYxJUFV90OoDeJDvcOiuVHhQi4HsGMhcg-UuTABo2kONVwhHqZ3Qt3StOJg_6u2POWQlE/s400/Hurricanes-and-Aerosols-Simulation-video-1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Tracking the aerosols carried on the winds let scientists see the currents in our atmosphere.">Monitorare gli aerosol trasportati dai venti permette agli scienziati di osservare le correnti atmosferiche. </span><span title="This visualization follows sea salt, dust, and smoke from July 31 to November 1, 2017, to reveal how these particles are transported across the map.
">Il video e l'immagine che ho pubblicato mostrano una ricostruzione dell'itinerario del sale marino, della polvere e del fumo avvenuto dal 31 luglio
al 1° novembre del 2017. Il primo dettaglio che si nota</span><span title="The first thing that is noticeable is how far the particles can travel."> è rappresentato dalla lunga percorrenza delle particelle di aerosol. </span><span title="Smoke from fires in the Pacific Northwest gets caught in a weather pattern and pulled all the way across the US and over to Europe.">Il fumo degli incendi visibile nel Nord-Ovest del Pacifico viene catturato in un sistema meteorologico e trasportato fino all'Europa. </span><span title="Hurricanes form off the coast of Africa and travel across the Atlantic to make landfall in the United States.">Gli uragani si formano al largo della costa africana e attraversano l'Atlantico per poi scaricare la loro energia negli Stati Uniti. </span><span title="Dust from the Sahara is blown into the Gulf of Mexico.">La polvere del Sahara viene trasportata nel Golfo del Messico. </span><span title="To understand the impacts of aerosols, scientists need to study the process as a global system.
">Per comprendere l'impatto degli aerosol, gli scienziati devono studiare il processo rappresentato come un Sistema Globale.</span><span title="The Global Modeling and Assimilation Office (GMAO) at NASA's Goddard Space Flight Center has developed the Goddard Earth Observing System (GEOS), a family of mathematical models."><a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/12772"> Il gruppo di studio del Global Modeling and Assimilation (GMAO) del Goddard Space Flight Center della NASA </a> ha sviluppato il <a href="https://gmao.gsfc.nasa.gov/">Goddard Earth Observing System (GEOS)</a>, un nuovo modello matematico realizzato per l'osservazione dei fenomeni atmosferici. </span><span title="Combined with data from NASA's Earth observing satellites, the supercomputer simulations enhance our scientific understanding of specific chemical, physical, and biological processes.
">Le simulazioni del supercomputer, </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Combined with data from NASA's Earth observing satellites, the supercomputer simulations enhance our scientific understanding of specific chemical, physical, and biological processes.
"><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Combined with data from NASA's Earth observing satellites, the supercomputer simulations enhance our scientific understanding of specific chemical, physical, and biological processes.
">combinate con i dati dei satelliti della
NASA,</span></span> migliorano la nostra comprensione
scientifica inerente a specifici processi chimici, fisici e biologici.</span><span title="During the 2017 hurricane season, the storms are visible because of the sea salt that is captured by the storms."> Durante
la stagione degli uragani del 2017, le tempeste sono state visibili a causa
del sale marino che veniva catturato dalle medesime. </span><span title="Strong winds at the surface lift the sea salt into the atmosphere and the particles are incorporated into the storm.">I venti intensi presenti in superficie hanno sollevato il sale marino nell'atmosfera inglobando le particelle all'interno della tempesta. </span><span title="Hurricane Irma is the first big storm that spawns off the coast of Africa.">L'uragano Irma è la prima grande tempesta che si é generata al largo delle coste dell'Africa. </span><span title="As the storm spins up, the Saharan dust is absorbed in cloud droplets and washed out of the storm as rain.">Mentre si elevava in quota, la polvere sahariana </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="As the storm spins up, the Saharan dust is absorbed in cloud droplets and washed out of the storm as rain."><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="As the storm spins up, the Saharan dust is absorbed in cloud droplets and washed out of the storm as rain.">veniva assorbita </span></span>dalle
goccioline delle nuvole e infine eliminata sotto forma di
pioggia. </span><span title="This process happens with most of the storms, except for Hurricane Ophelia.">Questo processo avviene con la maggior parte delle tempeste, ad eccezione dell'uragano Ophelia. </span><span title="Forming more northward than most storms, Ophelia traveled to the east picking up dust from the Sahara and smoke from large fires in Portugal.">Formatosi
più a nord come la maggior parte delle tempeste, Ofelia viaggiò verso est
raccogliendo polvere dal Sahara e dai grandi incendi del
Portogallo. </span><span title="Retaining its tropical storm state farther northward than any system in the Atlantic, Ophelia carried the smoke and dust into Ireland and the UK.
">Mantenendo il suo stato di tempesta tropicale più a nord di qualsiasi
altro sistema nell'Atlantico, Ofelia trasportò il fumo e la polvere in
Irlanda e nel Regno Unito.</span><span title="Computer simulations using the GEOS models allow scientists to see how different processes fit together and evolve as a system."> Le
simulazioni al computer che utilizzano i modelli <b>GEOS</b> consentono agli
scienziati di vedere come i diversi processi si adattano e si evolvono
come un sistema. </span><span title="By using mathematical models to represent nature we can separate the system into component parts and better understand the underlying physics of each.
">Utilizzando modelli matematici per rappresentare i processi atmosferici, possiamo
separare il sistema in varie sezioni e comprenderne meglio le leggi fisiche che li governano. </span></span><br />
<h4>
Autori:</h4>
<div class="row">
<div class="col-sm-7 col-xs-12">
<a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/search.cgi?person=1069"><b>Matthew R. Radcliff</b></a> (USRA): Lead Producer<br />
<a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/search.cgi?person=1197"><b>Aaron E. Lepsch</b></a> (ADNET Systems, Inc.): Technical Support<br />
<a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/search.cgi?person=491"><b>William Putman</b></a> (NASA/GSFC): Lead Scientist<br />
<a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/search.cgi?person=2334"><b>Anton S. Darmenov</b></a> (NASA/GSFC): Scientist<br />
<a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/search.cgi?person=1146"><b>Ellen T. Gray</b></a> (ADNET Systems, Inc.): Narrator</div>
<div class="col-sm-5 col-xs-12 credit-info">
<b>Pe questo articolo citare il:</b><br />
NASA's Goddard Space Flight Center
</div>
</div>
<b>Link abbreviato:</b><br />
http://svs.gsfc.nasa.gov/12772
<br />
<b><span class="short_text" id="result_box" lang="it"><span class="">Questo articolo fa parte di queste serie:</span></span></b><br />
<a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/search.cgi?series=40">GEOS-DAS</a>
<br />
<a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/search.cgi?series=57">Hurricanes</a>
<br />
<a href="https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/search.cgi?series=216">Narrated Movies</a></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-33964408705870427012017-11-15T15:08:00.001+01:002017-12-20T09:45:50.912+01:00La fauna del mare interno Cretacico <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik3WziYYeZJ2TcbSpNW2aNnyrlYfeuW6uu0aD1FVUlboT1uZ5hOyU06Yc28zE1x_S4415NJMHWYUNBdVC9cCOMWGrO6sqoiWv4IzD3RCBbPtZLAdoUYpZ_58QY05HWrdP9y6lBW5fJBS0/s1600/23593499_10155199664025172_4751765458525088645_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="837" data-original-width="1600" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik3WziYYeZJ2TcbSpNW2aNnyrlYfeuW6uu0aD1FVUlboT1uZ5hOyU06Yc28zE1x_S4415NJMHWYUNBdVC9cCOMWGrO6sqoiWv4IzD3RCBbPtZLAdoUYpZ_58QY05HWrdP9y6lBW5fJBS0/s400/23593499_10155199664025172_4751765458525088645_o.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le rocce sedimentarie dimostrano che il Canale accoglieva un mare caldo e tropicale, infatti sono state rinvenute anche diverse alghe calcaree.</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCIbbNjx6BNPyHyaJcbACwr6nNoYax3L3wmEzODUkWT_Qk72O_Ctthsqiq8p3bnA3_shm5tpBtogB0ySkd-cEhh4RYuxt_Cmnh7DqnyXWXwMY6ASCsBgKEGuPWlic-BtDNvpOZ4qYUL0w/s1600/23550074_10155199664020172_5544259238910398122_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="837" data-original-width="1600" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCIbbNjx6BNPyHyaJcbACwr6nNoYax3L3wmEzODUkWT_Qk72O_Ctthsqiq8p3bnA3_shm5tpBtogB0ySkd-cEhh4RYuxt_Cmnh7DqnyXWXwMY6ASCsBgKEGuPWlic-BtDNvpOZ4qYUL0w/s400/23550074_10155199664020172_5544259238910398122_o.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La fauna marina, che visse durante il Cretaceo, nel canale interno occidentale. </td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdc-sCJgBGmBui46zHSxkkzwI62ZtOzpMm2g7jmnK40UyYANC1gQgcDpZBPW6n0HnK9LL5InoxRVoo_r-_4tQk98qyiivAnTdXu2WNLd87zxW4YLI79YvfI1ESdsTR4N8A9VNIjwfcFFo/s1600/23456373_10155199664015172_6894115524429392080_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="837" data-original-width="1600" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdc-sCJgBGmBui46zHSxkkzwI62ZtOzpMm2g7jmnK40UyYANC1gQgcDpZBPW6n0HnK9LL5InoxRVoo_r-_4tQk98qyiivAnTdXu2WNLd87zxW4YLI79YvfI1ESdsTR4N8A9VNIjwfcFFo/s400/23456373_10155199664015172_6894115524429392080_o.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Carta geologica del Cretaceo realizzata da <a href="https://deeptimemaps.com/western-interior-seaway-thumbnails/">Ron Blakey</a>. </td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span class="">Durante il Cretaceo, il canale interno occidentale divideva l'America settentrionale in due grandi porzioni di isole continentali.</span> <span class="">Il
mare di Niobrara era caldo e poco profondo, circa 800 metri, copriva 1,7 milioni di
chilometri quadrati di pianura costiera, compresa l'attuale provincia di
Alberta, circa 74 milioni di anni fa.</span> Il mare interno occidentale ospitava rettili marini come </span><span class="" id="result_box" lang="it"> i predatori all'apice <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Mosasauridae" title="Mosasauridae">mosasauridi</a>, che potevano raggiungere anche i 17 metri di lunghezza, i plesiosauri, pesci ossei come lo </span><span class="" id="result_box" lang="it"><i><a class="mw-redirect" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Xiphactinus" title="Xiphactinus">Xiphactinus</a></i> lungo 5 metri, squali e</span><span class="" id="result_box" lang="it"> <a class="mw-redirect" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Invertebrati" title="Invertebrati">invertebrati</a> come i molluschi cefalopodi, ammoniti e belemniti. Nel cielo volavano uccelli come l'</span><span class="" id="result_box" lang="it"><i><a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Hesperornis" title="Hesperornis">Hesperornis</a></i> e l'</span><span class="" id="result_box" lang="it"><i><a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Ichthyornis" title="Ichthyornis">Ichthyornis</a>, </i>e grandi pterosauri come il </span><span class="" id="result_box" lang="it"><i><a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Nyctosaurus" title="Nyctosaurus">Nyctosaurus</a></i> e lo <i><a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Pteranodon" title="Pteranodon">Pteranodon</a></i>. Tuttavia, questo canale interno<span class=""> scomparve circa 72 milioni di anni fa, </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span class="">in quanto si innalzò il fondale sabbioso a causa delle </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span class=""><span class="st">spinte delle placche tettoniche</span>, lasciando uno
spesso strato di depositi marini noti come la <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Bearpaw_Formation">Formazione di Bearpaw.</a></span> Riferimento: <a href="http://www.tyrrellmuseum.com/">Royal Tyrrell Museum. </a></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-64558929930908140442017-11-07T09:25:00.000+01:002017-11-08T10:05:56.470+01:00Tredici istituti di ricerca americani attribuiscono all'uomo la causa del surriscaldamento globale degli ultimi 140 anni<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYpY_y2Gwb7xkFZQuqZp3iqsQiD7PGCR3QGs5YxnCuExRra0w_HbLXhsCT7cR-QF7I3OJuE2r498KwCAT5cQ_PsJBk9QKilUo7KFgbl_E6CBi16PjyTPwejdM_ELSwhfcMwm9ZlurpndM/s1600/figure3_3.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1069" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYpY_y2Gwb7xkFZQuqZp3iqsQiD7PGCR3QGs5YxnCuExRra0w_HbLXhsCT7cR-QF7I3OJuE2r498KwCAT5cQ_PsJBk9QKilUo7KFgbl_E6CBi16PjyTPwejdM_ELSwhfcMwm9ZlurpndM/s400/figure3_3.png" width="266" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Raffronto eseguito con misurazioni strumentali dal 1880 tra forzanti climatici naturali e antropici, da <a href="https://science2017.globalchange.gov/chapter/3/">Canty et al., (2013)</a>. </td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdHwNzaX-v-QGN76xzDA_P38k-igqao4uKXHWfK8tNshmLjGGF_6nwbppg_zsxiocPqkQdITo-X8uo-f87pZIo40SWYzY80t9YNkZcvB5dLZIyRbVp2MWPkN4IV9lewf8LHrbeT1j54Eg/s1600/climate-change-global-annual-average-temperature-increases-f01.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="313" data-original-width="800" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdHwNzaX-v-QGN76xzDA_P38k-igqao4uKXHWfK8tNshmLjGGF_6nwbppg_zsxiocPqkQdITo-X8uo-f87pZIo40SWYzY80t9YNkZcvB5dLZIyRbVp2MWPkN4IV9lewf8LHrbeT1j54Eg/s640/climate-change-global-annual-average-temperature-increases-f01.png" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Il 3 Novembre del 2017 <span class="" id="result_box" lang="it"><span title="oday scientists released a new report that details how climate change is affecting weather and climate across the United States and how future changes in climate could play out across the country.
">un gruppo di scienziati ha rilasciato una nuova relazione che
spiega come i cambiamenti climatici stiano influenzando il clima
negli Stati Uniti e quali saranno i futuri scenari. Lo studio del <a href="https://science2017.globalchange.gov/">Climate Science Special Report (CSSR)</a> afferma: </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><i><span title="“It is extremely likely that human influence has been the dominant cause of the observed warming since the mid-20th century.”
">"È estremamente probabile che l'influenza umana sia stata la causa
dominante del riscaldamento riscontrato dalla metà del XX secolo".</span><span title="“It is extremely likely that human influence has been the dominant cause of the observed warming since the mid-20th century,” the report concludes."> Conclude la relazione. </span></i><span title="“For the warming over the last century, there is no convincing alternative explanation supported by the extent of the observational evidence.”
"><i>"Per il riscaldamento del secolo scorso, non esiste una spiegazione
alternativa convincente sostenuta dalla portata delle prove
osservazionali". </i></span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="“For the warming over the last century, there is no convincing alternative explanation supported by the extent of the observational evidence.”
"><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="And the observational evidence is manifold.">E le prove osservazionali dell'origine antropica sono molteplici. </span><span title="Thousands of studies outlined in the report document rising surface, atmospheric, and oceanic temperatures;">Migliaia di studi esposti nel documento dimostrano che stanno aumentando le temperature superficiali, atmosferiche e oceaniche; </span><span title="melting glaciers;">i ghiacciai si fondono; </span><span title="diminishing snow cover;">si sta riducendo la copertura della neve; </span><span title="shrinking sea ice;"> l'estensione del ghiaccio marino; </span><span title="rising sea levels;">aumenta il livello del mare; </span><span title="ocean acidification;">l'acidificazione dell'Oceano; </span><span title="and increasing intensity and frequency of rainfall, hurricanes, heat waves, wildfires, and drought."> aumentano l'intensità e la frequenza delle piogge, degli uragani, delle ondate di calore, degli incendi e della siccità. </span><span title="The report meticulously outlines how these effects can be largely traced back to human activities and associated emissions of radiatively important gases and particles.
">La relazione descrive meticolosamente come questi effetti possano
essere ricondotti in larga misura alle attività umane e alle relative
emissioni di gas ad effetto serra. </span></span></span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="For example, without major reductions in emissions, the increase in annual average global temperature relative to preindustrial times could reach 9°F (5°C) or more by the end of this century.">Ad
esempio, senza grandi riduzioni delle emissioni, l'aumento della
temperatura media annua globale, rispetto ai tempi preindustriali,
potrebbe raggiungere i 5 °C o più entro la fine di questo secolo. </span><span title="Although emission rates have slowed as economic growth is becoming less carbon intensive, this slowing trend is not yet at a rate that would limit global average temperature change to 3.6°F (2°C) above preindustrial levels by century’s end.
">Nonostante vi sia stato un rallentamento nei valori delle emissioni, questa tendenza al rallentamento
non limiterebbe il cambiamento della
temperatura media globale a 2 °C, rispetto ai livelli
preindustriali, entro la fine del secolo. </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Although emission rates have slowed as economic growth is becoming less carbon intensive, this slowing trend is not yet at a rate that would limit global average temperature change to 3.6°F (2°C) above preindustrial levels by century’s end.
"><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="The National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) is the lead administrative agency for the current report.">La <a href="http://www.noaa.gov/">National Oceanic and Atmospheric Administration </a> è la principale agenzia amministrativa che ha collaborato alla stesura del nuovo studio. </span><span title="Other agencies involved include NASA and the Department of Energy;">Altre agenzie coinvolte includono la <a href="https://www.nasa.gov/">National Aeronautics and Space Administration</a> e il <a href="http://www.iea.org/">Dipartimento per l'Energia</a>; </span><span title="representatives from national laboratories, universities, and the private sector also helped write the report.
">insieme ai rappresentanti dei laboratori nazionali, delle università e del settore privato hanno</span><span title="The report underwent several drafts and multiple reviews, including one by the public, and expert reviews by the 13 USGCRP agencies and the National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine.">. Riferimento: </span></span></span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Although emission rates have slowed as economic growth is becoming less carbon intensive, this slowing trend is not yet at a rate that would limit global average temperature change to 3.6°F (2°C) above preindustrial levels by century’s end.
"><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="The report underwent several drafts and multiple reviews, including one by the public, and expert reviews by the 13 USGCRP agencies and the National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine."><span class="st"> <b><i>Eos</i>: <i>Earth & Space Science News</i></b></span> <a href="https://eos.org/features/how-will-climate-change-affect-the-united-states-in-decades-to-come">How Will Climate Change Affect the United States in Decades to Come? </a></span></span></span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-56235903682467495542017-11-03T15:20:00.003+01:002017-11-05T09:10:55.119+01:00Osservata la correlazione tra l'espansione dei fondali oceanici e gli eventi sismici<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://www.ngdc.noaa.gov/mgg/image/etopo1_large.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="783" data-original-width="800" height="313" src="https://www.ngdc.noaa.gov/mgg/image/etopo1_large.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Topografia del fondale oceanico della <a href="https://www.ngdc.noaa.gov/mgg/global/">NOAA.</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span class="" id="result_box" lang="it">Noi sappiamo che l<span title="Volcanic activity causes the seafloor to spread along oceanic ridges, forming new areas of crust and mantle.">'attività
vulcanica provoca l'estensione del fondale marino lungo le dorsali
oceaniche, formando nuove porzioni di crosta e di mantello. </span><span title="After being generated, this new oceanic lithosphere cools down and contracts by up to 3% of its own volume.">La nuova litosfera oceanica si contrae del 3% quando si solidifica. </span><span title="This contraction can trigger oceanic earthquakes.
">Questa riduzione della massa litosferica può causare terremoti sottomarini.</span><span title="The basic mechanics of tectonic plates—the massive, constantly shifting puzzle pieces that make up the Earth’s surface—are fairly well understood."> La
meccanica di base relativa ai movimenti delle placche tettoniche risulta attualmente abbastanza ben compresa. </span><span title="However, scientists cannot accurately predict how much the oceanic lithosphere will contract horizontally during the process described above.
">Tuttavia, gli scienziati non sono in grado di prevedere ancora con precisione
di quanto si possa contrarre orizzontalmente la litosfera oceanica durante questo processo. Gli scienziati giapponesi</span><span title="Sasajima and Ito studied this thermal contraction by examining stress released by oceanic earthquakes over the past 55 years in newly formed sections of oceanic lithosphere (approximately 5–15 million years old)."><a href="https://eos.org/research-spotlights/seafloor-activity-sheds-light-on-plate-tectonics"> Sasajima e Ito</a>, hanno studiato questa contrazione termica esaminando gli effetti dell'energia rilasciata </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Sasajima and Ito studied this thermal contraction by examining stress released by oceanic earthquakes over the past 55 years in newly formed sections of oceanic lithosphere (approximately 5–15 million years old)."><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Sasajima and Ito studied this thermal contraction by examining stress released by oceanic earthquakes over the past 55 years in newly formed sections of oceanic lithosphere (approximately 5–15 million years old).">dai terremoti nelle sezioni di
litosfera oceanica (circa 5-15 milioni di anni),</span></span> negli ultimi 55 anni. </span><span title="They also simulated this activity using mathematical models.
">Essi hanno anche simulato questa attività utilizzando alcuni modelli matematici.</span><span title="The team found a distinct difference in two components of the released stress: one parallel to the ridge and another perpendicular to the ridge (i.e., in the seafloor spreading direction)."> Il
gruppo ha trovato una differenza distinta in due componenti dello
stress rilasciato: una parallela alla dorsale e un'altra perpendicolare
al crinale (cioè nella direzione di estensione del fondale marino). </span><span title="Namely, the ridge-parallel components experienced 6 times as much extensional stress release, whereas the spreading components endured 8 times as much compressional stress release.
">In pratica, la dorsale oceanica é stata sottoposta ad un
rilascio di stress estensivo maggiore di sei volte, mentre il fondale ha
resistito per ben otto volte all'intensità della spinta compressiva.</span><span title="In their numerical simulation, the researchers found that young oceanic lithosphere hardly ever contracts in the ridge-parallel direction."> Nella
loro simulazione numerica, i ricercatori hanno scoperto che la litosfera oceanica recente, raramente si contrae nella direzione parallela alla dorsale</span><span title="At most, it would do so only a quarter of the times that it would contract in the spreading direction.">. </span><span title="They concluded that because the layer of mantle underneath the lithosphere (the asthenosphere) is weak (low viscosity) and also because oceanic ridges are relatively weak, the young oceanic lithosphere is able to contract more freely in the spreading direction.">Il gruppo ha
concluso che, <i>lo strato del mantello posto sotto la litosfera, conosciuto come astenosfera, quindi a bassa viscosità, é meno resistente perché anche le dorsali
oceaniche sono relativamente deboli, quindi, la nuova litosfera oceanica è in
grado di espandersi più liberamente.</i></span></span></div>
<div id="gt-form-c" style="text-align: justify;">
<form action="/" enctype="application/x-www-form-urlencoded" id="gt-form" method="post" name="text_form">
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<span class="gt-ft-text"></span><br /></div>
</div>
</div>
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</div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-71638662146290531802017-11-02T14:44:00.000+01:002017-11-02T20:51:49.976+01:00La curva di Keeling<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.trbimg.com/img-57b8c207/turbine/sdut-charles-david-keeling-curve-carbon-dioxide-climate-2016jul01" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.trbimg.com/img-57b8c207/turbine/sdut-charles-david-keeling-curve-carbon-dioxide-climate-2016jul01" data-original-height="588" data-original-width="800" height="235" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto estratta dal <a href="http://www.sandiegouniontribune.com/news/sdut-charles-david-keeling-curve-carbon-dioxide-climate-2016jul01-story.html">The San Diego Union-Tribune. </a></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/rEbE5fcnFVs/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/rEbE5fcnFVs?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span class="" id="result_box" lang="it">Questo grafico ormai diventato un riferimento per tutti gli scienziati che lavorano nel settore della climatologia, mostra il lavoro del geochimico <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Charles_David_Keeling">Charles David Keeling</a> riassunto in un minuto. </span><span class="" id="result_box" lang="it"> La <a href="https://scripps.ucsd.edu/programs/keelingcurve/">curva di Keeling</a>, </span><span class="" id="result_box" lang="it"><span class="" id="result_box" lang="it">che realizzò nel 1958 presso i laboratori del Mauna Loa, venne </span>diffusa e gestita dall'Istituto <a href="https://scripps.ucsd.edu/">Scripps Oceanography</a> presso l'<a href="http://www.berkeley.edu/">Università della California</a> per misurare la
concentrazione dell'anidride carbonica della troposfera. <span class="">Animazione della Killer Infographics.</span></span>Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-64273083901152574022017-10-30T15:13:00.001+01:002017-10-30T15:22:55.700+01:00Spettacolare tramonto osservato il 29 ottobre nel cielo dal Nord Italia<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFODX3UdQW5s-wFRA2giYY38rHvXo5nVBYj6sW6BkBUBJNR5lNEy_yw8MyEv9RY1IF42x4gG8_FucZSC1YxOsVJj8bX-EKCJNfB38dn5Jq4Cvaw-npmW_qfV0WuQWb5p43jHdxSM8SIB8/s1600/23117067_10212319711942040_2342140408974161835_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="980" data-original-width="1440" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFODX3UdQW5s-wFRA2giYY38rHvXo5nVBYj6sW6BkBUBJNR5lNEy_yw8MyEv9RY1IF42x4gG8_FucZSC1YxOsVJj8bX-EKCJNfB38dn5Jq4Cvaw-npmW_qfV0WuQWb5p43jHdxSM8SIB8/s400/23117067_10212319711942040_2342140408974161835_o.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption">Jeff da Settimo Milanese. </span></span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwXHTPIaiRY1OW-zcKntl81YUZDTyXBSBZktkdF8b7JWOg8hlWL43X-cSVcqJH-ISqsvr0ziQs8LTaKbEiU1qurh88jRqnLoYEV1ZoZ8ibFBE1-UCR1lC9ATKm2RYfp5WaTCA_ttxOCUA/s1600/Foto+di+Omar+Zanni+da+Nibionno..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1068" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwXHTPIaiRY1OW-zcKntl81YUZDTyXBSBZktkdF8b7JWOg8hlWL43X-cSVcqJH-ISqsvr0ziQs8LTaKbEiU1qurh88jRqnLoYEV1ZoZ8ibFBE1-UCR1lC9ATKm2RYfp5WaTCA_ttxOCUA/s400/Foto+di+Omar+Zanni+da+Nibionno..jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto di Omar Zanni da Nibionno.</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisxVcZpdDc7k8amILFnj1e64bkEpyDlyr8tRd4XQB8s91jeO7DhDxlhYZwBk6s6iglO_mI-uFzPiGBdedFeIw6LzldF8avHQGU711xFGVrGg9loQDmrowH3AhCIYMD3wKD3egTKGzeofM/s1600/Foto+di+Giovanni+Taurino+scattata+da+Malpensa..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisxVcZpdDc7k8amILFnj1e64bkEpyDlyr8tRd4XQB8s91jeO7DhDxlhYZwBk6s6iglO_mI-uFzPiGBdedFeIw6LzldF8avHQGU711xFGVrGg9loQDmrowH3AhCIYMD3wKD3egTKGzeofM/s400/Foto+di+Giovanni+Taurino+scattata+da+Malpensa..jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto di Giovanni Taurino scattata da Malpensa. <br />
<br /></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkl1im-aEKuX_139xlgdrLjbhFBpLCjw6E_nH3s-lzFKwIot6h6CJhUkJ1qwxu8Ts4rxysaFD0ddsCv3l_vzIj7sD9qnbGVRaFLOPV999iqWghlg9WTyIBjHcTcMGGD_NVhDGrXEFZ8JM/s1600/Foto+di+Carla+Capone.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1079" data-original-width="1440" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkl1im-aEKuX_139xlgdrLjbhFBpLCjw6E_nH3s-lzFKwIot6h6CJhUkJ1qwxu8Ts4rxysaFD0ddsCv3l_vzIj7sD9qnbGVRaFLOPV999iqWghlg9WTyIBjHcTcMGGD_NVhDGrXEFZ8JM/s400/Foto+di+Carla+Capone.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto di Carla Capone.</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUcq8tOKrZPOVDx-078ES73F9dx_QDE3HI-yDS4j8FF8TP5CggkTkG7vh5HgmBh_2s5Ep1i6ErgoQx9FrLzTrPixrUCkTNXMqViTfjSwJ7Q-vzjnc6GHcaE1WZt5Ig4OvosBfiBn97y5Y/s1600/Fabrizio+Sgheiz+da+Cernobbio..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="747" data-original-width="1328" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUcq8tOKrZPOVDx-078ES73F9dx_QDE3HI-yDS4j8FF8TP5CggkTkG7vh5HgmBh_2s5Ep1i6ErgoQx9FrLzTrPixrUCkTNXMqViTfjSwJ7Q-vzjnc6GHcaE1WZt5Ig4OvosBfiBn97y5Y/s400/Fabrizio+Sgheiz+da+Cernobbio..jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fabrizio Sgheiz da Cernobbio. </td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Inquinamento e/o scie chimiche? NO, spiega al Corriere della Sera
Maurizio Mugeri, Fisico dell'Atmosfera presso l'Università di Milano.
"Erano nubi troppo alte che stazionavano verso il limiti della
stratosfera e l’inquinamento in questa caso non è la causa del loro
effetto spettacolare. Si è creata una condizione particolare dovuta alla
diffusione del vapore acqueo – precisa Maugeri – per cui la luce del
sole al tramonto attrav<span class="text_exposed_show">ersando i
cristallini produceva colori e disegni straordinari simili alle nubi
lenticolari che però in genere si presentano separate. L’inquinamento
agisce a livelli più bassi e poi negli ultimi giorni una ventilazione
discreta sulla Val Padana ha abbassato i livelli inquinanti, quindi non
può generare conseguenze simili". Il fisico ambientale Flavio Galbiati
ha spiegato che si tratta di un evento unico. La luce che cambia colore
al tramonto è causata dalla radiazione solare che attraversando una
maggiore distanza nell' atmosfera viene diffusa e scomposta, prevalendo in
questo caso, la sua componente arancione, gialla e rossa. “Non è escluso che, il
vento potrebbe aver distribuito le polveri e il fumo degli incendi,
contribuendo ad evidenziare la colorazione. L’inquinamento, invece, non
c’entra nulla poiché i gas, una volta dispersi, restano a bassa quota".
Per chi volesse approfondire: <a data-ft="{"tn":"-U"}" data-lynx-mode="async" data-lynx-uri="https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fgeoscienze.blogspot.it%2Fsearch%3Fq%3Dnubi%2Blenticolari&h=ATNQWrTDzakbMqSUEKzQhZHpNgwUJUw4amsuOSuJgXlq9Q2ufDqyY47s9JmRO1lfFyQ34dMy676dZ7ExcMTLbi8bEtXwYh0v3X5M3B8ZUdgBr5pmpFZN8gK8O-qxFWAzwW-roFl75PthuWOmXa1HZVF_XZGfLypKDWU2ceYgnhzhjlW7ujnoCRO2ELu5-J8dkfxgcKebFk3urNLUr7cIf92b4A7MyKAHUDHiAl8dUASXfp-n3hcx1Pzq5YzdcsMljFZs6smqSZkp2jfAdf92HiNog8mgOlPYlmk_JMTDXj0" href="http://geoscienze.blogspot.it/search?q=nubi+lenticolari" rel="nofollow" target="_blank">http://geoscienze.blogspot.it/search?q=nubi+lenticolari</a></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-54684792482734962922017-10-27T09:27:00.001+02:002017-10-27T13:37:31.220+02:00Siamo figli delle Stelle, da dove provengono gli elementi di cui siamo composti?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://apod.nasa.gov/apod/image/1710/Nucleosynthesis2_WikipediaCmglee_2000.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="800" height="200" src="https://apod.nasa.gov/apod/image/1710/Nucleosynthesis2_WikipediaCmglee_2000.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/5C2mLKYM6fI/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/5C2mLKYM6fI?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span class="" id="result_box" lang="it"><span class="">L'idrogeno presente nel tuo corpo in ogni molecola d'acqua proviene dal Big Bang.</span> <span class="">Non esistono altre fonti di idrogeno apprezzabili nell'Universo.</span> <span class="">Il carbonio di cui é composto il tuo corpo proviene dalla fusione nucleare avvenuta all'interno delle Stelle, così come l'ossigeno.</span> <span class="">Gran parte del ferro che é nel tuo corpo proviene da una esplosione stellare verificatasi molto tempo fa a una distanza per noi inimmaginabile, come mostra sopra il video della NASA.</span> <span class="">L'oro
dei vostri gioielli proviene probabilmente dalle collisioni tra le stelle di neutroni che potrebbero essere state visibili come degli scatti a raggi
gamma di breve durata o come degli eventi gravitazionali.</span> <span class="">Elementi
come il fosforo e il rame sono presenti nei nostri corpi in piccole
quantità ma sono essenziali per il corretto funzionamento della nostra vita.</span> <span class="">La
tabella periodica in esame è stata codificata con i colori per indicare la migliore
ipotesi sull'origine nucleare dell'umanità con riferimento a tutti gli elementi noti.</span> <span class="">L'origine nucleare di alcuni elementi, come il rame, é ancora sconosciuta e risulta quindi in oggetto di studio tramite la ricerca osservazionale e
computazionale. Tabella e spiegazione pubblicata sul sito <a href="https://apod.nasa.gov/apod/ap171024.html">APOD della NASA</a>, gentilmente concessa dal Professore di Fisica che insegna Astrofisica e Astronomia presso la <a href="http://www.mtu.edu/physics/department/faculty/nemiroff/">Michigan Tech</a> <b>Robert J. Reminoff</b>, e da <a href="https://apod.nasa.gov/htmltest/jbonnell/www/bonnell.html">Jerry T. Bonnel</a>, Astrofisico che lavora presso il </span></span><a href="https://www.nasa.gov/goddard">NASA/Goddard Space Flight Center. </a></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-40019195466030983102017-10-20T14:16:00.000+02:002017-10-22T20:43:51.693+02:00E' nebbia o smog, l'alone grigio bluastro che si vede sopra la Pianura Padana?<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWtOVuJZMZf5KH6FXqqdF0BJQvSrW1bfuMp41yNk9BqfcIvH0OLFk5NdzXEIOJja0aj9KMUWg17bOtOEl8msmt6Dw5NVVk41kP22yKiXUGhs0E7FoltTChPDIxypC5A8RcQaIH3ncG7es/s1600/22519823_2105045026188173_5428797310748476216_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1065" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWtOVuJZMZf5KH6FXqqdF0BJQvSrW1bfuMp41yNk9BqfcIvH0OLFk5NdzXEIOJja0aj9KMUWg17bOtOEl8msmt6Dw5NVVk41kP22yKiXUGhs0E7FoltTChPDIxypC5A8RcQaIH3ncG7es/s400/22519823_2105045026188173_5428797310748476216_o.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto <a href="https://www.flickr.com/photos/astro_paolo/23920197398/">scattata</a> da Paolo Nespoli il 18 Ottobre del 2017, Lo smog é visibile in quasi tutta la Pianura Padana, l'alone bianco nel Nord Est é nebbia. Sul sito della <a href="https://worldview.earthdata.nasa.gov/?p=geographic&l=VIIRS_SNPP_CorrectedReflectance_TrueColor(hidden),MODIS_Aqua_CorrectedReflectance_TrueColor(hidden),MODIS_Terra_CorrectedReflectance_TrueColor,MODIS_Terra_Aerosol,Reference_Labels(hidden),Reference_Features(hidden),Coastlines&t=2017-10-18&z=3&v=5.930178397628767,42.68713469395381,19.430178397628765,49.12072844395381&e=true">NASA Overview</a> é possibile osservare le rilevazioni degli aerosol effettuate dai Satelliti.</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://eoimages.gsfc.nasa.gov/images/imagerecords/84000/84701/iss041e104533_lrg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="265" src="https://eoimages.gsfc.nasa.gov/images/imagerecords/84000/84701/iss041e104533_lrg.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="On October 30, 2014, European Space Agency astronaut Alexander Gerst tweeted a few photographs of a gray substance hovering over the Po Valley in northern Italy."> Alexander Gerst dell'Agenzia Spaziale Europea ha scattato </span></span><br />
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="On October 30, 2014, European Space Agency astronaut Alexander Gerst tweeted a few photographs of a gray substance hovering over the Po Valley in northern Italy."><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="On October 30, 2014, European Space Agency astronaut Alexander Gerst tweeted a few photographs of a gray substance hovering over the Po Valley in northern Italy.">Il 30 ottobre 2014 questa foto quando era a bordo della ISS. </span></span></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Fog is type of low-lying cloud mostly comprised of suspended water droplets, and it usually appears white in natural-color satellite images."><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="NASA Earth Observatory took Gerst’s fog or smog question to Rudolf Husar, a Washington University atmospheric scientist who has been researching air pollution for more than 40 years.">Gli scienziati della <a href="https://earthobservatory.nasa.gov/">NASA Earth Observatory</a> hanno posto la domanda allo scienziato specializzato nelle scienze atmosferiche <b>Rudolf
Husar</b>, che lavora presso la Washington University e studia l'inquinamento atmosferico da oltre 40 anni.</span></span> La
nebbia staziona nella troposfera inferiore, ed é formata quasi completamente da gocce
d'acqua sospese nell'aria, di solito appare bianca nelle immagini a colori
naturali. </span><span title="Industrial smog usually forms in cool, humid environments, and it contains large numbers of tiny aerosol particles that make it appear gray.">Lo
smog industriale si forma in ambienti freschi e umidi e contiene un
gran numero di particelle di aerosol che lo rendono grigio. </span><span title="Note that industrial smog—sometimes called sulfurous or black smog—is distinct from photochemical smog, which typically develops in warmer conditions in the summer.">Da notare che lo smog industriale, a volte chiamato zolfo o smog nero, è
distinto dallo <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Inquinamento_fotochimico">smog fotochimico</a>, che si sviluppa tipicamente in condizioni
più calde quindi durante l'estate. </span><span title="”It’s probably most accurate to say it is a combination of both,” Husar said."><i>"Probabilmente è più preciso dire che sia una combinazione di entrambi"</i>, ha affermato Husar. </span><i><span title="“The thick haze over the Po River Valley during the cold season arises from the combined effects of manmade air pollution and naturally occurring fog.">"L'area oscura che si osserva sulla valle del fiume Po durante la stagione fredda,
deriva dagli effetti combinati dell'inquinamento atmosferico e della
nebbia che si verificano naturalmente. </span><span title="In this case, the bluish haze is likely made up of solid or liquid residue left behind when fog droplets evaporated.">In
questo caso, l'oscurità bluastra è probabilmente costituita dai residui
solidi o liquidi che permangono quando le gocce di nebbia
evaporano. </span></i><span title="So what the astronauts saw as bluish haze during the day would have looked like a patch of white fog at night and early morning.”
"><i>Quindi ciò che gli astronauti hanno visto come foschia bluastra
durante il giorno appariva in effetti come una macchia di nebbia bianca durante
la notte e la prima mattina".</i></span><span title="With the highest population density in Italy, the Po Valley produces ample amounts of gaseous pollutants from vehicles, coal-fired power plants, factories, agricultural fires, and other human activities."> Quindi, la valle del Po, avendo un'elvata densità di popolazione, produce
abbondanti quantità di inquinanti gassosi e particellari dai veicoli, dalle centrali
termoelettriche alimentate a carbone, dalle fabbriche, dagli incendi agricoli e da altre attività
umane. </span><span title="At the same time, fog often forms in the valley in fall and winter when temperature inversions trap cool, moist (and sometimes polluted) air near the surface.
">Allo stesso tempo, la nebbia spesso si forma nella valle in autunno e in
inverno quando le inversioni di temperatura intrappolano l'aria fredda,
umida (e talvolta inquinata) in prossimità della superficie.</span><span title="“When fog forms, sulfur oxides, nitrogen oxides, and other polluting gases are taken up or ‘scavenged’ by fog water droplets."> </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="“When fog forms, sulfur oxides, nitrogen oxides, and other polluting gases are taken up or ‘scavenged’ by fog water droplets."><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Once absorbed into the droplets, the gases oxidize more rapidly than they otherwise would, becoming sulfates, nitrates, and other types of aerosol particles,” explained Husar."> Husar</span></span> ha afferma anche che: <i>"Quando si forma la nebbia, gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto e gli altri gas
inquinanti vengono prelevati dalle gocce d'acqua della nebbia stessa. </i></span><i><span title="Once absorbed into the droplets, the gases oxidize more rapidly than they otherwise would, becoming sulfates, nitrates, and other types of aerosol particles,” explained Husar.">Una
volta assorbiti nelle gocce, i gas si ossidano più rapidamente". </span><span title="“What the fog and humidity does is accelerate the process of converting gaseous pollutants into haze-causing aerosols.”
">"Concludendo, la nebbia e l'umidità accelerano il processo di
conversione degli inquinanti gassosi in aerosol che provocano a loro volta la foschia". </span></i><span title="“What the fog and humidity does is accelerate the process of converting gaseous pollutants into haze-causing aerosols.”
"><b>Bibliografia: </b></span></span><br />
<ul class="references">
<li>Encyclopedia of Earth (2009, June 9) <a href="http://www.eoearth.org/view/article/156058/">Smog.</a> Accessed November 10, 2014.</li>
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<li>Giulianelli, L. <cite>et al,</cite> (2014, December) <a href="http://dx.doi.org/10.1016/j.atmosenv.2014.08.080">Fog occurrence and chemical composition in the Po valley over the last twenty years.</a> <cite>Atmospheric Environment.</cite> 98, 394-401.</li>
</ul>
<span class="" id="result_box" lang="it"><i><span title="“What the fog and humidity does is accelerate the process of converting gaseous pollutants into haze-causing aerosols.”
"> </span></i></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-9409303411695560532017-10-17T14:35:00.001+02:002017-10-20T16:23:59.241+02:00Airglow o luminescenza notturna<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOHJsgXvgbxLhJgbE0uKn9zF2aNuQGWb9wNTCNuIXfmaH8XbbiVD-5MOiHlT7L1ZMGzAghvX-oPEmQU4WW4foQB-JjfI1nRdtA8tjv2mzCS9NIKp30VU_M-UPHfg9TFgB6cS3Z1u-TziNw/s1600/1edit11.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOHJsgXvgbxLhJgbE0uKn9zF2aNuQGWb9wNTCNuIXfmaH8XbbiVD-5MOiHlT7L1ZMGzAghvX-oPEmQU4WW4foQB-JjfI1nRdtA8tjv2mzCS9NIKp30VU_M-UPHfg9TFgB6cS3Z1u-TziNw/s1600/1edit11.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto prelvata dal sito http://auroranightglow.blogspot.it/ </td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/b94PaWIeG9Q/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/b94PaWIeG9Q?feature=player_embedded" width="320"></iframe><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/zymQQP4B21Q/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/zymQQP4B21Q?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Quando la radiazione ultravioletta e i raggi cosmici
collidono sulla termosfera tra gli 80 e i 100 Km di altitudine,
le molecole e gli atomi che la compongono, in prevalenza azoto 78% e
ossigeno 21% circa, si ionizzano, quindi si dividono per poi
ricombinarsi emettendo un fascio di luce che avvolge l'atmosfera
terrestre, conosciuto in inglese come airglow o luminescenza notturna. Fonti: <a href="http://www.atoptics.co.uk/highsky/airglow2.htm">Atmospheric Optics</a>, <a href="https://www.nasa.gov/image-feature/goddard/2016/upper-atmospheric-airglow">Upper Atmospheric Airglow - NASA. </a> Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-86261215346413304742017-08-11T14:41:00.003+02:002017-08-11T21:01:01.794+02:00L'uso delle onde sismiche per lo studio delle aree cratoniche<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.gfz-potsdam.de/typo3temp/pics/Fig_1_Dharwar_Craton_kleiner_01_065f52d897.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.gfz-potsdam.de/typo3temp/pics/Fig_1_Dharwar_Craton_kleiner_01_065f52d897.jpg" data-original-height="800" data-original-width="692" height="400" width="345" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La carta geologica realizzata dall'Istituto di Geofisica di <a href="http://www.gfz-potsdam.de/en/section/chemistry-and-physics-of-earth-materials/projects/dharwar-craton/">Postdam</a> mostra il cratone dell'Archeano localizzato nel sud dell'India. </td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Continents have tolerated billions of years of tectonic stresses and disfigurement, yet they continue to survive.">I continenti hanno tollerato miliardi di anni di sollecitazioni tettoniche e di deformazioni, ciononostante, esistono ancora oggi, </span><span title="Compared with their oceanic counterpart, where a sinking demise is an almost certainty, continents and their internal cores, or cratons, are much thicker (>175 km), older (>2 billion years), colder, and more buoyant.">a differenza della litosfera oceanica che a causa della subduzione ha un'età massima di 200 Ma. I continenti e i loro nuclei interni, o cratoni, sono molto più
spessi (> 175 km), e più antichi (> 2 miliardi di anni), più freddi
e più dinamici. </span><span title="However, their basic attributes, such as size and shape, are a still a matter of debate because of large uncertainties in deceivingly straightforward, but entirely complicated, measurements.">Tuttavia, le caratteristiche fondamentali, come la dimensione e la forma, sono
ancora dibattute a causa delle grandi incertezze riscontrate nelle
misurazioni che risultano ingannevolmente dirette, per cui nel complesso appaiono complicate. </span><span title="Continental cratons are rigid bodies composed of both crust and mantle, and their thickness was thought to be related to temperature and extend to depths of 250 to 350 km.">I
cratoni continentali sono dei corpi rigidi composti da crosta e mantello,
il loro spessore è stato ritenuto correlato alla temperatura e si
estende fino a profondità che variano da 250 a 350 km. </span><span title="On page 580 of this issue, Tharimena et al.">Nella pagina 580 di questo numero pubblicato su <i>Science</i>, </span><span title="(1) use reflections of seismic waves within the cratons to constrain their thickness globally."><a href="http://science.sciencemag.org/content/357/6351/580">Tharimena et al. (2017)</a>, gli scienziati hanno utilizzato la tecnica della <a href="http://www.siripro.it/dipgeopa.asp?structure=education&where=sismica&cap=2&lang=it">sismica a riflessione</a> all'interno di tutti i cratoni terrestri per rilevarne lo spessore. </span><span title="The strength of the reflections suggests that the base of the cratonic plate is defined by a partial melt of carbon-laced silicate mantle, not temperature.">L'intensità osservata, suggerisce che, la base della placca cratonica, è
definita da una fusione parziale del mantello composto da silicati e
non dalla temperatura. <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK5g5V020aKbjvh6WS-9ZE9hENsYBfevxFihJzwRnZdz9q36tuADzdFXSMlgL5Vvtmiq6n5CZ8lZLyKp7QiiIGq_1mmiF-Vr195bIs9k-g84GyONgjo3n1hV1CBfT9370-KBIsVJMGV8Q/s1600/p.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="217" data-original-width="383" height="361" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK5g5V020aKbjvh6WS-9ZE9hENsYBfevxFihJzwRnZdz9q36tuADzdFXSMlgL5Vvtmiq6n5CZ8lZLyKp7QiiIGq_1mmiF-Vr195bIs9k-g84GyONgjo3n1hV1CBfT9370-KBIsVJMGV8Q/s640/p.png" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sezione dell'inteno della Terra, da <span class="" id="result_box" lang="it"><span title="(1) use reflections of seismic waves within the cratons to constrain their thickness globally."><a href="http://science.sciencemag.org/content/357/6351/549">Tharimena et al. (2017)</a>.</span></span></td></tr>
</tbody></table>
</span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-62648113217264697442017-08-09T14:39:00.002+02:002017-08-10T15:24:18.429+02:00Gas a effetto serra come innesco primario per tre delle cinque principali crisi biotiche del Fanerozoico<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1g1z4oMo7-7zDcNzsL2lE2EzPeXAym43amg88GH0IjVeKGOYAUrk-nns3iITBUo-iu0BOWDVPk1I2l9L6dCL5Hr5Im6ShAdtN1wKIkPWtxmuu2SH44qES66ENBzp6bHsG_vcCaW8pqNE/s1600/41467_2017_83_Fig3_HTML.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1282" data-original-width="675" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1g1z4oMo7-7zDcNzsL2lE2EzPeXAym43amg88GH0IjVeKGOYAUrk-nns3iITBUo-iu0BOWDVPk1I2l9L6dCL5Hr5Im6ShAdtN1wKIkPWtxmuu2SH44qES66ENBzp6bHsG_vcCaW8pqNE/s640/41467_2017_83_Fig3_HTML.jpg" width="336" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Serie temporale che mostra la posizione e l'evoluzione dei Trappi siberiani: <b>A)</b> Identificazione del bacino <b>B) </b>Fase iniziale di risalita magmatica <b>C) </b>Fase secondaria con riscaldamento diffuso e rilascio di gas a effetto serra (CO2, CH4) durante il contatto con le rocce metamorfiche <b>D) </b>Riduzione delle emissioni dei gas e aumento dei filoni costituiti da intrusioni che si ramificano da una massa magmatica e si diffondono nelle rocce circostanti in modo orizzontale. <b>E) </b>Declino ulterione delle emissioni dei gas e persistenza dei filoni.</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgasa2UGCpBJjZzy-8_tjkZR4EnQvG8NakjEE-aveGi6ezx6l5oXgYnHSCFkuAlibmj_v2ABFecxwn69DtlUMvxsXVkaN6y8Q011hh-mwp1WtH1P3gAB-FQTZ1IStbtOw_sCaJCR5UT6Z4/s1600/41467_2017_83_Fig1_HTML.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="675" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgasa2UGCpBJjZzy-8_tjkZR4EnQvG8NakjEE-aveGi6ezx6l5oXgYnHSCFkuAlibmj_v2ABFecxwn69DtlUMvxsXVkaN6y8Q011hh-mwp1WtH1P3gAB-FQTZ1IStbtOw_sCaJCR5UT6Z4/s400/41467_2017_83_Fig1_HTML.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'immagine mostra la duranta temporale delle crisi biotiche in relazione alla durata delle emissioni delle <span class="st">Large <i>Igneous Provinces</i> (LIPs) </span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Mass extinction events are short-lived and characterized by catastrophic biosphere collapse and subsequent reorganization.">Le estinzione di massa sono state caratterizzate da
un crollo catastrofico della biosfera con una successiva riorganizzazione.
</span><span title="Their abrupt nature necessitates a similarly short-lived trigger, and large igneous province magmatism is often implicated.">La loro natura brusca necessita di un innesco simile e di breve durata, in cui spesso é implicato il magmatismo delle province magmatiche (LIP). </span><span title="However, large igneous provinces are long-lived compared to mass extinctions.">Tuttavia, l'attività delle grandi province ignee ha una durata maggiore rispetto alle estinzioni di massa. </span><span title="Therefore, if large igneous provinces are an effective trigger, a subinterval of magmatism must be responsible for driving deleterious environmental effects.">Pertanto,
se le grandi province ignee rappresentano un innesco efficace, per poter arrecare danni all'ambiente deve sussistere</span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Therefore, if large igneous provinces are an effective trigger, a subinterval of magmatism must be responsible for driving deleterious environmental effects."><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Therefore, if large igneous provinces are an effective trigger, a subinterval of magmatism must be responsible for driving deleterious environmental effects."> un
subintervallo di magmatismo</span></span>. </span><span title="The onset of Earth’s most severe extinction, the end-Permian, coincided with an abrupt change in the emplacement style of the contemporaneous Siberian Traps large igneous province, from dominantly flood lavas to sill intrusions.">L'inizio
della più grave estinzione della Terra avvenuta al termine del Permiano, coincide
con un cambiamento repentino della posizione della grande
provincia ignea delle trappole siberiane contemporanee, dalle inondazioni alle intrusioni. Questo studio,<a href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9"> S. D. Burgess et al., (2017)</a>, </span><span title="Here we identify the initial emplacement pulse of laterally extensive sills as the critical deadly interval.">identifica come innesco dell'estinzione,</span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Here we identify the initial emplacement pulse of laterally extensive sills as the critical deadly interval."> l'aumento dei filoni costituiti dalle intrusioni che si ramificarono e si diffusero nelle rocce circostanti in modo
orizzontale <b>FIG 1(D)</b>. </span><span title="Heat from these sills exposed untapped volatile-fertile sediments to contact metamorphism, likely liberating the massive greenhouse gas volumes needed to drive extinction.">Il
calore emesso da queste sabbie, espose i sedimenti fossili volatili e inattivi
liberando ingenti volumi di gas a effetto serra necessari per indurre
l'estinzione. </span><span title="These observations suggest that large igneous provinces characterized by sill complexes are more likely to trigger catastrophic global environmental change than their flood basalt- and/or dike-dominated counterparts.">Queste
osservazioni suggeriscono che le grandi province ignee formate
da sabbia sono più suscettibili nell'innescare catastrofi
e cambiamenti ambientali globali rispetto alle rocce basaltiche. </span><span title="Large igneous province (LIP) magmatism1 and related greenhouse gas emissions are implicated as the primary trigger for three of the five major Phanerozoic biotic crises, of which the end-Permian event was the most biologically severe, marking a critical inflection point in the evolutionary trajectory">Il
magmatismo delle (LIP) e le relative emissioni
dei gas a effetto serra hanno determinato l'innesco principale per tre
delle cinque principali crisi biotiche di Fanerozoico, di cui, l'evento nel Permiano rappresenta la più grave crisi biotica mai avvenuta, che caratterizzò l'evoluzione </span><span title="of life on Earth2,3,4.">della vita sulla Terra </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="of life on Earth2,3,4."><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:2" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR2" id="ref-link-section-d59980e437" title="Kidder, D. L. & Worsley, T. R. Phanerozoic large igneous provinces (LIPs), HEATT (Haline Euxinic Acidic Thermal Transgression) episodes, and mass extinctions. Palaeogeogr. Palaeoclimatol. Palaeoecol.
295, 162–191 (2010).">2</a>,<a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:3" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR3" id="ref-link-section-d59980e437_1" title="Ernst, R. E. & Youbi, N. How large igneous provinces affect global climate, sometimes cause mass extinctions, and represent natural markers in the geological record. Palaeogeogr. Palaeoclimatol. Palaeoecol.
478, 30–52 (2017).">3</a>,<a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:4" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR4" id="ref-link-section-d59980e440" title="Burgess, S. D. & Bowring, S. A. High-precision geochronology confirms voluminous magmatism before, during, and after Earth’s most severe extinction. Sci. Adv.
1, e1500470 (2015).">4</a></sup>. </span><span title="Although other triggers for the end-Permian event have been proposed5, a causal connection between Siberian Traps LIP magmatism and this mass extinction is favored.">Sebbene
siano state proposte altre cause per l'estinzione finale di Permiano </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Although other triggers for the end-Permian event have been proposed5, a causal connection between Siberian Traps LIP magmatism and this mass extinction is favored."><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:5" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR5" id="ref-link-section-d59980e444" title="Becker, L. et al. Impact event at the Permian-Triassic boundary: evidence from extraterrestrial noble gases in fullerenes. Science
291, 1530–1533 (2001).">5</a></sup>, la teoria della connessione causale tra il magmatismo delle LIP dei Trappi Siberiani e questa estinzione di massa detiene un ampio consenso. </span><span title="This causal connection is supported by evidence for a striking temporal coincidence between the two phenomena4, 6,7,8, rapid introduction of isotopically light carbon into the marine system8, 9, an abrupt increase in global sea surface temperature (~ 10°C)">Questa
connessione causale tra i due fenomeni è sostenuta da prove con una coincidenza temporale
impressionante </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="This causal connection is supported by evidence for a striking temporal coincidence between the two phenomena4, 6,7,8, rapid introduction of isotopically light carbon into the marine system8, 9, an abrupt increase in global sea surface temperature (~ 10°C)"><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:4" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR4" id="ref-link-section-d59980e448" title="Burgess, S. D. & Bowring, S. A. High-precision geochronology confirms voluminous magmatism before, during, and after Earth’s most severe extinction. Sci. Adv.
1, e1500470 (2015).">4</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:6" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR6" id="ref-link-section-d59980e451" title="Kamo et al. Rapid eruption of Siberian food-volcanic rocks and evidence for coincidence with the Permian-Triassic boundary and mass extinction at 251 Ma. Earth Planet. Sci. Lett.
214, 75–91 (2003).">6</a>,<a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:7" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR7" id="ref-link-section-d59980e451_1" title="Reichow et al. The timing and extent of the eruption of the Siberian Traps large igneous province: implications for the end-Permian environmental crisis. Earth Planet. Sci. Lett.
277, 9–20 (2009).">7</a>,<a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:8" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR8" id="ref-link-section-d59980e454" title="Burgess, S. D., Bowring, S. A. & Shen, S.-Z. High-precision timeline for Earth’s most severe extinction. Proc. Natl Acad. Sci.
111, 3316–3321 (2014).">8</a></sup>, caratterizzata da una rapida introduzione degli isotopi di
carbonio nel sistema marino </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="This causal connection is supported by evidence for a striking temporal coincidence between the two phenomena4, 6,7,8, rapid introduction of isotopically light carbon into the marine system8, 9, an abrupt increase in global sea surface temperature (~ 10°C)"><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:8" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR8" id="ref-link-section-d59980e458" title="Burgess, S. D., Bowring, S. A. & Shen, S.-Z. High-precision timeline for Earth’s most severe extinction. Proc. Natl Acad. Sci.
111, 3316–3321 (2014).">8</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:9" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR9" id="ref-link-section-d59980e461" title="Payne, J. L. Large perturbations of the carbon cycle during recovery from the end-permian extinction. Science
305, 506–509 (2004).">9</a> </sup>e da un brusco aumento
della temperatura globale del mare di circa 10 °C </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="10, and the physiological selectivity of marine extinction patterns11."><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:10" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR10" id="ref-link-section-d59980e466" title="Sun, Y. et al. Lethally hot temperatures during the early triassic greenhouse. Science
338, 366–370 (2012).">10</a></sup>. </span><span title="These lines of evidence point unequivocally toward a massive, short-lived input of greenhouse gasses (eg, CO2, CH4) to the atmosphere, which is thought to have been generated in sufficient quantity either by contact metamorphism of crustal sediments during Siberian Traps LIP magma">Queste evidenze indicano inequivocabilmente un impatto massiccio, di
breve durata, dei gas ad effetto serra (ad esempio, CO2, CH4) nell'atmosfera, che si pensa sia stato generato dal metamorfismo dei sedimenti crostali, verificatosi durante la diffusione del magma </span><span title="emplacement12, 13 or during LIP plume-related melting at the base of the lithosphere14.
">delle LIP </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="emplacement12, 13 or during LIP plume-related melting at the base of the lithosphere14.
"><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:12" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR12" id="ref-link-section-d59980e480" title="Svensen, H. et al. Siberian gas venting and the end-Permian environmental crisis. Earth Planet. Sci. Lett.
277, 490–500 (2009).">12</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:13" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR13" id="ref-link-section-d59980e483" title="Jones, M. T., Jerram, D. A., Svensen, H. H. & Grove, C. The effects of large igneous provinces on the global carbon and sulphur cycles. Palaeogeogr. Palaeoclimatol. Palaeoecol.
441, 4–21 (2016).">13</a></sup>, oppure durante la fusione verificatasi alla base della litosfera</span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="emplacement12, 13 or during LIP plume-related melting at the base of the lithosphere14.
"><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:14" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR14" id="ref-link-section-d59980e487" title="Sobolev, S. V. et al. Linking mantle plumes, large igneous provinces and environmental catastrophes. Nature
477, 312–316 (2011).">14</a></sup> .</span><span title="Three issues complicate the proposed causal linkages between mass extinction and LIP magmatism."> Tuttavia, ci sono tre problemi che complicano i legami causali proposti tra l'estinzione di massa e il magmatismo delle LIP. </span><span title="The first is a significant disparity in the timescales over which LIP magmatism and mass extinction occur;">La prima è una disparità significativa nei tempi in cui si verificò il magmatismo delle LIP e l'estinzione di massa; </span><span title="magmatism lasts on the order of 1–5 Myr, with multi-pulsed examples lasting up to 50 Myr1, whereas mass extinction happens on the order of <100 kyr4, 8, 15,16,17,18 (Fig. 1).">Il
magmatismo durò tra i 500 Ka e 1 Ma, con esempi multipli che durano
fino a 50 Myr <b>(Fig. 1)</b> (Karoo-Ferrar), mentre l'estinzione di massa avvenne all'ordine di
<100 Ka </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="magmatism lasts on the order of 1–5 Myr, with multi-pulsed examples lasting up to 50 Myr1, whereas mass extinction happens on the order of <100 kyr4, 8, 15,16,17,18 (Fig. 1)."><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:4" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR4" id="ref-link-section-d59980e498" title="Burgess, S. D. & Bowring, S. A. High-precision geochronology confirms voluminous magmatism before, during, and after Earth’s most severe extinction. Sci. Adv.
1, e1500470 (2015).">4</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:8" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR8" id="ref-link-section-d59980e501" title="Burgess, S. D., Bowring, S. A. & Shen, S.-Z. High-precision timeline for Earth’s most severe extinction. Proc. Natl Acad. Sci.
111, 3316–3321 (2014).">8</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:15" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR15" id="ref-link-section-d59980e504" title="Burgess, S. D., Bowring, S. A., Fleming, T. H. & Elliot, D. H. High-precision geochronology links the Ferrar large igneous province with early-Jurassic ocean anoxia and biotic crisis. Earth Planet. Sci. Lett.
415, 90–99 (2015).">15</a>,<a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:16" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR16" id="ref-link-section-d59980e504_1" title="Renne, P. R. et al. Time scales of critical events around the cretaceous-paleogene boundary. Science
339, 684–687 (2013).">16</a>,<a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:17" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR17" id="ref-link-section-d59980e504_2" title="Blackburn, T. J. et al. Zircon U-Pb geochronology links the end-triassic extinction with the central atlantic magmatic province. Science
340, 941–945 (2013).">17</a>,<a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:18" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR18" id="ref-link-section-d59980e507" title="Wu, H. et al. Time-calibrated Milankovitch cycles for the late Permian. Nat. Commun.
4, 2452 (2013).">18</a></sup> (<b>Fig. 1</b>). </span><span title="The second is the relative timing of LIP emplacement and mass extinction.">La seconda è la collocazone temporale relativa all'ubicazione gografica dele LIP e all'estinzione di massa. </span><span title="Rather than both events coinciding at onset, in some cases, LIP emplacement began hundreds of thousands of years prior to mass extinction, with little to no discernable negative feedback in the biosphere during voluminous eruptions4, 15, 19. Third, not all LIP events are">In alcuni casi, la formazione delle LIP ebbe inizio centinaia di migliaia di anni prima
dell'estinzione di massa, con scarse risposte negative percepibili nella
biosfera durante le voluminose eruzioni </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Rather than both events coinciding at onset, in some cases, LIP emplacement began hundreds of thousands of years prior to mass extinction, with little to no discernable negative feedback in the biosphere during voluminous eruptions4, 15, 19. Third, not all LIP events are"><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:4" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR4" id="ref-link-section-d59980e514" title="Burgess, S. D. & Bowring, S. A. High-precision geochronology confirms voluminous magmatism before, during, and after Earth’s most severe extinction. Sci. Adv.
1, e1500470 (2015).">4</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:15" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR15" id="ref-link-section-d59980e517" title="Burgess, S. D., Bowring, S. A., Fleming, T. H. & Elliot, D. H. High-precision geochronology links the Ferrar large igneous province with early-Jurassic ocean anoxia and biotic crisis. Earth Planet. Sci. Lett.
415, 90–99 (2015).">15</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:19" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR19" id="ref-link-section-d59980e520" title="Schoene, B. et al. U-Pb geochronology of the Deccan Traps and relation to the end-Cretaceous mass extinction. Science
347, 182–184 (2015).">19</a></sup>. In terzo luogo, non
tutti gli eventi delle LIP sono </span><span title="associated with marked environmental change20, 21. Given that LIPs are composed of multiple igneous components (eg, pyroclastic rocks, lavas, dikes, and sills), which are often emplaced at different times and over varying intervals, one must critically assess which aliquant of">associati
a un cambiamento climatico significativo </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="associated with marked environmental change20, 21. Given that LIPs are composed of multiple igneous components (eg, pyroclastic rocks, lavas, dikes, and sills), which are often emplaced at different times and over varying intervals, one must critically assess which aliquant of"><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:20" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR20" id="ref-link-section-d59980e524" title="Stothers, R. B. Flood basalts and extinction events. Geophys. Res. Lett.
20, 1399–1402 (1993).">20</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:21" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR21" id="ref-link-section-d59980e527" title="Bond and Grasby. On the causes of mass extinction. Palaeogeogr. Palaeoclimatol. Palaeoecol.
478, 3–39 (2017).">21</a></sup>. Dato che le LIP sono
composte da componenti ignei multipli (ad es. Rocce piroclastiche), spesso collocati in tempi diversi e su intervalli
variabili, in cui è necessario valutare criticamente l'aliquota del</span><span title="the total magmatic volume, if any, drove biosphere collapse?"> volume magmatico totale. </span><span title="And further, what trait of this aliquant distinguishes it from the remaining magmatic volume?">Inoltre, quale tratto di questa porzione lo distingue dal volume magmatico rimanente? </span><span title="The responsible volume must be demonstrably emplaced immediately prior to and possibly during the mass extinction, and must have the capacity to trigger massive greenhouse gas release.">Il
volume responsabile deve essere dimostrato immediatamente prima e
possibilmente durante l'estinzione di massa e deve avere la capacità di
innescare un massiccio rilascio dei gas a effetto serra. </span><span title="Recent geochronology on Siberian Traps LIP magmatism and the end-Permian extinction4, 8 has highlighted a distinct temporal association between these two phenomena, but without uniquely identifying the specific extinction-triggering magma volume.">La
geocronologia recente sulle trappole siberiane, il magmatismo delle LIP e
l'estinzione del fine Permiano hanno evidenziato un'associazione temporale
distinta tra questi due fenomeni, ma senza individuare in modo univoco e specifico il tasso di estinzione </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Recent geochronology on Siberian Traps LIP magmatism and the end-Permian extinction4, 8 has highlighted a distinct temporal association between these two phenomena, but without uniquely identifying the specific extinction-triggering magma volume."><sup><a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:4" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR4" id="ref-link-section-d59980e532" title="Burgess, S. D. & Bowring, S. A. High-precision geochronology confirms voluminous magmatism before, during, and after Earth’s most severe extinction. Sci. Adv.
1, e1500470 (2015).">4</a>, <a data-test="citation-ref" data-track-dest="link:8" data-track-source="reference-anchor" data-track="click" href="https://www.nature.com/articles/s41467-017-00083-9#ref-CR8" id="ref-link-section-d59980e535" title="Burgess, S. D., Bowring, S. A. & Shen, S.-Z. High-precision timeline for Earth’s most severe extinction. Proc. Natl Acad. Sci.
111, 3316–3321 (2014).">8</a></sup>. </span><span title="This temporal framework nonetheless permits a detailed evaluation of the purported causal connection between magmatism and extinction to determine which subinterval of Siberian Traps LIP magma, if any, induced the mass extinction, and why this particular magma was so deadly.">Questo
quadro temporale tuttavia consente una valutazione dettagliata della
relazione causale presunta tra il magmatismo e l'estinzione per determinare
quale subintervallo dei trappi siberiani ha indotto
l'estinzione di massa e perché questo particolare magma fosse così
mortale. </span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-21859081694188416332017-08-01T09:10:00.000+02:002017-08-02T09:10:58.882+02:00Negazionisti o scettici? Un'infografica non ha nessuna valenza scientifica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD6NvqLXOSmzTZvpMi_NPQ2xJDPghS1wKPDr1b3MqAWIVp0gT8bLTnpFU88C2KZfJm5j8uNAMrREzDfdnUpvqp_DkjX0lGa8YPsMqhC1pRfEbLJrrhyphenhyphenFpr1U0tKboMhDbVTCYiEH7xjIo/s1600/gtemps.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1154" data-original-width="1600" height="287" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD6NvqLXOSmzTZvpMi_NPQ2xJDPghS1wKPDr1b3MqAWIVp0gT8bLTnpFU88C2KZfJm5j8uNAMrREzDfdnUpvqp_DkjX0lGa8YPsMqhC1pRfEbLJrrhyphenhyphenFpr1U0tKboMhDbVTCYiEH7xjIo/s400/gtemps.jpg" width="400" /></a></div>
Nel Luglio del 2017, é stato pubblicato in un gruppo un articolo di climatologia dal titolo: <a href="http://www.longrangeweather.com/global_temperatures.htm">Global Temperature Trends From 2500 B.C. To 2040 A.D</a>. Inizialmente, sono stato attratto dalla grafica e dai colori, ma dopo qualche secondo ho capito che non aveva nessuna validità sotto il profilo scientifico. Ora, queste immagini, come tante altre, vengono utilizzate per dimostrare l'indimostrabile, alcuni confondono la scienza con la pseudoscienza. Questa infografica, e non grafico, é colma di errori grossolani:<span data-ft="{"tn":"K"}"><span class="UFICommentBody _1n4g"> 1) I due autori non hanno pubblicato nella
didascalia neanche un riferimento bibliografico, e già questo sarebbe
sufficiente per capire che non é attendibile. 2)
Nell'asse dell'ordinata non sono stati specificati i valori della
temperatura 3) Quando si ricostruisce l'andamento di un
forzante radiativo </span></span><span data-ft="{"tn":"K"}"><span class="UFICommentBody _1n4g"><span data-ft="{"tn":"K"}"><span class="UFICommentBody _1n4g">in un grafico</span></span>, in questo caso la t., l'oscillazione non é cosi lineare
e arrotondata come appare nella figura. 4) I due autori sono noti a
tutti nel settore della climatologia perché negano le cause antropiche
dell' AGW, 5) L'infografica vorrebbe dimostrare che le oscillazioni
della temperatura sono correlate a fenomeni naturali, questo é vero
prima delle attività umane ma non negli ultimi 130 anni <a href="https://pubs.giss.nasa.gov/">(pubblicazioni NASA GISS)</a>. 6) Attribuire
il riscaldamento degli Oceani all'attività vulcanica e affermare che la
CO2 é un inquinante mi fa pensare che gli autori non possiedano neanche un minimo di
nozioni di fisica di base. La causa del riscaldamento degli Oceani é ormai nota in letteratura, <a href="http://www.nature.com/nclimate/journal/v2/n7/full/nclimate1553.html?foxtrotcallback=true">Gleckler et al., (2012). </a><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_274R5hr6W3IBjCSyR_yOSFxhPgLj4z3cfYHruvT25VYN3O_TTvwJyHpFjXMONPuilZ6TK5L9gdooNrYBLMyoUQa2JWBfMDFDqKuRv4ywfAcYiMhpF9SrEtyFjpTSqFZj_JHM2Qw_xCo/s1600/1700YearsTemp_annotated_v1_610.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="407" data-original-width="610" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_274R5hr6W3IBjCSyR_yOSFxhPgLj4z3cfYHruvT25VYN3O_TTvwJyHpFjXMONPuilZ6TK5L9gdooNrYBLMyoUQa2JWBfMDFDqKuRv4ywfAcYiMhpF9SrEtyFjpTSqFZj_JHM2Qw_xCo/s400/1700YearsTemp_annotated_v1_610.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Questo invece é un grafico attendibile, infatti non é bello, ma questa é la scienza. Osservate come l'oscillazione temporale della t. risulti frastagliata. <span class="" id="result_box" lang="it"><span class="">Il grafico mostra le variazioni della temperatura degli ultimi 2000 anni rispetto alla media
del 1961-1990, basata su dati proxy (anelli degli alberi, carotaggi di
ghiaccio e coralli) e sui dati moderni rilevati dal termometro.</span> <span class="">Negli
ultimi due millenni, il clima si è riscaldato e raffreddato, ma non risultano precedenti episodi di riscaldamento così intensi
e rapidi come gli ultmi 130 anni.</span> <span class="">Questo grafico di Fiona Martin, della Sezione di Paleoclimatologia della <a href="https://www.climate.gov/news-features/climate-qa/whats-difference-between-global-warming-and-climate-change">NOAA, </a> é stato adattato dalla Figura 34.5 nella Conferenza Nazionale del Clima, sulla base dei dati dello studio di <a href="http://www.pnas.org/content/105/36/13252.abstract">Mann et al., (2008)</a>.</span></span></td></tr>
</tbody></table>
</span></span>Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-12085598800438331682017-07-31T14:00:00.000+02:002017-07-31T21:16:32.556+02:00Surriscaldamento globale e cambiamenti climatici amplificati nel Mar Mediterraneo<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2VVsPKvDwI-WtVuhg-z6ol013sAOS1mmCA5Bq7o48uzhYuXo27zASreGfVSQsOKJkPHwKwv1i_UR7OAYAppP9tcdum7MzZWUfzEZIOy7I7f4DE3j9L9ku3YoO5vX7w7zAvD-pVliJDIc/s1600/41598_2017_4455_Fig2_HTML.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="543" data-original-width="675" height="321" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2VVsPKvDwI-WtVuhg-z6ol013sAOS1mmCA5Bq7o48uzhYuXo27zASreGfVSQsOKJkPHwKwv1i_UR7OAYAppP9tcdum7MzZWUfzEZIOy7I7f4DE3j9L9ku3YoO5vX7w7zAvD-pVliJDIc/s400/41598_2017_4455_Fig2_HTML.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Osservazione della variazione di salinità effettuata nel Canale di Sicilia tra il 1992 e il 2017 a 400 metri di profondità. </td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_AahKMiVEnsXMYuyem87jRbn_UKEPF92-oOnkShUJXqEySI6hMEQVhyl_3VepnT_eSQ72sTIvT6ZxrnrqfxDDYU3-FKh9hbAYcj07pQmwe2cwO-nAJS5yMA0h4QaU-28EFCHB29L1EXg/s1600/41598_2017_4455_Fig1_HTML.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="675" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_AahKMiVEnsXMYuyem87jRbn_UKEPF92-oOnkShUJXqEySI6hMEQVhyl_3VepnT_eSQ72sTIvT6ZxrnrqfxDDYU3-FKh9hbAYcj07pQmwe2cwO-nAJS5yMA0h4QaU-28EFCHB29L1EXg/s400/41598_2017_4455_Fig1_HTML.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Nella figura <b>A </b>sono evidenziate le varie misurazioni della profondità: nell'area gialla l'acqua é più profonda, nella rossa è ad un livello intermedio. Le frecce indicano la direzione della circolazione, l'area arancio indica una maggiore salinità. </td></tr>
</tbody></table>
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="The Mediterranean Sea is a mid-latitude marginal sea, particularly responsive to climate change as reported by recent studies.">Il
Mar Mediterraneo è un mare geograficamente marginale di media latitudine particolarmente sensibile al cambiamento climatico, come é stato dimostrato da due recenti studi pubblicati su <i>Scientific Reports </i>a cui hanno partecipato anche<i> il <b>CNR-ISMAR, </b></i></span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="The Mediterranean Sea is a mid-latitude marginal sea, particularly responsive to climate change as reported by recent studies."><i><b>la National Oceanography Centre (Noc) di Southampton (Uk) e l'Institut
National des Sciences et Technologies de la Mer (Instm) di Salamboo
(Tunisia)</b>:</i> <a href="https://www.nature.com/articles/srep23009">Schroeder K. et al., (2015)</a>, <a href="https://www.nature.com/articles/s41598-017-04455-5">K. Schroeder et al., (2017)</a>. </span><span title="The Sicily Channel is a choke point separating the sea in two main basins, the Eastern Mediterranean Sea and the Western Mediterranean Sea.">Il
Canale di Sicilia è un punto di strozzatura che separa il mare in
due bacini principali: il Mediterraneo orientale, </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="The Sicily Channel is a choke point separating the sea in two main basins, the Eastern Mediterranean Sea and the Western Mediterranean Sea.">che ha un fondale frastagliato dominato dal sistema della dorsale Mediterranea, e il Mediterraneo
occidentale,</span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="The Sicily Channel is a choke point separating the sea in two main basins, the Eastern Mediterranean Sea and the Western Mediterranean Sea."> delimitato dal canale di Sicilia e caratterizzato da ampie piane abissali. </span><span title="Here, we report and analyse a long-term record (1993–2016) of the thermohaline properties of the Intermediate Water that crosses the Sicily Channel, showing increasing temperature and salinity trends much stronger than those observed at intermediate depths in the global ocean."> Nello studio del 2017, Schroeder e i colleghi hanno analizzato i dati a lungo termine </span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Here, we report and analyse a long-term record (1993–2016) of the thermohaline properties of the Intermediate Water that crosses the Sicily Channel, showing increasing temperature and salinity trends much stronger than those observed at intermediate depths in the global ocean."><span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Here, we report and analyse a long-term record (1993–2016) of the thermohaline properties of the Intermediate Water that crosses the Sicily Channel, showing increasing temperature and salinity trends much stronger than those observed at intermediate depths in the global ocean.">del canale
della Sicilia </span></span>(1993-2016), inerenti alle
proprietà termoaline dell'acqua situata ad una profondità intermedia. I ricercatori hanno scoperto che la tendenza é caratterizzata da un aumento di temperatura e di
salinità molto più intenso di quella osservato alle stesse profondità in tutti gli Oceani terrestri. Per ulteriori approfondimenti leggere il Comunicato Stampa del <a href="https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa/7611/mediterraneo-specchio-dei-cambiamenti-climatici">CNR.</a></span></span>Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1003738520285019739.post-45437485147299891892017-07-21T09:21:00.002+02:002017-07-26T21:10:19.744+02:00Analisi funzionale e biomeccanica della locomozione bipede del Tyrannosaurus rex<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDmQToDI5b1ZytvMKMQO7aEatg03TqLSepn1TSktjF2jPqXQwHI7-hVZGSW8ZvRaI-utnsN_IOuIBXdy7asMf0oHeVYLJj86Ia7SzLJ-dwm3OrB7q0iXV0Cj5PHG1iAlu5IK45X7pqmRI/s1600/fig-2-2x.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDmQToDI5b1ZytvMKMQO7aEatg03TqLSepn1TSktjF2jPqXQwHI7-hVZGSW8ZvRaI-utnsN_IOuIBXdy7asMf0oHeVYLJj86Ia7SzLJ-dwm3OrB7q0iXV0Cj5PHG1iAlu5IK45X7pqmRI/s400/fig-2-2x.jpg" width="400" /></a><iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/cq7vt7zGjHk/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/cq7vt7zGjHk?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/rC3tITZl-Bo/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/rC3tITZl-Bo?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span class="" id="result_box" lang="it"><span title="Tyrannosaurus rex is one of the largest bipedal animals to have ever evolved and as such it represents a useful model organism for understanding morpho-functional adaptations and constraints at multi-tonne body sizes (Brusatte et al., 2010)."><i><a href="https://peerj.com/articles/3420/">Sellers et al., (2017)</a></i> hanno descritto su PeerJ due studi sulla biomeccanica locomotoria del T. rex. Il Tyrannosaurus
rex è stato uno dei più grandi predatori terrestri bipedi che sia mai esistito, e in
quanto tale, rappresenta un modello biologico utile per la comprensione
degli adattamenti morfofunzionali e dei vincoli dovuti alle dimensioni del
corpo <i>(Brusatte et al., 2010)</i>. </span><span title="The running ability of T. rex and other similarly giant dinosaurs has been intensely debated in the literature (Bakker, 1986; Hutchinson & Garcia, 2002; Paul, 1998; Paul, 2008; Sellers & Manning, 2007) and features prominently in reconstructions of">La
capacità di correre del T. rex e di altri dinosauri di notevoli dimensioni è
stata fortemente discussa in letteratura <i>(Bakker, 1986; Hutchinson &
Garcia, 2002; Paul, 1998; Paul, 2008; Sellers & Manning, 2007)</i> come </span><span title="the lifestyles and carnivorous behaviours of large theropod dinosaurs (Bakker, 1986; Carbone, Turvey & Bielby, 2011; Farlow, 1994; Holtz Jr, 2008; Paul, 1998; Paul, 2008; Ruxton & Houston, 2003).">gli
stili di vita e i comportamenti dei grandi dinosauri teropodi
<i>(Bakker, 1986; Carbone, Turvey & Bielby, 2011; Farlow, 1994; Holtz
Jr; 2008; Paul; 1998; Paul; 2008; Ruxton & Houston, 2003)</i>. </span><span title="However, despite a century of research since Osborn’s (1916) work on tyrannosaur limb anatomy there remains no consensus on the most accurate maximum speeds for T. rex, or indeed whether or not its gigantic body size prohibited running completely.
">Tuttavia, nonostante un secolo di ricerca, dal lavoro di Osborn (1916)
sull'anatomia degli arti dei tirannosauri, non resta un consenso su una velocità massima più precisa per il T. rex.</span><span title="Some qualitative anatomical studies (Bakker, 1986; Paul, 1998; Paul, 2008), including some employing a degree of quantitative biomechanical methods (Paul, 1998), have proposed very fast running speeds (up to 20 ms−1) and an overall"> Studi anatomici <i>(Bakker, 1986; Paul, 1998; Paul, 2008), tra
cui alcuni che impiegano un certo grado di metodi quantitativi
biomeccanici (Paul, 1998)</i>, hanno proposto una velocità molto più elevata (fino a
20 ms-1) </span><span title="high degree of athleticism for large theropods like T. rex.">che corrisponde ad un alto livello atletico, nonostante la mole di questi teropodi. </span><span title="These studies cite the long and gracile limbs of T. rex as a key adaptive feature indicative of high relative (Christiansen, 1998) and absolute speeds (Bakker, 1986; Paul, 1998; Paul, 2008), along with possession of large tail-">Questi
studi citano gli arti lunghi e gracili del T. rex come una caratteristica
adattabile chiave che indica un solido rapporto <i>(Christiansen, 1998)</i> con queste
velocità assolute <i>(Bakker, 1986, Paul, 1998, Paul, 2008) </i></span><span title="based hip extensor musculature (Persons & Currie, 2011)."><i>(People & Currie, 2011).</i> </span><span title="In contrast, more direct and quantitative biomechanical approaches have favoured intermediate (Farlow, Smith & Robinson, 1995; Sellers & Manning, 2007) or much slower speeds for T. rex, with the latter including within their predictive range an inability to reach true running">Al
contrario, alcuni approcci biomeccanici più diretti e quantitativi hanno
favorito delle velocità intermedie <i>(Farlow, Smith & Robinson, 1995; Sellers &
Manning, 2007)</i> o velocità molto più ridotte per il T. rex,
includendo nella loro gamma predittiva un'incapacità di raggiungere la
vera corsa </span><span title="gaits (Gatesy, Baker & Hutchinson, 2009; Hutchinson, 2004b; Hutchinson & Garcia, 2002)."><i>(Gatesy, Baker & Hutchinson, 2009; Hutchinson, 2004b; Hutchinson & Garcia, 2002)</i>. </span><span title="Biomechanical approaches emphasize the well-known scaling principles (Biewener, 1989; Biewener, 1990) that animals of larger body mass have more restricted locomotor performance because muscle mass scales isometrically, but muscle force, relative speed of contraction and power scale with negative allometry (">Gli
approcci biomeccanici sottolineano i principi ben noti
<i>(Biewener, 1989, Biewener, 1990)</i> come quello classico che, maggiore é il peso minore sarà la velocità, </span><span title="Alexander, 1977; Alexander & Jayes, 1983; Marx, Olsson & Larsson, 2006; Medler, 2002).
"><i>Alexander, 1977; Alexander & Jayes, 1983; Marx, Olsson & Larsson, 2006; Medler, 2002).</i> </span><span title="Biomechanical models inherently incorporate anatomical characters (e.g., limb proportions) on which more traditional qualitative assessments are based, but also require quantitative definitions for soft tissue parameters associated with mass distribution and muscle properties.">I
modelli biomeccanici incorporano intrinsecamente caratteri anatomici
(ad esempio, proporzioni degli arti) su cui si basano valutazioni
qualitative più tradizionali, ma richiedono anche definizioni
quantitative per i parametri del tessuto molle associati alla
distribuzione di massa e alle proprietà muscolari. </span><span title="These soft tissue parameters are almost never preserved in dinosaur fossils and therefore need to be estimated indirectly.">Questi
parametri del tessuto molle non si sono quasi mai conservati nei fossili
di dinosauro e quindi devono essere stimati indirettamente. </span><span title="Typically, minimum and maximum bounds are placed on such parameters based on data from living animals (Hutchinson, 2004a; Hutchinson, 2004b; Hutchinson & Garcia, 2002) and/or additional computer models (Bates, Benson & Falkingham, 2012; Bates et al">In
genere i limiti minimi e massimi posti su tali parametri, sono stati ricavati in base
ai dati degli animali vivi <i>(Hutchinson, 2004a, Hutchinson, 2004b,
Hutchinson & Garcia, 2002)</i> e/o modelli di computer aggiuntivi
<i>(Bates, Benson e Falkingham, 2012; </i></span><span title="., 2010; Hutchinson et al., 2005; Sellers et al., 2013)."><i>Hutchinson et al., 2005; Sellers et al., 2013).</i> </span><span title="However, these approaches yield very broad ranges for soft tissue parameters in dinosaurs which translates directly into imprecise values for performance estimates like running speed (Bates et al., 2010).">Tuttavia,
questi approcci producono campi molto ampi per i parametri del tessuto
molle nei dinosauri che si traducono direttamente in valori imprecisi
per le stime delle prestazioni, come la velocità di esecuzione <i>(Bates et
al., 2010). </i></span><span title="Thus, while biomechanical approaches are more explicit and direct by their inclusion of all major anatomical and physiological factors determining running ability, their utility within palaeontology in general has been severely restricted by high levels of uncertainty associated with soft tissues.">Così,
mentre gli approcci biomeccanici sono più espliciti e diretti dalla
loro inclusione di tutti i principali fattori anatomici e fisiologici
che determinano la capacità di corsa, la loro utilità all'interno della
paleontologia in generale è stata gravemente limitata da elevati livelli
di incertezza associati ai tessuti molli. </span><span title="Consequently, estimates for T. rex running speed from biomechanical models range from 5 to 15 m/s (Gatesy, Baker & Hutchinson, 2009; Hutchinson, 2004b; Hutchinson & Garcia, 2002; Sellers & Manning, 2007).
">Di conseguenza, le stime per la velocità di marcia del T. rex ricavate dai modelli
biomeccanici variano da 5 a 15 m/s<i> (Gatesy, Baker & Hutchinson,
2009, Hutchinson, 2004b, Hutchinson & Garcia, 2002, Sellers &
Manning, 2007).</i></span><span title="One solution is to find information in the preserved skeletal morphology that can be used to reduce the predictive dependence of biomechanical models on soft tissue."> Una
soluzione sarebbe quella di trovare le informazioni in una morfologia scheletrica
conservata che potrebbe essere usata per ridurre la dipendenza predittiva dei
modelli biomeccanici sui tessuti molli. </span><span title="It has recently been suggested that bone loading can be used to improve the locomotor reconstruction of fossil vertebrates by excluding gaits that lead to overly high skeletal loads (Sellers et al., 2009).">È
stato recentemente suggerito che il carico osseo possa essere
utilizzato per migliorare la ricostruzione degli apparati locomotori dei vertebrati
fossili escludendo gli attacchi che portano a carichi scheletrici
eccessivamente elevati <i>(Sellers et al., 2009).</i> </span><span title="It is highly likely that in many cases the skeletons of cursorial vertebrates are optimised for locomotor performance such that the peak locomotor stresses are 25–50% of their failure strength, indicating a safety factor of between two and four (Biewener, 1990).">È
molto probabile che in molti casi gli scheletri dei vertebrati
si siano ottimizzati per le prestazioni locomotorie in modo tale che le
sollecitazioni di picco potessero raggiungere il 25-50% della loro limite, indicando un fattore di sicurezza tra due e quattro
<i>(Biewener, 1990)</i>. </span><span title="There are notable exceptions where long bones are considerably stronger than required (Brassey et al., 2013a) but in general this trade-off between body mass and load bearing ability appears to be a widespread anatomical adaptation that is found in invertebrates as well as vertebrates">Esistono
rare eccezioni in cui le ossa lunghe sono notevolmente più forti
di quelle richieste <i>(Brassey et al., 2013a)</i>, ma in generale questo
compromesso tra massa corporea e capacità portante sembra essere un
adattamento anatomico diffuso che si riscontra negli invertebrati e nei
vertebrati </span><span title="(Parle, Larmon & Taylor, 2016)."><i>(Parle, Larmon & Taylor, 2016).</i> </span><span title="Our previous simulations of theropod bipedal running (Sellers & Manning, 2007) did not directly consider the skeletal loading but these simulations do calculate the joint reaction forces and these can be used directly to estimate the bone loading using the beam mechanic methodology described (Brassey et">Le
nostre precedenti simulazioni di locomozione bipede dei teropodi <i>(Sellers
& Manning, 2007)</i>, non considerano direttamente il carico scheletrico,
ma calcolano le forze di reazione congiunte che
possono essere utilizzate direttamente per stimare il carico osseo
utilizzando la metodologia meccanica <i>(Brassey et </i></span><span title="al., 2013c)."><i>Al., 2013c)</i>. Tuttavia, lo studio conclude e dimostra che</span></span><span class="" id="result_box" lang="it"><span class="">, includere molteplici modalità fisiche migliora le ricostruzioni della biologia locomotoria
degli organismi antichi e suggerisce una migliore comprensione dei
vincoli meccanici connessi alle grandi dimensioni del corpo. Quindi, questo lavoro pubblicato su PeerJ, per poter essere convalidato appieno, dovrebbe essere confrontato con altri studi sperimentali effettuati sulle specie bipedi esistenti.</span></span></div>
Lai Riccardohttp://www.blogger.com/profile/04571914371543348062noreply@blogger.com0